Roma

Mafie nel Lazio: "Ad Anzio valutare lo scioglimento"

Nella relazione finale dell'Antimafia la richiesta dei parlamentari alla prefetta Paola Basilone di un intervento nella cittadina alle porte della capitale

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La situazione compromessa di Anzio e la necessità urgente di nominare una commissione d'accesso in seno al Comune è una delle priorità sollecitate dalla Commissione Parlamentare Antimafia nella sua relazione complessiva redatta a fine legislatura.  "Alla luce del quadro d’insieme dei documenti e degli elementi di informazione acquisiti dalla Commissione nel corso dei lavori - scrivono e firmano tutti i parlamentari di ogni colore politico dell'Antimafia - nonché dalle risultanze del processo “MalaSuerte”, e dell’inchiesta“Evergreen”, appare pertanto auspicabile svolgere quanto prima una nuova valutazione, complessiva ed approfondita, della situazione della legalità nel comune di Anzio, al fine di verificare compiutamente la sussistenza degli elementi di legge per nominare una commissione d’accesso in seno al comune, ai sensi dell’articolo143 del TUEL".

E' l'ennesima sollecitazione inviata alla prefetta di Roma Paola Basilone che in più occasioni ha evidenziato la volontà di procedere alla commissione d'accesso. Nell'audizione in Antimafia del 30 maggio 2017 la prefetta disse infatti che "il comune di Anzio è quello per il quale si sono susseguiti maggiori segnalazioni di criticità”. Di più. A fine dicembre indicò la data in cui avrebbe convocato a Palazzo Valentini il Comitato per l'ordine e la sicurezza per aprire la pratica Anzio: dopo l'8 gennaio, come anticipato da Repubblica. Ad oggi però non è ancora dato sapere se ci sia stata o meno la convocazione e la richiesta formale di accesso agli atti.

Quanto emerge dalle carte della Commissione parlamentare restituisce un quadro gravissimo di quanto nell'attuale giunta comunale siano infiltrati i clan. "La “’ndrangheta capitale” ha la sede principale in questi territori, tra il grattacielo “Scacciapensieri” e le spiagge confiscate, nelle strade che portano dal vecchio borgo marinaro di Nettuno alle strade desolate tra Lavinio, Anzio e Ardea - si legge nelle pagine della relazione parlamentare - In questi territori opera in particolare una locale di ‘ndrangheta riferibile al clan Gallace, originario di Guardavalle in provincia di Catanzaro101. Il clan Gallace, insediato lì da almeno trent’anni, ha saputo intessere, negli anni, un reticolo di relazioni con esponenti della malavita locale sia nelle realtà di Anzio e Nettuno, sia nella realtà di Aprilia, sia nelle principali piazze di spaccio della capitale come San Basilio".

"Il più importante processo contro il clan Gallace, il cosiddetto procedimento Appia, si è celebrato con enormi difficoltà innanzi al tribunale di Velletri con un dibattimento, assai lungo, che si è concluso, sette anni dopo l’iniziale rinvio a giudizio, con pesanti condanne per il delitto di associazione di tipo mafioso e associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Allo stato è in corso il processo d’appello; gli imputati sono in libertà ad eccezione di quelli coinvolti in altri procedimenti penali".
 
Ancora scrive la Commissione presieduta dall'onorevole Rosy Bindi. "La consorteria criminale dei Gallace è arrivata a condizionare anche l’attività degli enti locali come attesta lo scioglimento per condizionamento da parte della criminalità organizzata, del consiglio comunale di Nettuno nel 2005. Il territorio compreso tra Anzio, Nettuno e Ardea risulta essere caratterizzato dal radicamento del clan calabrese dei Gallace “per effetto della presenza massiva e ramificata di numerose famiglie appartenenti al medesimo locale”.

"A più riprese sono state segnalate all’attenzione della Commissione le criticità della situazione di Anzio, in particolare: la posizione di alcuni consiglieri comunali, tra questi in particolare quella di Pasquale Perronace, fratello di Nicola Perronace, pregiudicato, elemento dispicco del clan Gallace imputato per articolo 416-bisdel codice penale, poi morto per cause naturali; i molteplici lavori assegnati senza gara alla società Centro servizi immobiliari di Domenico Perronace, nipote del consigliere comunale di maggioranza Pasquale Perronace e del defunto Nicola Perronace, da parte dell'amministrazione comunale di Anzio, l'ultimo dei quali nel 2016; le vicende interessate dal procedimento penale denominato "Mala Suerte", della procura di Velletri che nel maggio 2016 ha condotto all’arresto di diversi pregiudicati che operavano nella zona di Anzio, tra i quali spicca Roberto Madonna (già colpito da misure cautelari per estorsione aggravata, spaccio di droga ed altri gravi delitti), detto anche il “re di Lavinio”.