Torino

Torino, lo jihadista Halili non risponde al gip ma chiede: "Toglietemi dall'isolamento"

L'arresto di Elmahdi Halili mercoledì mattina 
Interrogatorio di garanzia per ventitreenne arrestato a Lanzo. Il suo avvocato: "Nelle carte nessun riferimento alla preparazione di attentati"
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Si è avvalso della facoltà di non rispondere Elmahdi Halili, il giovane italiano di origini marocchine, di 23 anni, arrestato ieri dalla polizia a Lanzo, nel Torinese, per apologia dello Stato Islamico. Halili, assistito dall'avvocato Enrico Bucci, oggi è comparso dal gip Ambra Cerabona per l'interrogatorio di garanzia. Il suo legale lo ha definito "frastornato". Secondo quanto si apprende, il giovane ha manifestato il desiderio di non essere più detenuto in isolamento. Non ha domandato libri o fatto altre richieste.

"Valuteremo nei prossimi giorni se fare richiesta di riesame dell'ordinanza, abbiamo dieci giorni di tempo a decorrere da oggi", ha spiegato l'avvocato Bucci, che ha precisato: "Nelle carte dell'indagine non c'è traccia di attività preparatorie alla commissione di attentati. Non risulta nemmeno che Halili abbia esortato qualcuno a compiere azioni violente. Ci sono solo dei discorsi e dei commenti che, fra l'altro, a volte capita di sentire in giro".

Dalle carte emerge tutavia che Halili era riuscito a costruirsi un seguito sui canali del web, e che cercava di incrementare il numero dei suoi seguaci contattando, via Facebook, anche degli italiani. Nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Cerabona viene citato il caso di un video con un sermone di Anwar al Awlaki, conosciuto come "il Bin Laden di internet", che dopo essere stato condiviso da Halili sulle proprie piattaforme ha raccolto in pochissimo tempo 124 visualizzazioni in più. Nel messaggio si afferma che Allah "castigherà gli infedeli con le vostre mani o con quelle di altri", e che "se uno di voi ammazza uno di loro finirà in paradiso". Gli investigatori, monitorando l'attività di Halili su internet, hanno scoperto che contattava delle persone di nazionalità italiana che, in alcune chat private, avevano manifestato dell'interesse verso l'attività dello Stato islamico.

Halili, già fermato nel 2015 durante un'inchiesta per la diffusione di materiale di propaganda a favore dell'Isis, aveva patteggiato due anni con la condizionale per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Le indagini successive della Digos hanno evidenziato da parte sua un crescente percorso di radicalizzazione che, nonostante la sentenza, aveva addirittura intensificato la sua attività di proselitismo e indottrinamento. Su varie piattaforme web diffondeva documenti di propaganda e inneggianti allo Stato Islamico. Ormai, raccontano conoscenti e parenti, viveva completamente isolato in casa propria: all'arrivo della polizia la sorella ha esclamato: "Ci avevi promesso che non l'avresti più fatto".

Tra il materiale sequestrato ci sono diversi filmati che riproducono le gesta dei mujaheddin in Siria e in Iraq, le cruente esecuzioni nei confronti di civili e militari, le rivendicazioni e celebrazioni degli attentati di Parigi e Bruxelles. E ancora, i sermoni dai toni
accesi di predicatori dell'odio del calibro di Anwar Al - Awlaki, conosciuto anche come "il Bin Laden di Internet", considerati da Halili come dei padri spirituali al pari del portavoce del Califfato Mohamed Al Adnani.