Iraq: primo voto post-Isis tra caos sciita e questione curda

A pesare su queste elezioni anche il clima incadescente tra Usa e Iran, dopo la decisone di Trump di uscire dall' accordo sul nucleare   

Si vota in Iraq e sono le prime elezioni parlamentari  dopo la sconfitta dell'Isis, le quarte dalla caduta del regime di Saddam Hussein.

Eppurre sulle urne, a Kirkuk,  non è mancarto il temuto attacco, nonostante le misure di sicurezza eccezionali: alcuni militanti dell'Isis hanno aperto il fuoco contro le
forze dell'ordine, composte da polizia e milizie. Almeno 8 agenti sono stati uccisi.

Nel complicato panorama politico iracheno, ci sono ben  88 liste che puntano ai  329 seggi disponibili in parlamentoi, di cui appena nove riservati alle minoranze religiose non islamiche.

Ad intricare ulteriormente la matassa di difficili equilibri politici, oltre alle tradizionali contrapposizioni confessionali ed etniche tra sciiti e sunniti e tra arabi e curdi, questa volta si aggiungono anche  le spaccature all'interno di questi stessi campi.

Gli sciiti, nonostante le divisioni, sono dati per vincenti, in difficoltà invece i curdi, per altro determinanti nella lotta all'Isis.

Ha votato anche Il premier Abadi e dopo il voto  ha lanciato ancora una volta l'appello a "tutti gli iracheni affinché vadano in massa a votare" per dare il messaggio di "unità" e a mostrare il "volto civilizzato" del Paese.
 
In tutto il paese le urne elettorali, aperte stamani  alle 7 locali, le sei in Italia, rimarranno aperte sino alle  18 locali (le 17 italiane). 

 

 

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