Roma

Ostia, Cassazione: nuovo processo per mafia ai Fasciani

Per il clan appello bis. Il procuratore generale aveva chiesto l'annullamento con rinvio del verdetto emesso dalla Corte d'Appello di Roma che aveva alleggerito le pene per Carmine Fasciani, la moglie Silvia Bartoli e gli altri imputati

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CI SARA' un appello bis per gli imputati del clan Fasciani di Ostia. Lo ha deciso la Cassazione accogliendo il ricorso del Pg di Roma contro l'esclusione dell'accusa di mafia per gli imputati che si erano visti notevolmente ridurre le pene in appello. Carmine Fasciani aveva ricevuto dieci anni di reclusione contro i 28 del primo grado, e la moglie Silvia Bartoli era passata da 16 a otto anni e mezzo. Una nuova sezione della Corte di Appello di Roma dovrà riesaminare la vicenda e attenersi al verdetto degli ermellini.

Il pg della Cassazione Pietro Gaeta aveva chiesto che fosse "interamente accolto" il ricorso del pg della Corte d'Appello di Roma il quale chiedeva che il clan Fasciani di Ostia venisse condannato per associazione di stampo mafioso, con l'aggravante mafiosa, e per associazione dedita al narcotraffico. Il pg Gaeta aveva pertanto chiesto l'annullamento con rinvio del verdetto emesso dalla Corte d'Appello di Roma il 13 giugno 2016 che aveva alleggerito le pene per Fasciani, la moglie e gli altri imputati con rito ordinario.

Criticando la sentenza d'appello, il pg Gaeta aveva affermato che la pronuncia "compie un suicidio logico perché c'è scollamento totale tra le premesse probatorie accertate, i risultati accertati e una motivazione che invece va in rotta di collisione non solo con le premesse sulle quali si fonda ma anche con altre sentenze passate in giudicato e relative agli stessi fatti". Gaeta avea inoltre messo in evidenza che il verdetto della Corte d'Appello che aveva escluso la mafiosità dei Fasciani, "è in contrasto con sentenze passate in giudicato e questo viola il principio dell'omogeneità dei giudicati che è un caposaldo nel rafforzare la certezza dei cittadini nella giustizia". Ad avviso di Gaeta, inoltre, le motivazioni della sentenza d'appello lasciavano "dolorosamente perplessi" anche perché ci si trovava davanti "a una serie impressionante di atti intimidatori". Gaeta infine aveva messo in evidenza che una recente sentenza della Corte d'Appello di Roma "si è già dissociata" dalla sentenza che ha ridotto le pene ai Fasciani. Per il pg, dunque, inammissibili i ricorsi delle difese.

"La giornalista Federica Angeli vive sotto scorta da più di quattro anni, e lo ricordo a chi sostiene che a Ostia non esiste la mafia!", aveva detto ancora Gaeta nella requisitoria davanti alla Sesta sezione penale. Angeli, di Repubblica, è stata minacciata per le sue inchieste.