Roma

Lombardi: "Voto a Ostia un test per Raggi e M5S". Ma le piazze sono vuote

Domani alle urne. Taverna "Poca gente al comizio? Colpa del traffico e del brutto tempo"

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Le piazze semi vuote per gli ultimi comizi ("Colpa del traffico e del maltempo", secondo la senatrice M5S Paola Taverna) danno corpo all'incubo astensionismo che rischia di caratterizzare il voto di domani a Ostia. Un voto che secondo Roberta Lombardi, candidata 5 Stelle alla Regione Lazio, è né più né meno, "un test su Roma, per vedere se i nostri concittadini stanno capendo il grande e difficile lavoro che stiamo facendo ".

Non proprio un assist alla collega (e rivale, nonostante i baci e gli abbracci nel retropalco) Virginia Raggi che si gioca molto in queste elezioni di mid term e, nel suo comizio finale in piazza Anco Marzio, invita i suoi sostenitori "a convincere gli indecisi a votare". Già, perché alla fine il partito di chi non si recherà alle urne rischia di essere comunque davanti a tutti in questa tornata autunnale che arriva oltre due anni dopo il commissariamento per mafia del X Municipio. E con pochi elettori anche i sondaggi delle ultime settimane (che parlano di un sicuro ballottaggio, probabilmente "in rosa", tra la candidata grillina Giuliana Di Pillo e quella di centrodestra Monica Picca) possono essere smentiti.

E allora meglio serrare le fila e menare a destra e sinistra: "Non so con che coraggio il Pd si presenti a Ostia", attacca ancora la Raggi che sull'altro fronte agita una potenziale alleanza al ballottaggio tra centrodestra e Casa-Pound sostenuta dagli Spada, la famiglia che da queste parti ha sulle spalle un corposo curriculum giudiziario: "Quindi con chi si allea la destra, con gli Spada? ", chiede la Raggi. In mattinata era stata Giorgia Meloni a rimbalzare la questione: "Per gli apparentamenti al secondo turno è presto".

A pochi metri, sul lungomare Toscanelli comizia Matteo Salvini arrivato fin qui dopo il tour in Sicilia per sostenere la Picca. Non c'è Berlusconi che però manda un messaggio: "La giunta Raggi è il simbolo del disastro M5S". Poco più in là, in piazza Tor San Michele, Athos De Luca prova a spingere le vele del Pd che qui governava, prima che Mafia capitale spazzasse via la giunta e il suo minisindaco Andrea Tassone. "Ci saranno delle sorprese", dice l'ex consigliere comunale Dem che al suo fianco ieri aveva Matteo Orfini. "Ricordo a Virginia Raggi - le parole del presidente pd - che quando noi chiamavamo per nome i clan mafiosi di Ostia sfidandoli, lei e il M5S negavano la solidarietà a chi la mafia l'aveva denunciata". L'altro Matteo, Renzi, da parte sua, si è tenuto ben lontano dal litorale romano dove il centrosinistra si presenta diviso.

Qui Franco De Donno, ex parroco, candidato civico della sinistra- sinistra, rischia di superare il Pd. La sua chiusura è ad Acilia insieme a Tano Grasso, leader dell'associazione anti-racket. E ad Acilia chiude anche Luca Marsella, candidato di CasaPound, in uno sventolare di tricolori e col sottofondo dell'Inno di Mameli. "Terrorizziamo i nostri avversari col risultato delle urne", attacca Simone Di Stefano, leader nazionale dei fascisti del terzo millennio che qui potrebbero conquistare il primo consigliere municipale a Roma eletto con le insegne di Cpi. L'astensionismo potrebbe aiutarli.
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