6 marzo 2018 - 16:39

Carlo, dal quartiere Crocetta al Sahara: «Giro l’Africa in autostop, scrivo libri e sbanco Amazon»

È partito 6 anni fa dalla sua Torino. Il profilo Fb conta 200mila «amici» e il suo primo manoscritto «Vagamondo» è stato il libro di viaggio più venduto su Amazon nel 2016

di Elena Andreasi

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Carlo Taglia in Egitto alla fine del suo viaggio Carlo Taglia in Egitto alla fine del suo viaggio

«È stato il viaggio più duro che ho fatto, spesso ho sentito razzismo nei miei confronti perché ero l’unico non africano. Il mio sogno era arrivare al Cairo e ora che ci sono ho deciso di allungare il viaggio fino a Capo Nord, sempre muovendomi senza aerei». Carlo Taglia, torinese doc, ha appena realizzato il suo ultimo sogno di viaggiatore: percorrere l’Africa più selvaggia dal Sudafrica all’Egitto usando solo trasporti pubblici o in autostop. Gli ci sono voluti 5 mesi e un certo grado di logoramento psicologico perché «a volte mi sono sentito in pericolo», confessa, ma ne è valsa la pena.

Il libro «Vagamondo»

Certo, non si tratta di un viaggio adatto a tutti, Carlo è uno dei massimi esperti in materia, nonché un vero e proprio fenomeno social e su Amazon: il suo profilo Facebook è seguito da oltre 200mila follower, e il suo primo manoscritto, Vagamondo, è stato il libro di viaggio più venduto su Amazon nel 2016, con 21mila copie. È partito dalla Crocetta, dalla Torino che tanto gli stava stretta, 6 anni fa, e da allora non ha più smesso di viaggiare, toccando una cinquantina di nazioni. Ha scritto tre libri, Vagamondo, La fabbrica del viaggio e Vagamondo 2.0, e adesso, dopo questa avventura, ne ha in cantiere un altro: «Ci sto già lavorando, voglio farlo uscire a maggio e si intitolerà Vagamondo 3.0. La scrittura, in questi mesi solitari, mi ha fatto compagnia», racconta.

«In Africa un bianco è molto più solo di un nero in Europa»

«In questi anni ho girato tutto il mondo, ma l’Africa la ricorderò per la potenza della sua natura, la luce, l’impressionante bellezza dei paesaggi, i popoli magnifici incontrati. Tuttavia non ci vivrei in pianta stabile: l’Africa è vitalità e crudeltà al tempo stesso, è cinica e cruda come nessun altro posto. Ho incontrato persone straordinarie, ma a volte mi sono sentito in pericolo come mai prima d’ora: mi hanno puntato una pistola in faccia in Sudafrica. Qui un bianco è molto più solo di un nero in Europa. La paura è stata dettata anche dalla solitudine: mi ha avvicinato all’essenziale. Ora però mi manca molto parlare la mia lingua». Durante questi mesi Carlo è stato segnato da un’esperienza su tutte: la permanenza in un orfanotrofio di Mombasa, in Kenya, dove ha fatto il volontario. «Sono stato con i bambini e ho documentato la drammatica realtà degli orfanotrofi kenioti. In futuro voglio circondarmi di bambini, che siano miei o orfani in cerca di amore».

«Ora sogno una famiglia»

Dopo tanto viaggiare Carlo ha individuato quindi la sua missione e il suo posto nel mondo: «Si sta chiudendo una fase della mia vita, i prossimi sogni non riguardano i viaggi. Desidero una vita semplice, nel mezzo della foresta svedese con la mia compagna, lavorando l’orto e mettendo su famiglia. Se non avessi viaggiato mi sarei distrutto con le mie mani. Il viaggio è la più straordinaria università che ci sia, ora per me è tempo di andare oltre».

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