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Un leghista doc sindaco del centrodestra

Leader del Carroccio: «A Vicenza non è nostro? Lo sarà a Treviso». Tre papabili: Barbisan, Conte, Michielon. Caner perde quota

di Andrea Passerini
2 minuti di lettura
L’incrocio delle comunali fra Treviso e Vicenza potrebbe sciogliere il rebus del candidato sindaco di Lega e centrodestra a Treviso.

Nel senso che potrebbe essere un leghista doc. A Vicenza tutto fa ritenere che la Lega accetti un candidato moderato - com’è avvenuto per esempio a Verona e a Conegliano, fra i pochi grandi comuni vinti dai leghisti alle ultime amministrative venete, scandite per il partito di Salvini dalla sconfitta bruciante di Padova e degli altri grandi centri con candidato leghista - e dunque il Carroccio per fisiologico contrappeso, rivendicherebbe un proprio candidato a Treviso, l’altra grande sfida in regione delle comunali 2018.

E’ questo anche se proprio il segretario federale Matteo Salvini, ribadendo l’assoluta priorità della riconquista di Treviso, avrebbe anche aperto a candidati non leghisti e persino vicini.

Al K3 Radiolega sussurra che il segretario provinciale Dimitri Coin abbia già sondato diverse personalità della società civile (si parla di imprenditori e professionisti) ma che in realtà la decisione spetti al partito cittadino, che dovrà sottoporre il profilo del candidato scelto alla segreteria provinciale e regionale, in un iter che si allarga appunto alla scena regionale.

Peccato che proprio Salvini abbia già individuato, proprio al K3 l’altra sera, prima di recarsi alla festa delle Stiore, i primi responsabili della scelta del candidato: ovvero Toni Da Re, leader veneto (ora sotto attacco dal Carroccio delle province occidentali, in primis Verona, dov’è stato tamponato il blitz contro Paternoster) e appunto il segretario provinciale Dimitri Coin.

L’impressione è che - chiunque decida nei livelli del partito - il cerchio si stia stringendo su una terna. Riccardo Barbisan, Mario Conte e Mauro Michielon, in rigoroso ordine alfabetico.

Perde quota la candidatura di Federico Caner, il consigliere regionale che sarebbe stato certamente gradito a Gentilini & Co, ma non all’ala lealista ex bossiana di Gobbo & Co. E a rafforzare l’andamento del borsino, ecco che i rumors dal centrodestra riferiscono di un forte pressing leghista negli ultimi giorni, teso a chiedere l’isolamento politico del gruppo Gentilini, dopo che i fan dello sceriffo sono usciti allo scoperto con la cena di Santa Maria del Rovere e il logo Gentilini per Treviso, anticamera della lista per le comunali 2018 in caso di strappo, già reale anche se nessuno vuole sancirlo per primo. Da Fratelli d’Italia alle anime moderate e cattoliche e al vasto mondo ex Pdl, Coin & Co avrebbero gettato un ponte per l’alleanza canonica di centrodestra, con la clausola della non partecipazione dei gentiliniani. Iniziativa precisa, perché continuano quotidianamente i contatti fra i pontieri dei gentiliniani e il mondo centrista e moderato, per un’alleanza inedita che avrebbe viceversa l’obiettivo - carissimo ai fan dello sceriffo - di isolare la Lega, «ingrata» secondo i gentiliniani verso l’ex sindaco.

La stessa terna emergente in Lega allinea nomi molto distanti (eufemismo) dai gentiliniani. Michielon, fedelissimo di Gobbo, è il veterano, e può attrarre voti moderati; Conte è la Lega cittadina dei quarantenni, l’uomo cui la Lega ha dato il ruolo di capogruppo ai Trecento facendolo uscire dalla lista Gentilini; Barbisan, 33 anni, consigliere regionale dal 2015, è la nouvelle vague.

Caner non esce di scena, ma in questo quadro le sue quotazioni scendono. Poi, certo, c’è sempre chi ricorda che Benazzi potrebbe mettere d’accordo tutti, moderati in primis. Ma bisogna convincere Zaia, che a Benazzi ha affidato di fatto le sorti del nuovo ospedale.

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