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Lascia don Federico, il parroco social di Vittorio Veneto

Vittorio Veneto. Il sacerdote “a scavalco” di tre parrocchie ha chiesto al vescovo un periodo di riflessione dopo mesi in prima linea

di Francesco Dal Mas
1 minuto di lettura

VITTORIO VENETO. In uno degli ultimi post su Facebook don Federico De Bianchi, parroco di Santa Giustina e in Val Lapisina, così affermava: «Se vuoi essere felice, accettati come sei e non come gli altri ti vorrebbero». Martedì sera il vescovo Corrado Pizziolo ha incontrato i consigli pastorali delle parrocchie di Santa Giustina e di Fadalto-Val Lapisina e ha comunicato che lo stesso don Federico gli aveva formalmente domandato un tempo per avere l’opportunità di vivere un’esperienza umana e spirituale nella “Casa dei figli dell’amore misericordioso” a Città di Castello (Perugia).

Considerate le motivazioni, il vescovo ha fatto sapere di aver accolto la richiesta di don Federico, che sarà sollevato dall’impegno pastorale a Santa Giustina e Fadalto. Contemporaneamente ha chiesto al vicario generale, monsignor Martino Zagonel, e a don Alessandro Ravanello, già animatore della comunità vocazione e docente all’istituto teologico, di prendersi cura delle comunità parrocchiali, nominandoli rispettivamente amministratore parrocchiale e collaboratore pastorale.

È stato lo stesso don Federico, il prete più social della diocesi, a chiedere al vescovo di essere sollevato dall’impegnativo compito di parroco “a scavalco” sostanzialmente di tre parrocchie. Le reazioni su Facebook non si sono fatte attendere. «Mi dispiace moltissimo che don Federico se ne vada. Era benvoluto dai giovani e aveva una straordinaria capacità di parlare chiaro – commenta Silvano de Nardi, presidente del consiglio di quartiere – e quindi di farsi capire. Dobbiamo tutti rispettare, però, le sue esigenze».

Don Federico era un parroco molto popolare. Avvicinava i ragazzi nei pub e nelle discoteche, la gente comune anche al mercato del lunedì a Serravalle, dove faceva la spesa. Talvolta, però, non gli dispiaceva andare sopra le righe; lo ha fatto anche con l’ospitalità dei profughi da parte del Ceis. Si era fatto apprezzare da cappellano in ospedale, prima a Vittorio Veneto, poi a Conegliano. Era assistente dell’Azione cattolica. Con i politici e in particolare con gli amministratori comunali aveva un’interlocuzione molto schietta.

L’ultima polemica di cui è stato protagonista è quella relativa all’esclusione dalla materna di un bambino non vaccinato, comunque riammesso dal vescovo perché la famiglia aveva prenotato la visita all’Usl. «Non è mia intenzione fare polemica, né tantomeno politica. Ma che figure da pirla mi fate fare? Prima mi dite: non vengano accolti bambini che non siano vaccinati, poi basta che abbiano una prenotazione vaccinale, poi è sufficiente che per marzo facciano il vaccino. Ragazzi non ci vergogniamo? Non ci sentiamo un po’ ingiusti nei confronti di tutti quei genitori che si sono presentati con libretto di vaccinazioni alla mano?», si era sfogato il don.
 

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