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Toulon, corazzata di star è il Real della palla ovale

I galacticos contano 30 nazionali: hanno vinto tre Champions consecutive Coach Galthiè mescola All Blacks e Springboks, gli argentini e i maestri inglesi

di Andrea Passerini
2 minuti di lettura
TREVISO. Una multinazionale di nazionali. Una corazzata di star da 4 continenti, un concentrato spaventoso di campioni.

A Treviso esordisce - sì, da 20 anni Treviso è alla ribalta d’Europa, ma Tolone non è mai stato incrociato – il fenomeno ovale dell’ultimo decennio a livello di club, con un budget di 40 milioni di euro l’anno, praticamente 5 volte quello del Benetton.

Tutto nato dall’ambizione e dai sogni di un mecenate impazzito per la pallovale, Mourad Boudjellal, 57 anni, origini algerine-armene dei fumetti Oltralpe, che ha acquistato la squadra che galleggiava in ProD2 dopo una retrocessione per debiti, e l’ha portata in pochissimo tempo a primeggiare in Europa (tre Champions Cup consecutive vinte, dal 2012 al 2015), e a giocarsi tre finali di Francia, vincendone soltanto una però, nel 2014, grazie a campagne acquisti faraoniche, ma anche a staff tecnici stellari, e basti citare Laport e l’attuale timoniere Fabien Galthiè, assistito da Dal Maso, Landreau ed Edmonds (meno felice l’esperienza di Diego Dominguez).

Nella squadra francese, che ha 115 anni di storia, giocano almeno 30 nazionali di oggi e di ieri. Due squadre potenzialmente da quarti dei mondiali e papabili alle semifinali. Lista impressionante: Ma’a Nonu, Fekitoa e McAlister degli All Blacks. E ancora, Habana, quello che sfidava i ghepardi, e Pietersen, le due ali del Sudafrica, con i compagni o ex Kruger, Vermeulen, van de Merwe. C’è Chris Ashton, l’ala inglese creatore degli spettacolari tuffi in meta; gli argentini Fernandez Lobbe e Facundo Isa, maestri del pack; i georgiani Gorgodze e Chilacava. E l’italiano Edoardo Padovani, caso dell’estate per la querelle con la Federazione Italiana, che Boudjelllal ha apertamente sfidato vincendo la contesa. Ma Boudjellal non ha esitato a sfidare il Front National, la federazione Francese, la stessa potentissima Lega dei club. Non ha timori.

Ovviamente c’è un bel pezzo di nazionale francese, o quasi: Bastareaud, Guirado, Trinh Duc, Lakafia, Ollivon, Bonneval, Clerc, Tillous Borde. Siamo a centinaia e centinaia di caps: basti dire che solo i sudafricani ne hanno quasi 300, di cui 124 Habana, che per 122 volte è partito da titolare) o poco meno, eh.

Bastareaud e Ma’a Nonu, peraltro, sono due icone di quello che è diventato il rugby fisicamente straripante del Duemila: armadi a due ante che solo 30 anni fa avrebbero fatto i piloni, ma oggi sono centri carri armati, semplicemente devastanti per potenza se si mettono in moto (la quantità di moto, in fisica, resta sempre il prodotto della massa per la velocità...). E anche il termine di arieti, nel loro caso, diventa riduttivo.

La rosa spaventosa di oggi è peraltro figlia delle grandi campagne acquisti del passato prossimo: Jonny Wilkinson, la quantistica e il genio incarnati in un’ apertura cecchino, Tana Umaga, il gallese Leigh Halfpenny, ma anche Gonzalo Quesada, l’australiano Drew Mitchell, il neozelandese Ali Williams, l’inglese Dan Luger, e anche il nostro Martin Castrogiovanni, icona del rugby azzurro, divo tv e re degli spot.

Un’evoluzione della specie - quella del club tolonese e del profeta Boudjellal – che ha scandito in maniera indelebile lo stesso rugby francese. Oggi Oltralpe gioca il mondo, con un’invasione dagli antipodi che fa spettacolo e soldi, non il bene della Nazionale, con annesso rovente dibattito.

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