10 gennaio 2018 - 07:28

Pirozzi e la candidatura alla Regione, il centrodestra rischia

I sondaggi fin qui disponibili lo danno Pirozzi come l’unico in grado di battere Zingaretti: per Ipr Marketing viaggia al 40%, contro il 28% della Lombardi e il 27% di Zingaretti. Nel caso di un candidato «ufficiale» del centrodestra Pirozzi calerebbe al 20%

shadow

Se è vero che le ragioni dell’insuccesso risiedono spesso nel cedere alle abitudini, il centrodestra sembra avviato in queste ore verso scelte ad alto rischio. Se l’abbandono di Roberto Maroni della competizione in Lombardia ha creato un problema in una regione dove la concorrenza politica di Pd e M5S è relativamente debole, la scelta del candidato nel Lazio non ammette errori: di fronte ad un governatore autorevole come Nicola Zingaretti e con un apparato grillino che ha già dato prova di saper imporre anche candidati mediocri, Berlusconi, Salvini e Meloni si trovano a giocare la partita forse più delicata dell’intero scacchiere nazionale. Tanto più che, con l’election day, il rischio è duplice: non conquistare la Regione e perdere importanti collegi di Camera e Senato e, di conseguenza, la possibilità di ottenere la maggioranza in Parlamento per governare il Paese.

Al momento, un auto-candidato di centrodestra esiste: si chiama Sergio Pirozzi , è sindaco di Amatrice e ha 450 comitati che lo sostengono. I sondaggi fin qui disponibili lo danno come l’unico in grado di battere Zingaretti: per Ipr Marketing viaggia al 40%, contro il 28% della Lombardi e il 27% di Zingaretti (se appoggiato anche da Liberi e Uguali). Nel caso di un candidato «ufficiale» del centrodestra, valutato da Ipr al 22%, Pirozzi calerebbe al 20%, con la Lombardi al 27% e Zingaretti al 26%. Nel sondaggio di Winpoll, il candidato di centrodestra viene dato al 21,5%, con Zingaretti al 37,6% e la Lombardi al 29,3%.

Se queste rilevazioni non sono completamente sbagliate, appare chiara la situazione e si capisce perché Pirozzi abbia declinato l’invito a ritirarsi in cambio di un collegio blindato per il Parlamento. Piuttosto, restano senza risposta due interrogativi: perché nel Lazio una parte del centrodestra, ancora una volta Forza Italia, è disposta a perdere piuttosto che accettare un candidato non «suo»? E perché, allora, si sono fatte passare tante settimane prima di mettere in campo un’alternativa credibile a Pirozzi? È passato troppo poco tempo per dimenticare la candidatura-kamikaze di Guido Bertolaso e l’appoggio inutile ad Alfio Marchini nelle elezioni per il sindaco di Roma. Un uno-due che mise ko l’«amica» Giorgia Meloni, ma fece crollare i consensi cittadini a FI a livelli mai visti prima. Ora si guarda a Maurizio Gasparri come candidato forte politicamente ma che si ritroverebbe Pirozzi sulla via e poche, forse troppo poche, settimane per trovarne una più sicura verso la vittoria. Non è un caso che Gasparri, navigato politico e profondo conoscitore di Roma e del Lazio, voglia ben più di un paracadute per provarci. Gli altri nomi che via via si sussurrano sembrano a questo punto poco più che boutade. E allora? Tre sono le strade possibili: si convince Pirozzi a mollare (e forse potrebbe riuscirci solo Berlusconi in persona); in questo caso, si lancia con grande appoggio di mezzi un esponente che trovi l’appoggio dei sostenitori di Pirozzi; si mette in campo un candidato di centrodestra «ufficiale» anche se Pirozzi non si ritira. Intanto, Zingaretti e Lombardi sono già da settimane al lavoro…

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT