Roma

Mondo di mezzo, procura Roma deposita l'appello: "È mafia"

Nell'impugnazione della sentenza dello scorso 20 luglio i pm ribadiscono che l'oggetto del processo è stata una organizzazione di stampo mafioso

1 minuti di lettura
La procura di Roma ha depositato l'atto di appello per 28 imputati contro la sentenza del processo a 'Mafia capitale'  emessa il 20 luglio scorso dai giudici della X sezione del tribunale. Nel ricorso si ribadisce l'esistenza di una sola associazione di stampo mafioso invece che di due semplici come affermato in primo grado, e si ribadisce la fondatezza del 416 bis e dell'aggravante del metodo mafioso.

Lo scorso 20 luglio i giudici della X sezione penale avevano inflitto in primo grado agli imputati oltre 250 anni di carcere, rispetto ai 500 chiesti dai pm, condannando tra gli altri Massimo Carminati a 20 anni di reclusione, e Salvatore Buzzi a 19 anni, facendo cadere l'accusa di associazione mafiosa che invece contestavano i pm Paolo Ielo, Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli.

La procura chiede di riconoscere l'aggravante mafiosa per 19 dei 46 imputati del processo di primo grado di Mondo di Mezzo, tra cui Carminati e Buzzi.

Degli originari 46 imputati l'appello scritto dalla Procura di Roma coinvolge solo 28 posizioni processuali di cui 19, in origine, che rispondevano del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso: nell'elenco figuravano i nomi di Massimo Carminati, Riccardo Brugia, Fabrizio Franco Testa, Salvatore Buzzi, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Franco Panzironi, Carlo Pucci, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Nadia Cerrito, Claudio Caldarelli, Carlo Maria Guarany, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno, Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero. Completava la lista Luca Gramazio, l'unico esponente politico del gruppo.

Nel giudizio di secondo grado che potrebbe avere inizio già in primavera, nell'aula bunker di Rebibbia, dove sono depositati milioni di carte del processo, i pm di piazzale Clodio puntano non già a una rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale piuttosto a una diversa lettura giuridica dei fatti, dati ormai per accertati, con il riconoscimento del 416 bis e dell'aggravante del metodo mafioso, a supporto dei vari episodi di corruzione che hanno spinto il tribunale a emettere delle condanne pesantissime: tra queste, i 20 anni inflitti a Carminati, i 19 anni a Buzzi, 1 13 anni e mezzo a Garrone (la compagna dell'ex presidente della cooperativa '29 giugno'), i 12 anni a Testa e gli 11 anni a Brugia e Gramazio.
I commenti dei lettori