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Nella “traviata” di Lella Costa le donne, da Callas a Monroe

L’attrice in scena a Padova con uno dei suoi spettacoli di maggior successo Una divertente versione rivisitata in cui si riflette sulla condizione femminile

di Nicolò Menniti-Ippolito
2 minuti di lettura
PADOVA. “Musikè”, la rassegna musical teatrale della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha ospitato, al Piccolo Teatro Don Bosco, la ripresa di uno degli spettacoli di maggior successo degli anni Duemila. A distanza di una quindicina di anni Lella Costa, con sempre Gabriele Vacis alla regia, ha pensato di rivedere e rileggere la sua versione di “La traviata. L’intelligenza del cuore”, arricchendola di un rapporto più stretto con l’opera di Verdi, e con l’innesto di due cantanti, un tenore e un soprano dei Filarmonici di Busseto, che cantano alcune della arie più celebri. Quello che rimane è invece il racconto, lo specchiarsi della vicenda in personaggi come Maria Callas e Marilyn Monroe, l’attualizzazione collegata alla sopravvivenza e rafforzamento della prostituzione, la rivendicazione di un “femminile” che sia esente da ogni stereotipo.

Molto si ride in questa nuova edizione, ma Lella Costa sa gestire bene anche i momenti drammatici, perché si tratta pur sempre di raccontare una storia terribile, dall’esito disperante. Il gioco è quello tra racconto e commento del racconto. Sulla scena Lella Cosa racconta il testo di Dumas e l’opera di Verdi e Piave, passando continuamente dall’una all’altra; ma memore della lezione di attori come Paolo Poli e soprattutto Franca Valeri accompagna a questo una sorta di controcanto ironico, che non scade mai nella parodia e proprio per questo funziona. Non si può deridere una tragedia come “La traviata”, e questo Lella Costa lo sa, si può però riviverla in una dimensione moderna, con un occhio critico che conserva l’enfasi, l’eroismo ottocentesco, ma è anche capace di abbassarlo a dimensione novecentesca, cogliendo le contraddizioni, le convenzioni, la retorica di un modo di raccontare, che è però gloriosamente popolare e indiscusso patrimonio collettivo. Ed ancor più in questa nuova versione opera e controcanto comico si tengono in equilibrio in un continuo passaggio dall’uno all’altro. Così si può irridere Alfredo, la sua incapacità di accorgersi di cosa sta accadendo, ma il personaggio non perde per questo grandezza e quando canta conserva il fascino verdiano. Così come intatto è il fascino di Violetta, o Marguerite, se si preferisce Dumas, in cui si rispecchiano tutte le donne che della passione hanno fatto uno stile di vita fino a morirne. Lella Costa racconta, interpreta in un maccheronico francese, accenna anche a qualche intermezzo canoro. Al pianoforte Davide Camarino alterna Verdi a Battiato e Marianne Faithfull, mentre Francesca Martini e Giuseppe Di Giacinto intermezzano con grande efficacia lo spettacolo con le loro arie verdiane. Il pubblico ride ed applaude, perché lo spettacolo ora come allora funziona. Forse è meno divertito, ma rimane divertente ed anche il risvolto sociale si colora di nuovi riflessi, alla luce di una condizione femminile che la cronaca ricorda essere certo dissimile da quella ottocentesca, ma non risolta.

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