Una piacevole cena tra quattro amici nella New York dell’upper class colta e liberal. I padroni di casa: Amir, avvocato di successo, nato e sempre vissuto in America ma di origini pachistane, e sua moglie Emily, pittrice newyorkese. Gli ospiti: Isaac, ebreo, noto gallerista, e sua moglie afroamericana Jory, avvocato collega di Amir. Quattro amici, quattro provenienze etniche, e il piacevole convivio si trasforma ben presto in un duro conflitto su temi politici e religiosi, di integrazione e convivenza sociale.
DisgracedUna moderna tragedia greca
Poi c’è l’altra coppia: «Certo, quella di un ebreo sposato con un’afroamericana... altre minoranze che si mescolano in un contesto apparentemente accogliente. Infine, il quinto personaggio è il nipote di Amir, Abe, che chiede allo zio di intervenire come avvocato a sostegno di un caso delicato: un imam è stato accusato di finanziare attività integraliste. L’atmosfera è quella del dopo 11 settembre e i pregiudizi nei confronti di persone con origini islamiche sono forti». Un’atmosfera che Jacopo conosce bene: «Avevo vent’anni, studiavo a New York, e quel giorno tragico me lo ricordo molto bene, anche se per fortuna ero distante dalle Torri gemelle. Una giornata terribile e, al tempo stesso, la solidarietà di tanta gente che correva a dare una mano, a donare il sangue... Nei giorni successivi, si avvertiva il clima cambiato, la paura era nell’aria: io avevo dei compagni di liceo musulmani e ho percepito il loro stato di prostrazione, il timore della diffidenza altrui». Protagonisti in scena, Hossein Taheri, Francesco Villano, Lisa Galantini, Saba Anglana, Marouane Zotti. «Nessuno esce vincente da questa storia, ma forse tutti i personaggi provano a guardarsi dentro per la prima volta. Nella difficile convivenza tra etnie, dobbiamo iniziare ad ascoltarci di più».