Roma

Roma, visita a sorpresa del papa alla Casa di Leda

Il pontefice si è recato nella villetta dell'Eur dove vivono donne detenute con i loro figli. Il direttore della casa: "Noi siamo gli invisibili"

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Lo scorso anno, quando era stata annunciata la sua apertura, era diventata la pietra dello scandalo del quartiere. I residenti avevano protestato: quelle donne lì tra le villette "bene" dell'Eur, non ci dovevano stare. Sì, proprio loro, proprio le donne della Casa di Leda, un progetto fortemente voluto dall'allora assessora comunale Francesca Danese, detenute con figli e per questo macchiate dalla colpa di un reato penale. Ma il progetto era andato avanti. E alla fine era stato ufficialmente inaugurato a metà luglio, prima struttura del genere in Italia e finora unica.

E oggi, nel pomeriggio, papa Francesco, a sorpresa, ha lasciato il Vaticano andarle a trovare in quella villetta sottratta alla criminalità organizzata di via Kenya. Quando è stata apertoa la porta, nessuno poteva credere ai suoi occhi. Il pontefice ha parlato con le donne ospitate nella Casa di Leda come farebbe un prete di strada, uno di quei preti che non a caso Bergoglio conosce bene, ha giocato con i bambini, offrendo in dono delle grandi uova di Pasqua. E poi con i bimbi ha fatto merenda. 

Le donne hanno donato a papa Francesco degli oggetti, gli hanno raccontato cosa fanno durante il giorno, sottolineando l'importanza di avere la possibilità di vivere con i figli. All'incontro ha partecipato anche il direttore di Casa di Leda, Lillo De Mauro che, dopo aver raccontato al papa gli sforzi fatti per allestire la struttura, l'importanza di restituire alla società uno spazio riqualificato e al contempo sviluppare un progetto di civiltà e di grande umanità , ha parlato a nome dei bimbi.

"Noi siamo alcuni delle migliaia di bambine e bambini figli di genitori reclusi nelle carceri italiane che vivono con loro in carcere o che vanno a trovarli" ha detto. "Noi siamo gli invisibili. Per difendere la dignità dei nostri genitori detenuti ci raccontano bugie facendoci credere di entrare in un collegio o in un posto di lavoro. Veniamo perquisiti, violentati nella nostra intimità dalle mani di adulti sconosciuti, che ci tolgono i peluche, i poveri giocattoli che sono i nostri amici per aprirli, controllarli, a volte ci tolgono anche le mutandine per assicurarsi che le nostre mamme non vi abbiano nascosto droghe".

"Siamo fiori fragili", ha aggiunto il responsabile della Casa di Leda, "nel deserto della burocrazia e delle misure di sicurezza, nell'indifferenza di adulti alienati da quel brutto e violento lavoro. Per molti siamo statistiche: 4 mila e 500 bambini che hanno una mamma in carcere, circa 90 mila quelli che hanno un papà detenuto. Anche i nostri genitori a volte speculano su di noi".

E ha poi terminato dicendo: "Per non essere additati raccontiamo che nostro padre lavora in paesi fantastici e lontani e nostra madre è una regina. Per difenderci diventiamo aggressivi e intrattabili, ma non siamo cattivi, sono gli altri che ci vedono e ci vogliono così: 'Siamo i figli dei detenuti"'.

Durante il Giubileo straordinario papa Francesco aveva inaugurato l'avvio dei "Venerdì della Misericordia": con questa visita in cui era accompagnato da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione - riprende quegli appuntamenti.