Roma

Un campo estivo di Libera contro le mafie per far rinascere Ostia

I giovani arrivati da Matera hanno partecipato al recupero di spazi sociali della scuola Amendola e poi hanno incontrato magistrati, sindacalisti e lo scrittore Omizzolo per comprendere le attività legate alla confisca dei beni ai clan e alla lotta al caporalato nell'agro pontino

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Da Matera sono arrivati a Roma: da lunedì quindici ragazzi sono ospiti del campo di E State Liberi in corso ad Ostia e organizzati da Libera. A Ostia come in tutta Italia, tante generazioni sono in movimento per passare una settimana dell'estate insieme a Libera e alle tante realtà associative che, in 50 località e 13 regioni portano avanti progetti sociali a partire dal riutilizzo dei beni confiscati del territorio, o si impegnano per promuovere percorsi antimafia e di promozione della giustizia sociale. Un fiume di ragazzi pronti a mettersi in gioco e dare un contributo concreto, sostenendo chi sul territorio fa antimafia dal basso.
 
A Ostia i ragazzi stanno vivendo una settimana del tutto particolare. Dedicando le mattine all'abbellimento degli spazi esterni della scuola Amendola, nel quartiere di Ostia Nuova, e conoscendo giorno dopo giorno le realtà sociali del territorio e le storie che lo attraversano. Hanno cominciato intervistando gli abitanti, hanno incontrato assistenti sociali, giornalisti, associazioni e sindacati, magistrati impegnati nelle inchieste del territorio, tra i più coinvolti nel contesto romano dalla presenza della criminalità organizzata. Dalla Caritas ad Affabulazione, dall'Anpi alla Cgil, passando per la conoscenza dei beni confiscati del territorio, e delle esperienze come la ex spiaggia Libera SPQR, sono tante le realtà incontrate sul territorio. Un modo per raccontare e comprendere le cause dello scioglimento per mafia, gli intrecci criminali e mafiosi, le storture e gli abusi nella gestione del demanio marittimo e le storie di corruzione. Ma anche per valorizzare l'impegno di tanti giovani e realtà del territorio che da anni costruiscono un argine a tutto questo.
 
Il campo è stato anche occasione di memoria, con l'incontro con i familiari delle vittime delle mafie che hanno portato le loro riflessioni ritrovandosi insieme a cittadini e volontari il 26 luglio a viale Amelia a Roma, luogo della morte di Rita Atria, giovane testimone di giustizia siciliana morta 26 anni fa, ad una settimana dalla morte di Paolo Borsellino, che aveva raccolto le sue testimonianze.
 
"Con i ragazzi del Campo siamo infine andati a visitare direttamente cosa succede nelle campagne di Latina e Sabaudia, dove insieme a Marco Omizzolo e alla Flai Cgil abbiamo conosciuto le storie di sfruttamento e caporalato in ambito agricolo - spiega Marco Genovese responsabile di Libera nella capitale - Dalla tratta internazionale, che porta braccianti sikh fino alla nostra regione, alle caratteristiche dello sfruttamento organizzato nei campi e nelle aziende, fino alle testimonianze dirette di chi, e sono i primissimi casi in Italia, ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, proprio grazie alle denunce delle violenze e dello sfruttamento subito nelle campagne dell'agro pontino. Una giornata conclusa con un pranzo etnico nel tempo della comunità sikh, tra i luoghi simbolici che hanno portato negli anni scorsi fino allo storico sciopero del 16 aprile 2016 di migliaia di braccianti sikh. Uno sguardo aperto e largo sulle storie di Ostia e del Lazio, e che giorno dopo giorno sta consentendo ai ragazzi, pieni di domande e curiosità, di raccogliere spunti di impegno e conoscenza che porteranno poi nella loro terra".