Il Golan, l'ultimo favore di Trump a Netanyahu

BEIRUT – Venerdì 17 Novembre, nell'indifferenza generale, l'Amministrazione americana sotto lo scettro di Trump, ha aggiunto un'altra perla al già ricco collier di decisioni e prese di posizioni palesemente sbilanciata a favore d'Israele, quando non altrettanto palesemente contrarie alla legalità internazionale, votando per la prima volta contro la risoluzione delle Nazioni Unite che considera nulla e priva di qualsiasi effetto l'annessione unilaterale delle alture del Golan, conquistate nella guerra dei Sei Giorni (Giugno 1967) da parte d'Israele. Un dono, o meglio, un favore da parte dell'attuale amministrazione che il premier traballante e forse uscente, Netanyahu, ha citato a riprova degli eccellenti rapporti con gli Stati Uniti, dovuti essenzialmente alla sua forte leadership, e dunque un motivo in più per evitare nuove elezioni
Si tratta della famosa risoluzione 497, che fa parte del rosario delle risoluzioni addottate dal cosiddetto governo del mondo nel tentativo di limitare, agitando il vessillo della legalità, le conseguenze delle conquiste territoriali israeliane realizzate attraverso quella guerra, in aperta violazione, tanto per citare l'esempio più eclatante, della Convenzione di Ginevra che ne fa divieto. Un rosario che per decenni i dirigenti palestinesi hanno ripetuto come una cantilena a sostegno dei proprio diritti e a condanna dello stato israeliano che quelle risoluzioni ha puntualmente ignorato.
Così, ogni anno, al Palazzo di Vetro, si ripete il rito di confermare con un voto non vincolante che l'occupazione del Golan, un altopiano di 1.800 chilometri quadrati, al confine tra Siria, Libano, Giordania e Israele, è un problema irrisolto e una ferita aperta nel sistema delle leggi e dei trattati che regola la convivenza tra stati. Potrebbe, d'altronde essere diversamente? L'alternativa sarebbe considerare legittima l'annessione del Golan da parte israeliana e, di conseguenza, fare un passo indietro al colonialismo ottocentesco, affermando che l'unica regola cui deve adeguarsi la coesistenza internazionale è la legge del più forte.
Che qui sia in ballo anche un principio morale oltre che una questione politica lo dimostra il fatto che per decenni, al momento del rinnovo della risoluzione 497, per quanto a malincuore, visti gli strettissimi rapporti di alleanza e protezione esistenti, gli Stati Uniti hanno manifestato qualche scrupolo astenendosi e non votando contro. Altri tempi.
Trump ha deciso che gli scrupoli vanno messi da parte. Proseguendo nel suo atteggiamento maramaldesco assunto nei confronti dei palestinesi per costringerli a rinunciare alle loro pretese nazionalistiche e accettare un accordo che suonerebbe come una resa, atteggiamento testimoniato da una serie di decisioni, dalla cancellazione degli aiuti all'ente per il sostegno dei rifugiati, Unrwa, al riconoscimento di Gerusalemme come capitale d'Israele senza alcuna menzione delle rivendicazioni palestinesi su una parte della Città Santa, Trump ha impartito l'ordine alla fedele ambasciatrice Nikki Haley di votare contro. Così lasciando cadere l'ultimo sospetto d'imparzialità si potesse ancora nutrire nei confronti dell'attuale amministrazione alle prese con il conflitto più antico del mondo.
Con i soliti toni liquidatori e militanti, Haley ha cercato di spiegare il perché della svolta. “Se questa risoluzione avesse mai avuto un senso, sicuramente non lo ha oggi”, ha sentenziato la diplomatica. Perché, di grazia, la legge, in questo caso la Convenzione di Ginevra, che impedisce l'annessione di un territorio conquistato con la guerra nel caso del Golan, non avrebbe, oggi più validità? Soltanto perché la comunità internazionale da tempo ha rinunciato a far valere la sua autorità e il rispetto delle proprie decisioni nei confronti d'Israele?
Una risposta, da parte di Heley forse c'è. Laddove dice: “Le atrocità che il regime siriano continua a commettere dimostrano la sua mancanza di idoneità a governare chiunque”. Dunque, l'inadeguatezza di Assad, aggravata dal sistema totalitario che guida, legittimerebbe la pretesa israeliana di appropriarsi di una parte del territorio siriano. Ma come mai, questa stessa palese inadeguatezza e questo stesso autoritarismo del regime siriano, non ha impedito che altri governanti israeliani cercassero di risolvere il contenzioso sul Golan attraverso un negoziato (tentativi succedutisi fino al 2008)?
La risposta è semplice: perché il principio di realtà che secondo Trump e il genero, Jarred Kushner, architetto di quello che dovrebbe essere l'Accordo del Secolo capace di portare la pace in Medio Oriente, con la benedizione dell'erede al trono saudita, Mohamed bin Salman, grande ammiratore e alleato sottotraccia d'Israele, quel principio di realtà, dicevamo, impone innanzitutto di riconoscere il primato della filosofia del “fatto compiuto” sopra il rispetto della legalità, del pragmatismo sull'osservanza dell'etica.
Ma questo evidente contorcimento storico, logico e legale non vale per tutti. A parte che il Medio Oriente è pieno di satrapi e despoti con cui gli Stati Uniti vanno sottobraccio, forse oggi più che mai, il cosiddetto 'Universalismo americano contempla, all'occorrenza, una doppia morale che si esplicite nell'adozione di un doppio standard di comportamento. Mentre Israele può tranquillamente annettersi Gerusalemme Est e il Golan, l'annessione della Crimea da parte della Russi di Vladimir Putin è considerato un atto sordido, biasimevole, violento e suscettivo della più dura condanna.
Di più, anche se certo non costituiscono titolo per giustificare un'annessione, i legami tra la Russia e la Crimea sono etnici, storici e culturali. Mentre Israele non aveva alcun legame con il Golan, la cui popolazione è a stragrande maggioranza composta da drusi. E visto che il diritto storico che Israele accampa per giustificare la colonizzazione e in definitiva la stessa occupazione dei Territori si basa soprattutto sui miti tramandanti dalla Bibbia, va detto che il Golan non fa parte di quella tradizione. Sul Golan non c'è traccia dei progenitori d'Israele. L'altopiano è sempre stato un territorio siriano appartenente dai tempi dell'impero ottomano alla grande provincia di Damasco, ma in posizione dominante rispetto al sottostante stato ebraico e, dunque, strategicamente troppo pericoloso per restare in quelle mani. Eppure...

