10 aprile 2018 - 09:32

Teatro Regio, per sostituire Vergnano la sindaca punta su un amico di Grillo

Giancarlo Del Monaco ha 75 anni. E una tempestosa carriera alle spalle

di Gabriele Ferraris

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Beppe Grillo con Giancarlo Del Monaco Beppe Grillo con Giancarlo Del Monaco

Giancarlo Del Monaco, 75 anni, regista e dirigente di teatri d’opera, figlio del grande tenore Mario, sarà il nuovo sovrintendente del Regio. Walter Vergnano può accomodarsi alla porta, con un anno d’anticipo sulla scadenza naturale del mandato. La notizia non è ancora ufficiale, ma tutto induce a credere che sarà questa la carta che Appendino intende giocarsi venerdì prossimo al Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Regio. Finora, però, il nome non è stato pronunciato: ieri la Leon ha semplicemente avvisato l’Antonella Parigi che hanno intenzione di «discutere sul futuro del Regio». In Regione sono incavolati come aquile con la colite, perché finora Madamin non ha manco alzato il telefono per un informale scambio di opinioni. Eppure la voce circola da tempo, con indiscrezioni giornalistiche insufflate chissà da chi e rilanciate anche in Spagna, dove Del Monaco lavora spesso.

Ma Chiarabella se ne sta muta, toma toma cacchia cacchia. A norma di Statuto (articolo 10) il sovrintendente del Regio «è nominato dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo su proposta del Consiglio di indirizzo». Al momento quindi l’ultima parola l’avrebbe ancora Franceschini; oppure toccherà al nuovo ministro, quando mai ci sarà. In passato la scelta del sovrintendente è sempre stata il frutto di un accordo fra i soci della Fondazione Teatro Regio. Stavolta invece il nome di Del Monaco arriva sul tavolo del Consiglio di indirizzo bell’e confezionato. Non si ha notizia di bandi o altre operazioni di «trasparenza». Né si può parlare di «svecchiamento» con un candidato di 75 anni, dieci più di Vergnano. La defenestrazione non mi stupisce. Vergnano è una creatura del centrosinistra, già fedelissimo di Fassino. Appendino finora se l’era tenuto controvoglia, un po’ perché presentava conti in ordine e un teatro funzionante, e molto perché il duttile sovrintendente s’era rapidamente coperto e allineato. Ma nell’ultimo bilancio mancava un milione e mezzo, per via di vecchie spese mai recuperate. E lei ha preso la palla al balzo.

La rapidità nella scelta del successore invece m’ha sorpreso. Non immaginavo un’Appendino con idee così definite in materia d’opera lirica. Ma non sono troppo convinto che sia farina del suo sacco. Dubito che Madamin abbia avuto occasioni e mezzi propri per apprezzare Giancarlo Del Monaco. Io confesso di non averlo mai sentito nominare prima: tant’è che, per ovviare alla mia ignoranza, ho provveduto a un diligente lavoro di documentazione. Ho appreso così che Giancarlo Del Monaco è persona ben nota e assai cara a Beppe Grillo, che nel sito del regista (www.giancarlodelmonaco.com) vediamo affettuosamente abbracciato al futuro sovrintendente in una foto scattata al meeting di Rimini nel 2017. L’amicale scintilla fra i due è scoccata nel 2016: Del Monaco contattò il Guru per suggerirgli di utilizzare «Un amore così grande» cantata dal celebre babbo come colonna sonora di un raduno dei cinquestelle a Treviso. Sempre on line apprendo che, secondo il quotidiano spagnolo «La Razón», la scelta di Del Monaco come sovrintendente del Regio dipenderebbe anche dalla sua capacità « de crear mucho con poco ». Insomma, di produrre spettacoli di qualità a costi modesti. La qualità degli spettacoli è tuttavia controversa: alcuni suoi allestimenti, come dire?, «non convenzionali» hanno talora suscitato le riserve di parte della critica e del pubblico più tradizionalista (http://www.sipario.it/recensioniliricad/item/10734-don-carlo-regia-giancarlo-del-monaco.html).

Quanto alla frugalità, stride con il «crear mucho con poco» ciò che riferiva nel 1993 il «New York Times»: il futuro sovrintendente del Regio, all’epoca direttore generale dell’Opera di Bonn con uno stipendio di 250 mila dollari all’anno, finì al centro di calde polemiche per aver sforato di 2,4 milioni (sempre in dollari) il budget del teatro, con conseguenti malumori della municipalità e indagini della Procura distrettuale. Il suo principale sostenitore all’interno dell’amministrazione cittadina, il barone Hans-Jochem von Uslar-Gleichen, lo giustificò dicendo che «si sapeva ci sarebbero stati problemi sui soldi» perché Del Monaco «non è un manager nato» (« he isn’t a natural manager ). Questo accadeva un quarto di secolo fa: c’è da augurarsi, per la salute del Regio, che nel frattempo il futuro sovrintendente abbia perfezionato le sue strategie di bilancio. Il «New York Times» cita inoltre l’autorevole magazine tedesco «Der Spiegel», che esprimeva forti dubbi sul fatto che Del Monaco possedesse «la finezza finanziaria o politica per realizzare le ambizioni di Bonn a proposito del suo teatro d’opera». A dispetto dei dubbi, Del Monaco rimase alla guida dell’Opera di Bonn fino al 1997. Ben prima, nel 1982, Del Monaco aveva lasciato l’incarico di general manager dello Staatstheater di Kassel dopo due anni che il «New York Times» definisce «stormy», tempestosi. A proposito di quell’esperienza del nostro prossimo sovrintendente, una fonte locale, la «wiki» regionale dell’Assia ricorda gli allestimenti operistici «opulenti» ( opulente Operninszenierungen ), tra cui uno scandaloso «Don Giovanni» di Peter Pachl con «numerosi nudi sul palco» ( mit zahlreichen Nackten auf der Bühne ), ma anche «molto rumore» ( Krach gab’s zuhauf ) con il direttore musicale Woldermar Nelsson. Qui a Torino abbiamo già un’idea di che cosa possa significare «molto rumore» fra sovrintendente e direttore musicale. La carriera manageriale di Del Monaco si alterna alle sue regie operistiche: comincia nel ‘75 con la direzione artistica del Festival di Montelpulciano, da lui fondato insieme con il papà, e comprende finora altri cinque incarichi presso istituzioni liriche di media caratura.

Dopo i due anni «stormy» a Kassel, Del Monaco è stato infatti sovrintendente del Festival di Macerata, poi a Bonn e quindi, dal 1997 al 2001, all’Opéra di Nizza. Ottiene ancora nel 2009 la direzione artistica del Festival de Opera di Tenerife, ma l’avventura alle Canarie si conclude anzitempo con il licenziamento, nel 2012, «per motivi economici» e dopo alcuni allestimenti controversi. Lui la prese bene, e dichiarò al quotidiano «El Dia» di essere vittima di «barbarie e ignoranza».

- Il blog Gabo su Torino

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