Roma

Elezioni Roma, Gira il vento pro Raggi e i 5S restano al palo

La sindaca di Roma Virginia Raggi 
Dal test a due anni dal trionfo, responso amaro per la giunta. Urne disertate dai grillini. Si impone il modello Zingaretti
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Dalla loro ultima volta da spettatori, è passata un'era politica. Correva l'anno 2013 e l'allora candidato sindaco per l'M5S, lo sconosciuto Marcello De Vito, si fermò al primo turno al 12,4%, lontanissimo dal ballottaggio e con una percentuale dimezzata rispetto al risultato conquistato dai 5 Stelle soltanto pochi mesi prima alle Politiche, quando alla Camera il Movimento fondato da Beppe Grillo arrivò al 25%. Cinque anni dopo, in questa inedita tornata di "Municipali", il copione si ripete, con la differenza che, nel frattempo, l'M5S guida la capitale da due anni e sia in VIII due settimane fa, sia in III ieri, non ha toccato palla.

Dopo la vittoria di Ostia, nel novembre scorso (una storia a sè, dopo due anni di commissariamento in un territorio che rappresenta ancora il vero feudo M5S), i 5 Stelle sono rimasti fuori dai ballottaggi a Montesacro e alla Garbatella, strappati a sorpresa al centrosinistra nel 2016 anche grazie al vento che portò Virginia Raggi sulla poltrona più alta del Campidoglio. Un vento impetuoso che adesso sembra essersi ridotto a un soffio, almeno a guardare i risultati di due settimane fa. Un campanello d'allarme per l'M5S il cui suono è stato rapidamente coperto in questi 15 giorni da questioni addirittura più scottanti: dall'inchiesta sullo Stadio della Roma all'inizio di un processo, quello per falso che coinvolge la sindaca, il cui esito potrebbe decidere (regolamento 5 Stelle alla mano) il destino della giunta.

Così, alla fine, per il Campidoglio è meglio dimenticare in fretta queste elezioni di "mid-term" divenute necessarie per l'implosione di due giunte grilline, dilaniate dalla conflittualità interna. Quella che la giunta capitolina è riuscita finora a tenere a freno almeno a Palazzo Senatorio, nonostante, ciclicamente, parte dei consiglieri comunali puntino i piedi. Proprio com'è avvenuto in questi giorni col caso Lanzalone, e com'era avvenuto un anno e mezzo fa col caso Marra. All'esterno, sui social soprattutto, è tutto un profluvio di post che rilanciano la compattezza del gruppo. In realtà la situazione è molto più delicata e il risultato dei ballottaggi di ieri non aiuta.

Anche il secondo turno è stato disertato dagli elettori grillini che, per la prima volta, non hanno sommato i loro voti con quelli della destra ( in questo caso a trazione leghista). Così facendo hanno punito il loro Movimento e aperto la strada all'affermazione di Giovanni Caudo e del centrosinistra che adesso, nella capitale, ha di che sorridere dopo la batosta di due anni fa, ricucendo con i suoi elettori, anche simbolicamente, lo strappo della caduta di Ignazio Marino di cui Caudo è stato assessore all'Urbanistica. Adesso i Municipi "di opposizione" passano da 2 a 4.

Un primo nucleo per provare a ricostruire una coalizione sul modello di quella vincente in Regione. I candidati vittoriosi in III e in VIII, infatti, hanno entrambi battuto alle primarie i nomi "ufficiali" del Pd e sono espressione di quel centrosinistra "largo" e civico che ha in Nicola Zingaretti il suo rappresentante a Roma e nel Lazio. In attesa che il governatore lanci la sua opa sul Pd nazionale.
 
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