Barcellona, l'indipendenza si avvicina ma si cercano alternative

Lunedì il Parlaemnto riunito in seduta plenaria. La Chiesa potrebbe avere un ruolo di mediatore, come richiesto da Puigdemont, ma l'Arcidiocesi di Madrid non ufficializza. La banca Sabadel sposta la sede fuori dalla Catalogna

Il lunedì della secessione catalana si avvicina a passi rapidi. Ed in molti, dai settori più disparati della vita politica ed economica locale, cercano di trovare un'alternativa alla proclamazione unilaterale d'indipendenza.
Ufficialmente la convocazione del parlamento in seduta plenaria è solo per ascoltare la relazione di Carles Puigdemont su gli esiti del referendum.

Tuttavia le opposizioni sanno bene che le forze indipendentiste - che detengono la maggioranza nell'organo rappresentativo - approfitteranno del numero per forzare un voto e ufficializzare lo strappo da Madrid. 
Chi cerca un'alternativa alla cosiddetta Dui, la dichiarazione unilaterale di indipendenza, ed alla probabile risposta del governo spagnolo, obbligato a quel punto a rimuovere i vertici politici catalani, aprendo uno scontro dagli esiti imprevedibili, lo fa aggrappandosi ad una frase che Puigdemont ha ripetuto spesso: cerchiamo un mediatore.
Nei giorni scorsi sembrava che il ruolo lo potesse ricoprire, con l'efficacia che la contraddistingue dimostrata a Cuba e nella mediazione tra il governo colombiano e le Farc, la chiesa cattolica. 

Secondo diverse fonti Puigdemont avrebbe sollecitato l'intervento dei cardinali Osoro ed Ormella, arcivescovi di Madrid e Barcellona, nonché molto vicini al Papa.
Oggi pero l'Arcidiocesi di Madrid nega che la chiesa cattolica abbia accettato un ruolo ufficiale per facilitare il dialogo tra la Spagna e la Catalogna e tuttavia i due prelati martedì scorso hanno incontrato il premier Mariano Rajoy ed cardinale Ormella ha fatto la spola tra Madrid e Barcellona per un vertice con il vice di Puigdemont, Oriol junqueras.

Chi si è già organizzando per limitare i danni di una possibile dichiarazione unilaterale d'indipendenza e di uno scontro istituzionale è in queste ore Sabadell, quarta banca spagnola che insieme a Caixa, altro istituto catalano ha perso in pochi giorni capitalizzazione per oltre 4 miliardi e soprattutto teme di perdere la protezione di Madrid - intervenuta in passato per sostenerla - nonché di uscire dal sistema europeo.

Per questo Sabadel poco fa ha deciso che sposterà la sede fuori dalla Catalogna, non è chiaro - lo deciderà questa sera in una riunione speciale - se ad Alicante o a Madrid.

E dietro il malessere delle banche si nasconde quello di una fetta rilevate di economia catalana, molto preoccupata di quanto accadrà in parlamento lunedì. Il turismo ad esempio ha avuto un calo improvviso, con alcune navi da crociera che già preferiscono il porto più sicuro di Valencia, e molti imprenditori, la sopravvivenza dei quali è legata alle esportazioni in Spagna, che lamentano un caduta di profitti per un boicottaggio delle merci catalane, ufficialmente mai dichiarato ma a quanto pare molto efficace. 

 

Ti potrebbe interessare

I più visti

condividi