Torino

Torino, saluti romani davanti alle tombe dei caduti di Salò: indagati nove neofascisti

La commemorazione del 22 ottobre oggetto dell'inchiesta (immagini dalle pagine Facebook di Casapound Torino e di Matteo Rossino) 
Accusa di apologia di fascismo per una celebrazione al cimitero Monumentale. Tra gli inquisiti alcuni simpatizzanti di Casapound, due ultrà juventini e uno granata
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Nove militanti di Casapound sono stati indagati per i saluti romani esibiti al cimitero Monumentale di Torino lo scorso 22 ottobre, durante la cerimonia di commemorazione dei caduti dell'ex Repubblica sociale italiana. La Digos di Torino, che ha condotto l'indagine, questa mattina ha depositato l'informativa in Procura, dopo aver notificato le elezioni di domicilio dov'è contestata la violazione dell'articolo 2 della legge Mancino, che condanna l'apologia di fascismo. Tra gli indagati, come anticipato da Repubblica Torino sul giornale di oggi, ci sono anche tre personaggi noti nel contesto delle tifoserie: due ultras bianconeri legati al gruppo dei 'Drughi' e un ultrà granata della curva Primavera. Per questi si sta valutando il Daspo.

Un altro momento della commemorazione 

Alla cerimonia, che si svolge ogni anno, hanno partecipato una settantina di persone: una trentina di CasaPound e alcuni skinhead. I militanti si sono soffermati davanti ai loculi dei caduti di Saló e davanti alla lapide dell'ardito Cherasco, dove hanno anche depositato una corona di fiori. Il tutto accompagnato dai saluti romani. Gli agenti della Digos hanno potuto identificarli grazie a filmati e registrazioni: è la prima volta che viene contestata l'apologia di fascismo, a Torino,
Il manifesto di annuncio della cerimonia 

L’ultima volta è stata, appunto, il 22 ottobre. La manifestazione, annunciata e concordata con la questura, ha richiamato alle dieci del mattino davanti all’ingresso di via Varano un centinaio di persone. Un rituale nostalgico, consolidato nel tempo: il corteo si è diretto verso le tombe dei caduti della Seconda guerra mondiale, dove oltre ai morti in guerra tra il 1943 e il 1945 sono accolte le vittime di Salò, e poi davanti al monumento funebre all’ardito Carlo Cherasco. Una cerimonia che dura mezz’ora o poco più, presidiata in modo discreto dalle forze dell’ordine, che solitamente si concludeva nell’indifferenza. Gesti fascisti, inni al duce, il discorso di qualche reduce ottuagenario, celtiche e rune cucite sulle giacche facevano parte di una simbologia solitamente tollerata durante la commemorazione.

Solo qualche volta la "passeggiata" aveva suscitato lo sdegno di alcuni cittadini in visita alle tombe di amici e familiari. Alcuni anni fa ne era nato anche un parapiglia. Ma mai la preghiera per i caduti fascisti, suggellata anche dalla benedizone di un sacerdote, a Torino era stata considerata reato. A Milano sì: al cimitero Maggiore c’è il campo X, in cui sono stati sepolti più di mille combattenti con la camicia nera. La cerimonia richiama sempre molti neofascisti e si è conclusa varie volte con la denuncia di decine di persone che avevano fatto il saluto romano.

"Quando commemoriamo un defunto a noi caro - dice Marco Racca, coordinatore regionale di Casapound - facciamo così: pronunciamo il suo nome, rispondiamo 'Presente!' per affermare che vive ancora nella nostra lotta e alziamo il braccio nel saluto romano". Saluto proibito per legge, però. "Sì, ma finora a Torino nessuno era mai stato denunciato per averlo fatto a una commemorazione funebre".È la legge Scelba che considera reato "quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista".

Accuse che i partecipanti respingono: "Si tratta di una cerimonia raccolta, direi spirituale — continua Racca — Quindi non vedo come possa essere considerato antidemocratica. Noi non abbiamo mai voluto connotare politicamente questo evento, tant’è che non abbiamo portato le bandiere". Quest’anno la cerimonia, per quanto mai stata occulta, ha raggiunto una visibilità maggiore, anche attraverso foto rimbalzate in rete. La Digos si è messa al lavoro e ha identificato un gruppo di persone appartenenti a realtà diverse della galassia neofascista e ha portato le segnalazioni in procura perché un magistrato possa valutare le diverse posizioni.