Torino

Olimpiadi: il sì di Beppe Grillo non basta, 5Stelle divisi. Milano tenta il colpo

Beppe Grillo con Chiara Appendino (ansa)
La sindaca Appendino è tra due fuochi: i dissidenti nella sua maggioranza e il rischio che il Coni preferisca il capoluogo lombardo. Le opposizioni all'attacco
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Appendino è tra due fuochi: i dissidenti nella sua maggioranza e il rischio che il Coni preferisca Milano. Non basta la telefonata di Beppe Grillo a compattare le fratture nella maggioranza di Chiara Appendino spaccata sul sì alla candidatura di Torino per le Olimpiadi invernali del 2026. La strada per riportare i Giochi sotto la Mole è ancora in salita. E non solo perché, anche questa volta, a Palazzo Civico si teme lo scippo da parte di Milano.

Che il placet di Grillo non abbia sedato gli animi lo dimostra il silenzio della sindaca che si è limitata a condividere su Facebook il post con la visione olimpica di Alberto Sasso, l'architetto a a cui Grillo ha "affidato" la cura del dossier. Le sue uniche parole restano quelle pronunciate davanti agli attivisti venerdì sera riuniti in strada antica di Collegno. " Il nostro sarà un modello sostenibile con cui sfidare le città che propongono modelli di consumo del suolo, colate di cemento e debito. Il motto di Torino 2026 deve essere sostenibilità economica e ambientale".

Parlano invece i contrari. Nel gruppo segreto dei 5stelle per tutto il giorno si discute del diktat di Grillo, qualcuno minaccia di lasciare il Movimento, qualcuno chiede anche di rendere pubbliche le discussioni interne e dare trasparenza al dibattito. Le parole di Grillo lasciano "spiazzata" la valsusina Francesca Frediani, consigliere e capogruppo dei 5 stelle in Regione. " Spero che la questione non sia chiusa, vorrei che Beppe venisse in Valle a vedere i danni provocati dalla Olimpiadi. Forse gli sarà piaciuta l'idea di poter organizzare i Giochi con le nostre regole, ma quali strumenti di controllo abbiamo per il futuro? ". Dubbi condivisi anche da Davide Bono, l'ex candidato presidente della Regione, secondo il quale "si spenderebbe almeno un miliardo e credo che le priorità siano altre".

Le perplessità restano anche tra i consiglieri comunali che domani dovrebbero votare la mozione del Pd che invita la sindaca a presentare una candidatura. I dissidenti olimpici Paoli, Carretto, Ferrero, Albano e Pollicino hanno sì abbassato i toni nella discussione pubblica dopo la telefonata di Grillo, vissuta come un tradimento degli ideali 5 stelle, ma se domani si dovesse votare potrebbero anche tirarsi indietro. Cosa che sicuramente farà Deborah Montalbano, già uscita dal Movimento la scorsa settimana. Nella maggioranza si lavora per saltare l'ostacolo ed evitare il voto, magari lasciandone l'onere, mercoledì, al Consiglio metropolitano dove il centrosinistra è in maggioranza.

I giochi si fanno però anche fuori dalla Sala Rossa. Mentre il Coni guarda con attenzione a ciò che succede a Torino, il presidente Giovanni Malagò ha avviato una discussione con il sindaco di Milano Beppe Sala. Contatti di cui anche Appendino sarebbe venuta a conoscenza. E a Palazzo Civico si pensa che l'accelerazione della sindaca, compreso l'intervento di Grillo in assemblea, sia motivata dal timore che i tentennamenti nella maggioranza penstellata favorissero lo scippo meneghino.

Intanto dall'opposizione, Osvaldo Napoli ( Fi), definisce " sconcertante che Beppe Grillo decida per Torino, al posto del sindaco, che vede confiscati i suoi poteri". Il Pd, tramite il suo capogruppo Stefano Lo Russo, predica la concordia istituzionale: " Ci piacerebbe che il sì alle Olimpiadi fosse votato all'unanimità" dice, ma è chiaro che sia a destra, che a sinistra, la politica è pronta a sfruttare maldipancia e fibrillazioni che travagliano l'amministrazione Appendino. Magari già da domani.