Roma

Roma, la pagella delle società: bocciati trasporti, infrastrutture e burocrazia

All'incontro convocato dal ministro Calenda allo Sviluppo giovedì scorso presenti sessantacinque grandi imprese: dai colossi a partecipazione statale a quelli di trasporti e infrastrutture, i gruppi di Tlc e Itc, le multinazionali farmaceutiche e manifatturiere

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C'era il gotha dell'economia nazionale di stanza a Roma, giovedì scorso, all'incontro convocato dal ministro Calenda allo Sviluppo. Dai colossi a partecipazione statale (Eni, Enel, Leonardo) a quelli di trasporti e infrastrutture ( Ferrovie, Anas, Autostrade, AdR), i gruppi di Tlc ( Vodafone, Telecom, Wind, Sky, Mediaset) e Itc (Ericcson), sino alle multinazionali farmaceutiche (Sanofi, Merck Serono, Alfasigma) e manifatturiere (Philipp Morris). Sessantacinque in tutto, su 112 accreditati. E una grande assente. Virginia Raggi, scappata al termine del Tavolo per Roma a causa di un impegno inderogabile: la presentazione dell'ultima fatica letteraria di Alessandro Di Battista.

Forfait che ha scatenato l'ira di Calenda, obbligato invece a disertare il consiglio dei ministri per dare precedenza al vertice. "Ho chiamato oltre cento aziende e la sindaca non si è presentata", s'è tolto ieri il sassolino dalla scarpa ministeriale. " In questo paese c'è un problema di fuga di responsabilità. È ora di dire basta", ha aggiunto stizzito. Eppure, se una settimana fa l'inquilina del Campidoglio fosse rimasta in Via Veneto, avrebbe ascoltato cosa pensano i famosi stakeholders - evocati dal candidato premier a 5S Di Maio come interlocutori privilegiati - della città eterna e del suo funzionamento. Avrebbe potuto individuare, attraverso la testimonianza diretta di chi a Roma fa impresa e crea ricchezza, quel che non va e dove intervenire: per migliorarla e impedire la fuga di intelligenze, lavoro, capitali.

Dal questionario inviato ai 100 big player con sede nell'Urbe è infatti emerso che, per il 30%, la criticità principale sono i trasporti urbani: la scarsità di mezzi pubblici e collegamenti esterni alle zone centrali, i ritardi, l'inaffidabilità negli orari. Per il 26% il fastidio maggiore è invece riconducibile alla vetustà e all'inadeguatezza delle infrastrutture, prive per di più di un piano di sviluppo: assenza di parcheggi e di un sistema logistico efficiente, traffico caotico e manto stradale sconnesso, mancata urbanizzazione industriale del territorio, che permetterebbe alle imprese di godere a basso costo dei servizi comuni. Mentre il 25% pensa che la vera piaga sia la lentezza e l'inadeguatezza del rapporto con gli uffici comunali: vedi alla voce burocrazia, che impiega troppo tempo a rilasciare autorizzazioni e permessi, è priva di coordinamento con gli altri enti (Città metropolitana, Regione, Arpa, Asl, Vigili del fuoco) e rigida nelle procedure. Con il 14% a segnalare infine come primo problema la bassa sicurezza, dovuta a delinquenza diffusa, presenza di nomadi e prostituzione in prossimità degli uffici, degrado sociale e urbano, specie in periferia.

Il tutto trasfuso in una mappa, con l'indicazione delle zone a maggiore sofferenza infrastrutturale o di sicurezza: ovvero, Eur- Torrino, Anagnina, Santa Palomba, Bufalotta-Salaria, Tiburtino- Casilino, persino il Centro. Subito spedita in Campidoglio. Nella speranza che cominci a fare qualcosa. Calenda, da parte sua, oggi inizierà un ciclo di incontri one- to- one. E a gennaio avvierà la task force permanente Mise-Comune-Regione come interfaccia unica delle imprese. Obiettivo: riaccendere il motore di Roma. Ma senza secondi fini. " Candidarmi a sindaco? Mai nella vita".