Milano, 24 novembre 2017 - 09:23

Frustavano i figli col filo elettrico, condannati a 3 anni e sei mesi

Torino, il giudice ha disposto anche il pagamento di una provvisionale di 10mila euro a favore di ciascun figlio, che veniva costretto anche a svegliarsi all’alba per pregare

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TORINO - Frustati con il filo elettrico sulle mani e sotto la pianta del piede, legati a una sedia per punizione, imprigionati al buio in una stanza senza finestre e lasciati per ore senza cibo. Costretti anche a svegliarsi all’alba per leggere il Corano, per pregare e per studiare la cultura islamica. Privati di Facebook e con nessuna possibilità di utilizzare altri social network. Un calvario doloroso che per tre sorelle minorenni e per il loro fratellino più piccolo è durato quasi quattro anni, dal 2011 al 2015. Questa mattina i loro genitori sono stati condannati con l’accusa di maltrattamenti. Il giudice Maria Iannibelli ha stabilito per entrambi una pena di 3 anni e sei mesi di reclusione e il pagamento di una provvisionale di 10mila euro a favore di ciascun figlio.

«Piuttosto che tornare a casa, io mi uccido. Non voglio più stare con mamma e papà. Papà ci picchia e io preferisco morire”. Erano state queste parole, rivolte da una delle ragazzine alla propria insegnante, a svelare l’orrore e a far venire alla luce la terribile vicenda. Prima che il giudice entrasse in camera di consiglio, la mamma finita sotto processo si era giustificata così: «Vivevamo in sette in pochi metri quadrati, eravamo in una situazione disperata e nessuno ha mai compreso le nostre difficoltà». Gli imputati erano difesi dall’avvocato Guido Savio, le vittime di maltrattamenti erano assistite dall’avvocato Emanuela Martini. A rappresentare l’accusa in aula c’era il pubblico ministero Dionigi Tibone.

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