«Neanche morto. Mi piace fare altre cose. Devo essere chiaro: se utilizzassi il lavoro fatto per il tavolo su Roma per candidarmi a sindaco di Roma sarei un cialtrone e non lo farò». Così Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo economico, ad una iniziativa del Pd romano, ha risposto alla domanda se è possibile una sua candidatura a sindaco della Capitale.
«Ieri ho mandato un documento dettagliato alla sindaca, la risposta è stata: quello di Calenda è un bluff. Ho chiuso il tavolo per Roma, ma dato che su diverse cose possiamo fare senza il Comune, quelle, prometto, io le porto a casa tutte entro la fine del mese. Perché di Roma ci occupiamo anche e nonostante la Raggi». Ha proseguito il ministro Calenda.
Alla stessa iniziativa ha preso la parola anche il premier Paolo Gentiloni, che ha detto, riferito alla Capitale: «Evito di parlare di Roma, perché se no ogni volta accade un putiferio. Ma c’è una parola chiave su Roma, l’ambizione di questa città, che deve avere delle ambizioni e dei progetti e una classe dirigente con le ambizioni pari a questa città, altrimenti non è Roma. Roma non merita di essere governata con il giorno per giorno».
«Il ministro con più fallimenti alle spalle continua ad aprire bocca. L’unico che non conosce l’aritmetica è proprio Calenda. I suoi numeri parlano chiaro: i fallimenti nella gestione delle crisi Ilva, Alitalia, Fincantieri-Stx, Embraco, Almaviva. Ed ha anche la faccia tosta di parlare. Andasse a parlare di matematica con i dipendenti di tutte queste aziende». Così su Facebook il capogruppo del M5S, Paolo Ferrara, replica al ministro Calenda.