Milano, 10 ottobre 2017 - 06:43

Raggi e i sindacati al governo: a Roma servono ottomila assunzioni
Intervista al responsabile personale

Mobilità per 400 addetti della Multiservizi, ma in serata la partecipata smentisce: «Non è stata avviata alcuna procedura di licenziamento». Ma la vicenda lascia strascichi nella maggioranza: la non-ingerenza del dg di Ama, Stefano Bina, colpisce la pancia grillina

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Archiviate le schermaglie con il governo, il pressing della sindaca riparte dalla nota congiunta firmata con i sindacati, nella quale si chiede di rivedere i vincoli finanziari alle nuove assunzioni. Tradotto: per rafforzare la macchina amministrativa servono 8 mila risorse in più, a cominciare dalla polizia locale sottodimensionata rispetto ai problemi di una città come Roma. Nel frattempo scoppia il caso Multiservizi, con l’ad che prospetta la mobilità per quasi 400 dipendenti. Prima che la notizia deflagri in commissione Trasparenza, i tecnici del Comune sono al Mise per presentare le linee guida strategiche in vista del tavolo del 17 ottobre sul rilancio della Capitale. Gli emissari di Palazzo Senatorio non portano documenti cartacei e non parlano di fondi. Dopo il duro botta e risposta Raggi-Calenda, la prudenza è massima.

I contenuti già presenti nel dossier «Fabbrica Roma» vengono illustrati a voce. L’incontro serve soprattutto a definire il metodo: come far collimare i progetti della giunta Cinque Stelle e il relativo fabbisogno con il raggio d’azione del Mise. I driver dell’amministrazione grillina toccano una serie di temi: dagli interventi strutturali all’efficientamento energetico; dall’innovazione tecnologica alla riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica e privata. Un pacchetto articolato che, entro domani, dovrà essere messo nero su bianco con tanto di numeri. Superata questa fase, il Mise stabilirà quali azioni rientrino nel suo perimetro, quali possano coinvolgere anche altri ministeri o essere cofinanziate dal Comune. Da via Veneto definiscono la riunione «costruttiva», pur confermando di non aver visto nulla di scritto. Nella delicata tessitura del dialogo con i pentastellati, il prossimo step prevede l’invio del documento di lavoro che raccoglie gli input di tutti i portatori di interessi: a quel punto, i tecnici capitolini dovranno compilarlo.

E mentre scorre la clessidra, la consegna è tra meno di 48 ore, monta il caso Multiservizi. Le opposizioni vanno all’attacco sui 400 licenziamenti, motivati con la perdita delle principali commesse dalla società partecipata al 51% da Ama. Chiedono un consiglio straordinario, con i sindacati pronti a impugnare la procedura di mobilità. E però, secondo quando filtra dal Campidoglio, i posti di lavoro non sarebbero a rischio: i lavoratori, come previsto dalla legge, dovrebbero essere riassorbiti dall’impresa che si aggiudicherà l’appalto per le pulizie in Atac. A ricordarlo, tra gli altri, è il consigliere M5S Roberto Di Palma con un post su Facebook: «Voglio rassicurare i lavoratori: non andranno a casa». E in serata è la stessa Multiservizi a smentire: «Nessuna procedura di licenziamento». La vicenda, però, qualche strascico lo lascia. È la posizione di Stefano Bina, dg di Ama, a colpire la pancia grillina: quella frase «non posso interferire nelle scelte di un’altra società» a molti non è piaciuta. Perché il controllore, alla fine, resta pur sempre il Comune.

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