Torino

Lettera aperta di Gianni Reinetti ai ragazzi gay morti insieme: "E' bello che la Chiesa vi abbia concesso il funerale unico"

Con Franco aveva formato la prima unione civile a Torino, ma quando lui era morto in un primo tempo gli erano state rifiutate le esequie religiose: "Noi siamo tutti figli di Dio, ma la Chiesa non è ancora del tutto aperta al vero amore"

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L'amore, "anche quello tra le coppie omosessuali deve poter entrare in chiesa". La vicenda di Alex e Luca, i due ventenni vicentini, morti martedì scorso per le esalazioni di monossido di carbonio in una villetta di montagna nel Veronese, ha colpito molto Gianni Reinetti, l'ottantenne torinese che nell'agosto 2016 è stato il primo a unirsi civilmente in città con il suo storico compagno Franco Perrello, morto poi nel giugno 2017. "Questa notizia mi ha scosso" racconta Reinetti che ha deciso di scrivere una lunga e commovente lettera ai due giovani tragicamente scomparsi.

"Alcuni giornali vi hanno definito: "due amici". Voi non siete due amici ma due ragazzi che si amano e che condividono ancora le vite e le emozioni, per l'eternità, in un posto che per tutti noi, qui sulla terra, è ignoto - scrive l'uomo - Non preoccupatevi perché il vostro amore sarà sicuramente conservato in eterno e ciò non scandalizzerà di certo quei bellissimi angeli con quelle spettacolari ali o le stelle che vi sorridono perché loro lo sanno, l'amore vince su tutto. Non scandalizzerà nemmeno Dio che ci ama incondizionatamente perché siamo tutti suoi figli". Reinetti era stato protagonista di una spiacevole querelle al momento della morte del suo Franco. In un primo momento si era infatti visto rifiutare le esequie religiose per il marito: "Quando a gennaio mi sono recato nella nostra parrocchia per far celebrare il funerale al mio Franco, il parroco voleva negare la cerimonia perché omosessuale - scrive ora ricordando quella vicenda - È dovuto intervenire don Carrega, il delegato vescovile per la pastorale delle persone omosessuali, il quale ha presieduto il rito funebre e, nella sua omelia, rivolgendosi a me e a Franco, ha affermato che tanti pensano che la prima parola da dire, in questi casi, sarebbe 'scusa'. Scusa per le disattenzioni, scusa per la freddezza, scusa per le dimenticanze. Ma questo dovrebbe farlo qualcuno più importante di me. Io, invece, ho detto loro 'graziè perché con la loro ostinazione ci hanno permesso di pensare a una Chiesa in grande, accogliente, capace di andare oltre e di non lasciare indietro nessuno".

Da Reinetti arriva invece un plauso al parroco che ha celebrato i funerali dei due giovani: "Che belle le parole pronunciate dal vostro parroco don Roberto per esprimere il rispetto alla vostra relazione - dice nella sua missiva - Il prete dice che il fatto che siate o meno una coppia non influisce sulla celebrazione del funerale unico. Siete anche voi figli di Dio. Eh già, è proprio vero, sante parole, bravo don Roberto! Questa è la Chiesa che io e Franco abbiamo sognato ma che ancora non è del tutto aperta al vero amore, molte volte esclude, al posto di includere, per paura di qualcosa che non ho ancora capito. Dio non conosce emarginazioni, non conosce distinzioni, ma chiede ad ogni persona di amare incondizionatamente dal proprio orientamento. Solo l'egoismo e la violenza sono contro natura. C'è tanta gente che soffre per colpa di una chiesa chiusa e ottusa all'amore, piena di pregiudizi. Nella mente e nel cuore di Dio non esiste l'uomo giusto o sbagliato, ma solo una parola e un sentimento: amore".

Il rapporto difficile con il mondo cattolico resta una ferita per Gianni: "Spero tanto che la chiesa si apra sempre di più a tutti gli uomini e le donne senza distinzioni, spero che non vi siano più discriminazioni, anche verbali, da parte di quel clero ancora troppo tradizionalista - conclude nella lettera - Mi stringo forte ai vostri genitori, amici e a tutti i vostri cari che vi sono stati vicini e vi hanno amato. Oggi vi stanno accanto con il loro cuore e con il loro pensiero. Sono vicino anche alla comunità di Vicenza e a tutte le associazioni Lgbt che si battono quotidianamente per una società più libera e più bella. Buon viaggio cari Alex e Luca e... salutate il mio Franco se lo vedrete".