Milano, 4 novembre 2017 - 07:36

M5S, Pd, centrodestra e nove liste outsider: domenica la sfida per Ostia

L’appuntamento è la prima verifica sull’amministrazione Raggi. Chiusura della campagna elettorale con la sindaca, Salvini e Orfini

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Il primo test su governo M5S parte dalla piazza piena, ma non troppo, di Ostia. Il centrodestra corre unito ma si separa nei comizi finali. E il Pd porta i big sul mare ma non riesce a radunare nemmeno cento persone. Ultimo giorno di campagna elettorale ieri nel X Municipio, che tornerà al voto dopo oltre due anni di commissariamento per mafia. Un check-point fondamentale per tutti, spartiacque per decidere future coalizioni nazionali - insieme alle regionali siciliane - e verifica generale della tenuta su Roma dei grillini. Scenario da cortocircuito quello delle ultime ore, con piazze presidiate dalle forze politiche, ma distanti non più di cento di metri l’una dall’altra. Con l’eco della musica del dj-set sul palco di Salvini (sul Pontile) a rimbalzare nell’isola pedonale dei grillini e fino alla piazzetta semi-deserta dei dem. Lontani, nella borgata di Acilia, quelli che potrebbero essere la sorpresa della tornata, i militanti di Casapound: pronti (almeno al primo turno) a scippare voti alla destra e prosciugare i temi sociali della sinistra.

M5S «Se facciamo il 30% è un successo», si ripetono i grillini riuniti in una piazza Anco Marzio lontana per folla dalle solite cifre del Movimento che nel Decimo un anno fa, per l’elezione della Raggi, fece quasi il 44% delle preferenze. Poco più di 300 persone nella piazza più ambita e strappata ai contendenti, tutti al grido di «onestà» in appoggio della candidata Giuliana Di Pillo. E tutti gli oratori, dal palco, a chiedere tempo, proprio come gli studenti alla vigilia dell’esame di maturità. «È test importante per noi e la sindaca, per capire se i cittadini stanno comprendendo quello che stiamo facendo», dice infatti Roberta Lombardi, candidata alla Regione, che all’arrivo di Raggi scambia con lei un lungo abbraccio. Non c’è la ressa di un anno fa quando Silvio Berlusconi sbarcò a Ostia a sostegno di Alfio Marchini, ma «fa freddo, è una brutta giornata e c’è il traffico», sdrammatizza Paola Taverna. «Vi racconto un aneddoto: - dice Paolo Ferrara, capogruppo in Campidoglio – un giorno ho chiesto a mio figlio cosa avesse fatto a scuola e lui mi ha risposto: ho giocato a Mafia Capitale. Ecco qual è il lascito dei partiti». È un’ovazione poi quando al microfono prende la parola Virginia Raggi. «Qui il nemico non sono gli altri partiti, ma l’astensionismo – arringa la sindaca - Questo Municipio è stato abbandonato, umiliato. Parlate con i vicini e ditegli di andare a votare». Poi dal palco Raggi punta il dito sull’avversario, la destra, e sul rapporto con i clan: «Qui gli Spada per troppi anni l’hanno fatta da padroni e hanno espresso sostegno a CasaPound; la destra è interessata a un’alleanza con CasaPound, quindi con chi si allea la destra, con gli Spada?».

Centrodestra Giorgia Meloni e Matteo Salvini a Ostia non si incontrano nemmeno. La leader di Fratelli d’Italia sbarca al Porto Turistico sul lungomare lidense la mattina, per sostenere la sua pupilla Monica Picca, che corre per la presidenza del X Municipio appoggiata anche da Forza Italia (con Berlusconi che fa arrivare la sua lettera: «La giunta Raggi è il simbolo del disastro dei Cinque Stelle», scrive il Cavaliere)e, appunto, i salviniani. Un centrodestra compatto sul candidato ma diviso nei comizi finali. «Nessuna intesa, non è possibile in un’ora di cena», la Meloni spiega il presunto «patto dell’arancino» in Sicilia con Berlusconi e Salvini. Il quale in serata arriva a godersi il tramonto di Ostia. «Piacere di conoscerti», lo saluta la candidata Picca, «siamo qui per te» gli risponde il leader della Lega che poco prima era sullo storico Pontile per scattare una miriade di selfie con i fan. «La Raggi? Una sciagura», attacca dal palco davanti a 150 persone: «Prima d’ora la Lega non è stata mai considerata in posti come questi. Sono orgoglioso che stiamo cambiando noi e sta cambiando la gente», dice Salvini per il quale la trasformazione di Ostia in comune autonomo «sarà la prima battaglia». Un assist più o meno consapevole ad Andrea Bozzi, giornalista che guida due liste che promettono di «staccare» Ostia da Roma.

Sinistra Il Pd raccoglie i cocci di un’eredità pesante a Ostia: l’arresto del suo presidente Andrea Tassone nell’inchiesta Mafia Capitale. Una missione semi-impossibile, che però potrebbe trovare una sponda nell’astensionismo: se pochi vanno alle urne, l’organizzazione di un partito strutturato può fare la differenza. E infatti il decano Athos De Luca, candidato che si è speso in una campagna «porta a porta», punta almeno al 15%, anche se la lista dell’ex prete Franco Di Donno attinge allo stesso elettorato. E per raggiungere l’obiettivo il Pd è andato all’attacco: «Ricordo a Raggi che quando noi sfidavamo i clan mafiosi lei negava la solidarietà a chi la mafia l’aveva denunciata», le parole del presidente dem, Matteo Orfini. Colpi sparati (quasi) a salve, però: nella ristretta piazzetta Tor San Michele la chiusura della campagna elettorale era «riservata» a sole cento persone.

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