Luciano Baietti è un uomo dalle mille vite. Per ciascuna di esse, verrebbe da dire, ci ha preso anche una laurea. Già, perché questo vitalissimo 70enne romano oggi residente a Velletri, è entrato nel Guinness dei Primati per aver conseguito la bellezza di 15 titoli accademici in diversi atenei italiani, spaziando da Lettere a Giurisprudenza, da Psicologia a Sociologia, Filosofia, Geografia e Scienze Politiche, passando per Scienze Motorie e Scienze Turistiche. Tante vite, dicevamo, anche se in larga parte Baietti è stato dirigente scolastico, senza dimenticare l’esperienza da docente, di ufficiale della Folgore e della Croce Rossa Italiana. Per la Cri è stato anche comandante presso il centro di prima accoglienza di Ponte Galeria a Roma. Ora è alle prese con la sedicesima laurea, confrontandosi anche con l’università online «per misurarmi con le nuove tecnologie - confida - e devo dire che soffro molto». Ma a cosa aspira con tutti questi titoli?«Vorrei essere un ponte tra i giovani e gli anziani: per i primi un esempio, mentre per gli altri uno sprone, la dimostrazione che a settant’anni il cervello ancora funziona».
Famoso in tutto il mondo, Baietti è alle prese con una nuova esperienza: la candidatura al Senato ed alla Regione Lazio con CasaPound, partito mai così sotto i riflettori come negli ultimi mesi, che riesce a ritagliarsi notevole spazio mediatico - e pare anche politico visti i sondaggi che lo danno intorno al 2% - soprattutto in tempi caratterizzati da un dibattito incentrato sull‘ascesa di un fascismo attualizzato, anche se fortemente radicato in quello storico, alimentato dalla campagna elettorale e dai sanguinosi fatti di cronaca. Ci si aspetterebbe, dunque, un Baietti un po’ fanatico, magari che vive in un mausoleo di cimeli del Ventennio. E invece di amarcord nemmeno l’ombra nella sua bella casa sui Castelli: solo un mare di libri e lauree appese al muro. «A destra ma senza nostalgia», ci dice il professore che, se lo si guarda negli occhi, viene da pensare ad una candidatura abbracciata un po’ per gioco più che per militanza. Baietti, però, si mostra diligente anche nella sua nuova missione politica, e se gli chiediamo il perché di questa scelta, il minimo sindacale ideologico lo tira fuori. «A 70 anni ho letto un libro: i ragazzi della Fologore. Tutti morti per difendere l’Italia. Ed io così mi sono chiesto: cosa ho fatto oggi per l’Italia? Leggendo quella storia mi sono accorto che l’Italia oggi è massacrata: allora ho deciso di mettere la mia faccia, di cercare di fare qualcosa di buono. Tutti questi ragazzi sono morti, e noi oggi chi abbiamo al Governo? Non ce n’è uno che si possa paragonare ad un ragazzo della Folgore, ad un ragazzo di El Alamein».
E allora come la mettiamo con il Fascismo e con tutte le polemiche all’ordine del giorno? «Il Fascismo non mi riguarda proprio, mi pare una paura costruita, un po’ eccessiva». Baietti ha lavorato al Cie di Ponte Galeria, e sull’immigrazione non ha dubbi: «Di stranieri ne ho visti e cercato di aiutarne tanti, bisogna però evitare situazioni di sbando, creare dei campi profughi direttamente in Africa. È chiaro - specifica - che condanno lo scemo che ha sparato a sei immigrati per strada». La curiosità sull’esito elettorale resta molta: in caso di elezione il professore vorrebbe occuparti di Cultura e Formazione. Sembrerebbe averne i titoli.