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Salvini lancia la sfida: «Treviso sarà nostra»

Treviso. Il leader della Lega spinge il candidato Mario Conte: «Farà il sindaco» «Al governo non con il Pd, pronto a incontrare Di Maio ma basta veti»

di Andrea Passerini
2 minuti di lettura

TREVISO. «Incontrerò Di Maio...», dice Salvini dalla cassa che fa da minipalco alla Loggia dei Trecento, di fronte a un migliaio di persone. «No» grida subito una signora, mentre fioccano altri mugugni dalla Loggia.

Viva la sincerità. Se il leader della Lega, primo fra i premier in pectore, aveva bisogno di sondare la pancia della Liga trevigiana e veneta, ha avuto subito riscontri. Qui dei 5 stelle non ne vogliono proprio sapere. E del resto, la Lega di Treviso ha voluto ancora il Nord sul simbolo per le comunali....

[[(Video) Folla per Salvini in piazza: "Treviso sarà nostra"]]

Ma Salvini, che guarda a palazzo Chigi, tira dritto. E in linea con la miglior Lega di lotta e di governo, alterna istituzioni e barricate. Un occhio a palazzo Chigi, l’altro alle piazze, da infiammare ancora sulla scia della vittoria. «Lo incontrerò perché chi vince deve parlare con tutti». Il leader della Lega è esplicito, alla vigilia del secondo giro di consultazioni: «Un governo a tempo solo sulla riforma elettorale? No, grazie. Se ci sono anche in agenda l’abolizione della Fornero, le pensioni, la legittima difesa, la difesa ai confini dagli sbarchi, allora se ne può parlare. Certo l’auspicio è di guidare un governo che duri». E Salvini avverte alleati e non: «Non dirò mai “o io o nessuno, posso anche aprire a figure terze, quarte, quinte», aggiunge, «ma la Lega è il primo partito della coalizione che ha vinto le elezioni. Se si sono i numeri, bene se no torno dagli italiani». Non vuole bruciarsi, a pochi passi dal traguardo di palazzo Chigi. «Fin qui abbiamo fatto rinunce, ma non possiamo essere solo noi a farle».

IL LIVE DA TREVISO



L’apertura ai 5 stelle («C’è più vicinanza che con il Pd») - checché ne pensi la Liga qui - è confermata da Salvini quando si parla di alleanza. «Si dialoga con tutti, ma come ho ribadito ad Arcore non si governa con il Pd, sarebbe irrispettoso dopo quello che hanno detto i cittadini, che vogliono cambiare chi ha governato fino a ieri. Niente Renzi, Boschi, Gentiloni». Boato dal pubblico. Come quando Salvini dichiara che con la Ue «alzerò la voce, se le regole non tutelano gli italiani».

Luca Zaia parla dopo i segretari-neoparlamentari Massimo Candura e Dimitri Coin, e i big veneti Toni Da Re e Massimo Bitonci. Benedice l’autonomia, attacca Manildo («Officine? Io sono figlio di un meccanico e so cos’è un’officina, noi ascoltiamo il popolo»). E chiude dicendo: «Si vota il 10 e il 24 giugno, ma noi pensiamo al 10». Non a caso: Radiolega giura che abbia in mano un sondaggio che dà vincente Conte al primo turno.

Salvini, intanto, promette a Zaia di «chiudere da premier la trattativa con il Veneto in 15 minuti, premessa un’Italia federale, visto che anche la Puglia ora chiede l’autonomia. E dove chi sbaglia, paga».

Su Treviso, il leader del Carroccio riconosce all’avversario Manildo «le belle mostre». Poi è attacco frontale, a nome del centrodestra unito: «Non bastano, ragazze e donne devono poter girare nelle 24 ore senza preoccuparsi di come vestono o di dove vanno. E ci riprenderemo Treviso perchè deve tornare ad essere il gioiello che era con Gobbo e Gentilini, a difendere negozi e botteghe che sono posti di lavoro, non possiamo rimbambirci il sabato e la domenica nei centri commerciali (forse dimentica che è la Regione ad autorizzare i più grandi ndr) siamo quelli del “prima ci sono i trevigiani”, dalle case popolari ai contributi, governiamo per la gente, non facciamo gli affittacamere degli immigrati».

E ce n’è anche per Stefano Fuso, l’imprenditore coinvolto nel dossier sul centro Riciclo di Vedelago, finito sotto gli occhi degli inquirenti: «Ha detto come guadagna centinaia di migliaia di euro sulle pelle degli immigrati, dando loro cibo in scadenza, ecco, se governeremo questo signore dovrà pagare tutte le tasse che non ha pagato, ma soprattutto non farà più soldi sulle pelle dei disgraziati». D’obbligo una battuta sul Gentilini recuperato alla causa: «L’importante è recuperare Treviso, alla causa». Non farà piacere allo Sceriffo.


 

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