Condividi:
  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks
  • FriendFeed
  • LinkedIn
 

2 commenti

  • Colonialismo ottocentesco?? La Siria ha scatenato la Guerra dei 6 Giorni, insieme ad altri stati arabi col preciso intento di distruggere Israele e sterminare la sua popolazione. Ha perso la guerra e perso il Golan, come è successo al termine delle due guerre mondiale alla Germania ed ai suoi alleati (hanno perso pezzi importanti di territorio ad esempio Turchia, Ungheria, Romania, la stessa Italia) senza che l'ONU intervenisse ogni anno a chiedere il ritorno dei territori persi.
    Quanta ipocrisia in nome del petrolio arabo.

  • Ottima analisi tattica ... soprattutto con l'enfasi sulla "doppia morale" che gli Stati Uniti stanno tenendo da ormai decenni e non solo nell'epoca di Trump ...
    La doppia morale di chi cerca di giustificare bambinescamente il fatto che ora "la caramella è sua" fregandosene che l'ha rubata al bambino più debole ...

    Ma qui egregio dr. Stabile, SIAMO BEN OLTRE ALLA "DOPPIA MORALE" ...

    SIAMO ALLA "TRIPLA MORALE" quando, come lei giustamente sottolinea, è la Russia che accetta che una Regione con voto prevalente vuole essere annessa ...
    questa è "QUADRUPA MORALE" ... se una regione vuole essere annessa alla Russia allora i "democratici" Stati Uniti non lo vogliono, ma se è Israele che si annette con la forza una regione NON propria ... allora va bene ...

    Direi che gli Stati Uniti già prima dimostravano di avere una "elasticità morale" pari solo al prof dei "fantastici 4" ... ora siamo ben peggio ... viene usata quando fa comodo e dileggiata quando non fa comodo ...

    Comunque nel caso specifico ci si dimentica l'aspetto più importante è cioè che in quella zona NON CI PUO' ESSERE PACE PERCHE' NON SI VUOLE CHE CI SIA PACE ...

    MA QUELLO CHE VERAMENTE GLI EBREI DIMENTICANO E' CHE SESSANTA ANNI FA SONO STATI LORO A SUBIRE CERTE ATROCITA' ... CHE LORO ORA FANNO SUBIRE AD UN ALTRO POPOLO ...
    DIMENTICANDO ( CIOE' SONO I LORO IGNORANTI CAPIPOPOLO CHE LO DIMENTICANO O NON LO SANNO) CHE LA NEMESI STORICA PRIMA O DOPO RITORNA ... ED A SOFFRIRE SARA' ANCORA IL POPOLO EBRAICO ...

    PERO' LA COSA PIU' ASSURDA E' CHE QUANDO QUALCUNO AFFERMA CHE LA SHOAH NON C'E' MAI STATA ALLORA SI ERGONO A DIFENSORI DI CIO' CHE IL POPOLO EBRAICO HA SUBITO ...

    Ma quale doppia i tripla o quadrupla o quintupla morale ... qui siamo solo difronte ad un gruppo di delinquenti che si sono fatti eleggere da due popoli che si sono fatti turlupinare ... ed ora ne combinano di tutti i colori ...

    ma la STORIA NON DIMENTICA ...
    GA