In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

E' morto Gilberto Benetton, il fondatore del gruppo

Aveva 77 anni. Un nuovo lutto per la famiglia di imprenditori trevigiani conosciuti in tutto il mondo per gli United Colors

11 minuti di lettura

TREVISO. E' morto Gilberto Benetton. L'imprenditore, noto in tutto il mondo per aver fondato con i fratelli Luciano, Carlo e Giuliana l'impero degli United Colors, si è spento in ospedale a Treviso lunedì sera. Aveva 77 anni e si è spento attorno alle 19 di lunedì sera nel reparto di ematologia, dov'erano presenti i suoi familiari più stretti.

 

La famiglia Benetton era stata colpita da un altro lutto, di recente: a luglio era morto Carlo all'età di 74 anni. Gilberto era il terzo dei quattro figli di Rosa Carniato e Leone Benetton: il primogenito è Luciano (1935), poi Giuliana (1937), Gilberto (1941) e Carlo (1943).

 

[[(MediaPublishingQueue2014v1) Dai maglioni alle infrastrutture: il foto-album di Gilberto Benetton]]

 

Gilberto era, dei quattro fratelli, quello con l'animo più manageriale, finanziario. Con lui l'impero degli United Colors ha diversificato i propri investimenti dalle infrastrutture alla ristorazione, dall'immobiliare alle partecipazioni bancarie.

 

Vasto e immediato il cordoglio a Treviso, anche da parte del mondo sportivo: la famiglia Benetton, Gilberto in primis, è cososciuta anche per le imprese sportive delle proprie squadre di basket e pallavolo, che Gilberto amava particolarmente, oltre che il rugby.

 

La famiglia al completo 

 

Gilberto Benetton è stato uno dei pilastri della famiglia di imprenditori che, partita negli anni Sessanta dalla produzione dei famosi maglioni resi celebri dall’estro creativo del fotografo Oliviero Toscani, ha messo in piedi uno dei gruppi più importanti dell’imprenditoria e della finanza del paese.

 

Proprio lui è stato l’artefice della diversificazione dal business originario ed era comunemente ritenuto la mente finanziaria della famiglia, il cui nucleo era composto dai fratelli Luciano, Giuliana e Carlo (scomparso lo scorso luglio).

 

L'amore per lo sport, qui il basket 

 

Un gruppo che negli anni è arrivato a spaziare dalla ristorazione (Autogrill), alle telecomunicazioni (Telecom), fino ai mostri sacri della finanza italiana: Generali e Mediobanca. Senza dimenticare le partecipazioni in Pirelli o l’avventura in Alitalia. Un dinamismo che l’ha portato a sedere nei cda di Edizione srl (la holding della famiglia), di Autogrill, del gruppo Benetton, di Atlantia, Mediobanca, Pirelli e Allianz. 

 

Gli ultimi mesi sono stati probabilmente tra i più dolorosi della sua vita: lo scorso 10 luglio, appunto, la morte del il più giovane dei fratelli, Carlo. Poi il duro colpo della tragedia del Ponte Morandi di Genova, che ha aggiunto altra sofferenza a quella già provocata dalla sua malattia, particolarmente aggressiva e che negli ultimi giorni l’aveva costretto a un ricovero all’ospedale di Treviso per il sopraggiungere di una polmonite.

 

Gilberto Benetton ha curato gli interessi del gruppo fino agli ultimi mesi con il perfezionamento della travagliata e lunga operazione che ha portato Atlantia ad aggiudicarsi la spagnola Abertis. Riservatezza e cortesia per che chi lo ha conosciuto da vicino, sono alcune delle caratteristiche che meglio definivano la sua indole.

 

IL RITRATTO

 

Il nome della sua cassaforte è Regia, che controlla la quarta parte della holding Edizione e per i vari rami arriva a Benetton Group, Atlantia, Autogrill, Cellnex e così aeroporti e autostrade in mezzo mondo, e partecipazioni in Generali, Mediobanca, varie società immobiliari, proprietà terriere per un milione di ettari.
 
E in effetti Gilberto Benetton delle fortune proprie e dei suoi fratelli è stato il regista. Per nulla portato a apparire, anzi schivo e di poche parole, Gilberto amava descriversi come “un uomo normale che conduce una vita normale”.
 
 

 

IL CORDOGLIO

 

«Se ne va un grande trevigiano, esponente di una famiglia di imprenditori che è diventata il simbolo stesso dell'imprenditoria made in Veneto». Così il presidente della Regione, Luca Zaia, ricorda Gilberto Benetton, scomparso oggi a poco più di tre mesi dal fratello minore Carlo.

 

«La famiglia Benetton, sin dagli albori della loro storia imprenditoriale - ricorda Zaia - ha rappresentato un modo diverso e nuovo di fare impresa. Ha innovato il concetto e i metodi di produzione, ha rivoluzionato vendita e marketing, ha creato nuovi gusti e un nuovo linguaggio pubblicitario. Insieme ai suoi fratelli, Gilberto ha portato nel mondo una nuova immagine del Veneto che, da contadino e artigiano, si è affermato nei diversi continenti con la fantasia dei suoi prodotti e dei suoi colori, la forza dell'organizzazione aziendale e della qualità.

 

Gilberto è stato il primo artefice del gruppo di Ponzano, il braccio finanziario della famiglia, l'appassionato sportivo diventato il mecenate delle squadre della Marca, dal rugby al volley al basket: società che negli impianti della Ghirada hanno trovato il quartier generale e costruito il loro vivaio, riuscendo a regalare ai trevigiani e ai veneti, sotto l'egida appunto dei Benetton, grandi emozioni e indimenticate vittorie».

