6 gennaio 2018 - 13:11

Il Papa: i cristiani siano in cammino come i Magi, facendo il bene senza calcoli ai poveri, malati e stranieri

Nell’omelia della Messa solenne in San Pietro per l’Epifania, Francesco ha invitato a «mettersi in gioco, a abbandonare le certezze e il benessere per ritrovare davvero noi stessi»

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In tutti i presepi del mondo, oggi si mettono i Re Magi davanti alla Capanna con la mangiatoia: i tre misteriosi saggi e regnanti orientali hanno concluso il loro percorso di ricerca, iniziato la notte di Natale e guidato nel deserto dalla stella cometa, per arrivare a inginocchiarsi davanti al neonato Re dei re. E proprio il tema del cammino, dell’esplorazione spirituale è stato centrale nell’omelia in San Pietro di papa Francesco per la festa dell’Epifania: «Per trovare Gesù bisogna lasciare la paura di mettersi in gioco, l’appagamento di sentirsi arrivati, la pigrizia di non chiedere più nulla alla vita. Occorre rischiare, semplicemente per incontrare un Bambino. Ma ne vale immensamente la pena, perché trovando quel Bambino, scoprendo la sua tenerezza e il suo amore, ritroviamo noi stessi».

«Non abbiate paura di cambiare»

Ma mettersi in cammino non è facile, spiega il Papa: «Il Vangelo ce lo mostra attraverso i vari personaggi. C’è Erode, spaventato che la nascita di un re minacci il suo potere. Perciò manda altri a raccogliere informazioni; ma lui non si muove, sta chiuso nel suo palazzo. Anche tutta Gerusalemme ha paura delle novità di Dio. Preferisce che tutto resti come prima e nessuno ha il coraggio di andare. Più sottile è la tentazione dei sacerdoti e degli scribi, che conoscono il luogo esatto e lo segnalano a Erode, citando anche la profezia antica. Sanno, ma non fanno un passo verso Betlemme. Può essere la tentazione di chi è credente da tempo: si disquisisce di fede, come di qualcosa che si sa già, ma non ci si mette in gioco personalmente per il Signore. Si parla, ma non si prega; ci si lamenta, ma non si fa il bene. I Magi, invece, parlano poco e camminano molto. Pur ignari delle verità di fede, sono desiderosi e in cammino».

«Chi vuole fare fuori Gesù?»

Proprio questo, commenta il Papa, chiede Dio ai cristiani: «Fare il bene senza calcoli, anche se nessuno ce lo chiede, anche se non ci fa guadagnare nulla, anche se non ci fa piacere. Gesù, fattosi piccolo per noi, ci chiede di offrire qualcosa per i suoi fratelli più piccoli. Chi sono? Proprio quelli che non hanno da ricambiare, come il bisognoso, l’affamato, il forestiero, il carcerato, il povero. Offrire un dono gradito a Gesù è accudire un malato, dedicare tempo a una persona difficile, aiutare qualcuno che non ci suscita interesse, offrire il perdono a chi ci ha offeso». E aggiunge: «L’egoismo può indurre a considerare la venuta di Gesù nella propria vita come una minaccia. Allora si cerca di sopprimere o di far tacere il messaggio di Gesù. Quando si seguono le ambizioni umane, le prospettive più comode, le inclinazioni del male, Gesù viene avvertito come un ostacolo. Domandiamoci: ho paura di Gesù e allora vorrei farlo fuori?».

Gli auguri a copti e ortodossi

Al termine dell’Angelus in Piazza San Pietro papa Francesco ha ricordato che «alcune Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, celebrano in questi giorni il Natale del Signore. Ad esse rivolgo il mio augurio più cordiale questa gioiosa celebrazione sia fonte di nuovo vigore spirituale e di comunione tra tutti noi cristiani, che lo riconosciamo come Signore e Salvatore». Poi ha salutato il variopinto e affollato corteo storico-folcloristico «Viva la Befana» che da 33 anni promuove i valori dell’Epifania e che quest’anno è dedicato al territorio dei Monti Prenestini: «Desidero ricordare anche il corteo dei Magi che si svolge in numerose città della Polonia con larga partecipazione di famiglie e associazioni».

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