28 febbraio 2018 - 13:34

Elezioni 2018, Fiano attacca il M5S: «Fioramonti è contro Israele»

Il deputato del Pd contro l’economista proposto come ministro: «Questo professore non accettò di partecipare ad un convegno perché avrebbe parlato anche l’Ambasciatore di Israele». La comunità ebraica: «Indignati». La sua replica: «Falso, è surreale»

di Gianluca Abate

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La scelta di Lorenzo Fioramonti — professore di Economia politica all’Università sudafricana di Pretoria, indicato da Luigi Di Maio come possibile ministro dello Sviluppo economico in caso di vittoria dei Cinque Stelle — scatena una nuova bagarre politica. A innescarla è il deputato del Pd Emanuele Fiano, secondo il quale Fioramonti «applica il boicottaggio di Israele». Il parlamentare cita diversi episodi a sostegno della sua tesi, ricorda che «questo professore non accettò di partecipare ad un convegno perché avrebbe parlato anche l’Ambasciatore di Israele», fa riferimento a «una sua intervista in inglese dove spiega la sua posizione» e attacca: «Si possono esprimere le critiche che si vogliono sulle scelte dei governi di qualsiasi paese, ma il boicottaggio di Israele è un’altra cosa, gravissima».

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Dura la reazione della comunità ebraica. «Ha destato inquietudine e indignazione — si legge su Pagine ebraiche 24, quotidiano dell’ebraismo italiano edito dall’Ucei — la notizia della candidatura a ministro di Lorenzo Fioramonti, docente di economia contraddistintosi in passato per aver sostenuto la campagna d’odio e boicottaggio contro Israele».

Subito dopo arriva la replica di Luigi Di Maio, leader politico dei Cinque Stelle e candidato premier: «È una notizia non vera. Il Movimento non è contro Israele, è contro il boicottaggio e non ha un ministro contro Israele. Fioramonti ha già chiarito quella vicenda e telefonerà all’ambasciatore per chiarire. Mi dispiace che si segua la strumentalizzazione del Pd contro i miei ministri». Ma Mara Carfagna, portavoce dei deputati di Forza Italia, attacca: «Aspettiamo chiarimenti e scuse da Luigi Di Maio che, evidentemente, si è messo a scherzare col fuoco dell’antisionismo».

Il professor Fioramonti, però, respinge tutte le accuse. E spiega: «Non ho mai sostenuto e non sostengo tutt’oggi, ovviamente, alcun boicottaggio nei confronti di Israele. Al contrario, ritengo che lo sviluppo e la crescita dell’economia globale passi proprio attraverso la cooperazione e la partecipazione di tutti, anche in Medio Oriente. Israele è e resta un partner importante dell’Italia nel lungo percorso di crescita che vogliamo intraprendere. In queste ore il mio nome è salito alle cronache nazionali per un episodio verificatosi circa due anni fa. Il fatto in questione è oggetto di una strumentalizzazione senza precedenti da parte di una specifica parte politica. Ed è davvero triste che qualcuno prenda a pretesto un tema così delicato, come il conflitto israelo-palestinese, per muovere attacchi contro la mia persona e contro Luigi Di Maio, arrivando persino a parlare di antisemitismo. Tra l’altro proprio io, che per anni ho collaborato con le associazioni per l’amicizia ebraico-cristiano quando ero un giovane studente universitario ed ho collaborato con università israeliane come studioso. Tutto quel che sta accadendo è surreale».

Il chiarimento viene accolto positivamente dalla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello: «Bene. Israele è uno Stato democratico il cui ruolo è fondamentale per raggiungere la pace in Medio Oriente. È importante che tutti riconoscano come il boicottaggio di Israele rappresenti una formula, nemmeno tanto velata, di discriminazione». Parole che arrivano al termine di una convulsa giornata segnata prima da uno scontro via Twitter — con tanto di pubblicazione di un’intervista dello stesso Fioramonti al The Daily Vox, nella quale il professore sosteneva che «il boicottaggio a Israele è la chiave per aiutare la causa di una pace equa e sostenibile in Medio Oriente» — e poi da polemiche che rischiano di riaprire una ferita nei rapporti tra il Movimento e Israele, già minati da una serie di precedenti. Tre anni fa, infatti, proprio i Cinque Stelle invitarono a Montecitorio Omar Barghouti, il fondatore del movimento per il boicottaggio di Israele, che accusa lo stato ebraico di «nazismo». Nel 2014, durante la guerra a Gaza, il M5S chiese al parlamento di ritirare l’ambasciatore italiano a Tel Aviv. La reazione dei diplomatici israeliani in italia — come sottolineò Giulio Meotti sul Foglio — fu durissima: «Posizioni simili a quelle espresse da chi si oppone al sionismo». Prima ancora, quando l’ex premier Enrico Letta firmò con Benjamin Netanyahu l’accordo tra Acea spa e Mekorot WC ltd, il gruppo consiliare dei Cinque Stelle (del quale faceva parte anche Virginia Raggi) tuonò contro l’intesa: «Contribuisce a legittimare le violazioni del diritto internazionale umanitario».

Sulla stessa linea anti-israeliana si sono poi iscritte le varie dichiarazioni di leader e parlamentari. Alessandro Di Battista ha sostenuto che «Israele sta portando avanti un genocidio» a Gaza (24 luglio 2014). Il parlamentare Manlio Di Stefano, invece, si è spinto un po’ più avanti: «Hamas terrorista? Hanno vinto libere elezioni, poi l’isolamento di Gaza non gli ha consentito di democratizzarsi» (12 luglio 2016). Gli esponenti del Movimento hanno sempre rivendicato il diritto di critica, spiegando che il bersaglio delle loro dichiarazioni è il governo, non il popolo israeliano. Ma Paolo Bernini (quello dei microchip sotto la pelle) il 27 luglio 2013 se ne uscì così: «Il sionismo è una piaga».

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