In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

La vocazione di Luca: «Folgorato dalla pace, così racconto la guerra nella sfilata del Palio»

Turchetto, 38 anni, è diventato uno storico autodidatta: sarà lui il 2 settembre a unire le contrade nella rievocazione

Fabio Poloni
2 minuti di lettura

MONTEBELLUNA. Se vuoi la pace, studia la guerra. Quella di Luca Turchetto, montebellunese, 38 anni, è difficile da definire: passione, vocazione, folgorazione. È diventato una sorta di guida storica della Grande guerra – e sarà lui a curare la sfilata del Palio di quest’anno dedicata proprio al Centenario – ma lo ha fatto con un percorso sofferto, quasi intimista. «Durante una rievocazione storica in cui indossavo gli abiti di un soldato, qualche anno fa, una signora mi diede del “pagliaccio”. È stato lì che ho capito che mi mancava qualcosa di profondo per capire davvero cosa fosse la guerra». Il fascino per la divisa da soldato, metabolizzato sin da bambino, non bastava più. Da lì una scelta di vita drastica: «Nel 2011 ho passato tre mesi rinchiuso in una baracca di legno tra le montagne del passo di Falzarego, a duemila metri, ho vissuto lì giorno e notte. Ho letto libri sulla guerra, spalato neve, fatto docce gelate. Mangiavo scatolette, facevo sciogliere la neve portata giù in spalla per procurarmi l’acqua. Tanti pensieri, che correvano soprattutto di notte».

Non era guerra, ma era «un grammo della tonnellata di sofferenza che hanno provato i soldati», racconta Luca. Per questo, ora, la sua passione è più vera: parallelamente al lavoro di pittore edile porta avanti la “missione” di fare da guida – soprattutto per le scolaresche – sui luoghi della guerra, ed è presidente dell’associazione “Amici del museo della grande guerra” di Alano di Piave.



C’è un profondo messaggio di pace, in tutto ciò, ma quando chiediamo a Luca – alpino nel 1999 a Venzone per il servizio militare – se si sente un pacifista, lui ha uno scatto anche nel tono di voce: «Amo la pace, non gli “ismi”, le etichette vuote. Ci tengo alla pace perché ora, dopo averla studiata e conosciuta, so cos’è la guerra. Spogliata della retorica, perché leggendo i diari dei soldati si scoprono tante cose. Non erano eroi, combattevano perché dovevano. Nel loro animo c’erano dovere, dolore, sofferenza». Fare da “direttore artistico” della sfilata del Palio dedicata alla Grande guerra per lui è un onore. «Me l’hanno chiesto in aprile, ci ho pensato su poco prima di accettare. Lo farò con passione. È la prima volta che le contrade sfilano tutte assieme, è una bella sfida». Che messaggio vuoi che lanci, la “tua” sfilata? «Che la pace non è solo il contrario della guerra», dice Turchetto, «cercherò di far emozionare far passare alcuni princìpi, a partire dalla fatica e dal gusto della conquista delle piccole cose in un mondo sempre più pieno di frivolezze, consumismo. Un soldato americano reduce dal Vietnam una volta mi ha detto: freedom is not free. La libertà, e con essa la pace, hanno un prezzo». La sfilata del Palio racconterà la guerra qui, vissuta a Montebelluna tra il novembre del 1917 e l’ottobre di un anno dopo. Sarà un unicum, ma ogni contrada metterà in scena un episodio particolare. La Pieve, per esempio, lo sfollamento dei profughi benestanti, «quelli scappati subito». Saranno coinvolte circa 600 persone, chiuderanno i ragazzi del Bertolini. Perché anche la pace si impara.




 

I commenti dei lettori