Milano, 13 novembre 2017 - 22:32

Renzi riapre a sinistra, lo schema con tre liste: «Ora consultazioni con tutti». Bersani: «Chiacchiere a zero»

Fassino e Guerini mediatori. Il leader: «Abbiamo tolto di mezzo molti alibi»

(Ansa) (Ansa)
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«Abbiamo fatto un capolavoro. E abbiamo tolto di mezzo molti alibi»: a sera, dopo che la riunione di Direzione è terminata, Matteo Renzi appare soddisfatto per come sono andate le cose. E ragiona così con i suoi: «Finora con i nostri potenziali alleati ci siamo parlati solo tramite i giornali. È quindi importante che la Direzione abbia deciso di aprire un confronto diretto sui contenuti. Ed è importane che lo abbia fatto in modo unitario. Anche Enrico (Letta, ndr) ci ha dato il suo appoggio con una dichiarazione». E i più ottimisti sperano che prima o poi arrivi pure la benedizione di Romano Prodi. La chiusura preventiva di Bersani («Le chiacchiere stanno a zero») non sembra invece preoccupare il segretario del Partito democratico. Il leader infatti è di questa opinione: «Chi vorrà rompere lo dovrà fare in modo trasparente e chiaro, perché da noi non avrà alcuna sponda».

Anzi. Piero Fassino, “plenipotenziario” di Renzi per i rapporti con la sinistra, è un tipo pragmatico che si impegna al massimo. E infatti sta già stilando una tabella di appuntamenti con le forze politiche: «Ora avvierò una fase di incontri e di consultazioni a tutto campo». L’ex segretario dei Ds, scelto dal leader del Pd proprio perché rappresenta meglio di chiunque altro un preciso filone politico e culturale del partito, ha già in mente qualche tema. Sul Jobs act, per esempio: «Si tratta di aprire un confronto per individuare misure che favoriscano la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato creati con quel provvedimento». Poi l’ex segretario ds intende puntare nella trattativa anche su un «piano straordinario per i giovani con investimenti sulla scuola, la formazione e il lavoro». Ed è comunque «aperto» ai suggerimenti che verranno nel corso degli incontri. Perciò quella «parte della sinistra» che, secondo Renzi, «ha come solo obiettivo politico quello di farci perdere», dovrà venire allo scoperto senza poter usare alibi. Sull’altro versante, quello centrista, l’ambasciatore del segretario è Lorenzo Guerini: sarà lui a parlare con Ap, Casini, Dellai e con gli altri cattolici moderati.

Che quella della coalizione sia una «partita difficile» non lo nega nessuno. Lo stesso Andrea Orlando, uno dei più fervidi sostenitori della grande alleanza a sinistra, si dice «meno speranzoso dopo aver sentito il discorso di domenica di Boldrini». «Tra lei e Grasso rischiamo di aver creato due mostri», è stata la battuta che il Guardasigilli ha fatto in Direzione. Non è stato comunque ancora deciso quale forma avrà la coalizione. Renzi ha garantito «gestione collegiale» e «rispetto degli equilibri». Ma bisogna capire se sarà un’alleanza a tre o a quattro punte. Oltre al Pd, naturalmente, e ai centristi, potrebbero esservi altre due liste. Una dei radicali di «Forza Europa» guidata da Bonino e un’altra più a sinistra, con verdi, socialisti e Italia dei valori. Molto dipenderà anche da che cosa deciderà di fare Pisapia. Tre giorni fa aveva garantito ai suoi che sarebbe andato con Grasso, ma al Pd non ha fatto ancora sapere niente.

Chi sta invece meditando l’addio al partito, nel caso in cui la coalizione non veda la luce è Cuperlo. Lui però, al contrario, di altri non si ricandiderà. E a proposito di candidature, il Pd deve ancora decidere sull’annoso problema delle deroghe per chi ha più di tre mandati parlamentari («Si deciderà a dicembre», tagliano corto al Nazareno), mentre Renzi è gia alla ricerca di nomi di esponenti della società civile: il fratello di Giancarlo Siani, il giornalisti ucciso dalla camorra, e il professor Roberto Burioni, noto per le sue battaglie contro gli anti-vax.

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