 

Matteo Zoppas 

 

 «Da parte di tutta Confindustria Veneto e mia voglio esprimere il più grande cordoglio alla famiglia Benetton per la scomparsa di Gilberto. Gilberto, insieme a Carlo, apparteneva a quella classe imprenditoriale che ha fatto grande il Veneto e l’Italia nel mondo. Con lui scompare un altro testimone di quell’epoca d’oro in cui il saper fare, proprio della nostra regione, ha saputo imporsi a livello internazionale, grazie alla capacità di innovare e internazionalizzare, indicando alla nostra generazione il percorso da seguire». Lo afferma in una nota il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas.

 

 «Il Sindaco Mario Conte e tutta l'Amministrazione Comunale di Treviso, nello stringersi alla famiglia in un ideale abbraccio, intendono esprimere il proprio cordoglio per la scomparsa di Gilberto Benetton, imprenditore sopraffino che ha scritto pagine importanti e di successo della storia economica, culturale e sportiva non solo di Treviso ma di tutta Italia».

 

Lo afferma una nota del Comune di Treviso. «Sono stati molti - ricorda la nota - gli investimenti operati e l'impegno profuso da Gilberto Benetton e dalla sua famiglia per il nostro territorio che, anche grazie al suo prezioso apporto, ha potuto farsi conoscere e apprezzare in tutto il mondo".

 

Cerchiai e Castellucci, i vertici di Atlantia (ansa)

 

Il Presidente di Atlantia Fabio Cerchiai e l'Amministratore delegato Giovanni Castellucci si uniscono al dolore della famiglia Benetton per la scomparsa di Gilberto».

 

Così una nota della società. «La sua riservatezza, la sua passione per le sfide e la sua ambizione di crescita globale ci hanno accompagnato e guidato nei tanti anni di lavoro comune - aggiunge la nota - in cui abbiamo potuto apprezzare le straordinarie qualità dell'uomo e la grande capacità di visione dell'imprenditore, che ha saputo indicare la via per aprire nuovi percorsi di sviluppo. Gilberto resterà nei nostri cuori e la sua scomparsa ci lascia nel dolore».

 

Il 18 settembre scorso il Corriere della Sera ha pubblicato una lunga intervista a Gilberto Benetton: è di fatto l'ultima sua intervista. Per la prima volta dal crollo del Ponte Morandi, costato la vita a 43 persone, Gilberto Benetton aveva accettato di parlare della tragedia, dalla sua posizione  a capo della famiglia azionista di Atlantia (Autostrade per l’Italia). «Il silenzio delle prime ore? Dalle nostre parti è considerato un segno di rispetto. Avanti con gli interventi per i genovesi e la città», aveva detto. 

LEGGI QUI

 
 
Discreto e schivo fino all’ultimo. Anche nel congedo, attorniato dalla famiglia, che per i Benetton è stata ed è tutto, nel nome di mamma Rosa rimasta vedova troppo presto, e dei figli chiamati, Luciano in primis, a darsi da fare. E non a caso diventerà alfiere di un capitalismo familiare nordestino, anomalo, pioniere del glocal e della modernità.
 
 
 
 
Gilberto aveva studiato da segretario d’azienda, e aveva trovato impiego molto presto nello studio Piana. E lì avrebbe sviluppato il culto dei numeri e dei bilanci, che l’avrebbe portato a incarnare l’anima finanziaria nel quartetto dei i fratelli che nel 1965 avrebbe fondato il gruppo, aprendo lo stabilimento di Ponzano. A essere il padre della diversificazione e dell’ascesa del gruppo, culminata nel suo ingresso in consiglio di amministrazione di Mediobanca.
 
 
«Un colpo d’occhio, e memorizzava un bilancio, capiva tutto», dice chi ha lavorato al suo fianco. Deciso, con un rigore che univa da par suo all’assoluta riservatezza. Pochissima mondanità, e solo per gli eventi legati al suo impegno nel sociale o nello sport. 
 
 
Sempre lontano dalla ribalta e dalla piazza, dove lo si poteva incrociare solo negli ultimi tempi, quando passeggiava con i nipoti, o talvolta al volante della sua auto che rientrava nel garage di via Ortazzo. 
E poi, lo sport. Il ragazzo Gilberto, che giocava a basket alla Duomo Folgore con Pier Giorgio Bardin, Adriano Lagrecacolonna, Biasin, Luciano Bortoletto, Gianni Furlan – diventerà il presidente della società che scalerà, dal l’Italia e Treviso, e che in 31 anni collezionerà 5 scudetti, 8 coppe Italia, 4 supercoppe, e coppe Europa, e 2 finali di Eurolega.
 
 
Paolo Vazzoler, presidente di Tvb, sottolinea i suoi tre incontri con Gilberto Benetton: «Il primo da capitano della squadra, e lì mi ha insegnato che le persone vengono sempre prima di tutto, poi per 10 anni manager in azienda, e nonostante il suo ruolo era molto rispettoso del mio lavoro, e poi quando ho cominciato l’avventura con Tvb: mi ha chiamato che era un gesto di un grande coraggio». Ricky Pittis vede in Gilberto «il fondatore della grande Treviso cestistica», e sottolinea come «nel 1993, quando sono arrivato a Treviso, mi avesse messo subito a mio agio». 
 
 
E poi la Sisley che dalla vittoriese Antares (è di Vittorio è la moglie Lalla, sposata nel 1968, giusto 50 anni fa) porta ai vertici mondiali. 9 scudetti, 5 coppe Italia 7 supercoppe italiane, 4 coppe dei Campioni, 2 coppe delle Coppe, 4 coppe Cev, 2 Supercoppe europee. E a Treviso arriva Lollo Bernardi, mister secolo del volley. «Sono stato accolto da lui all’ultimo piano di villa Minelli, ricordo che mi fece capire come il secondo era ìl primo dei perdenti», ricorda oggi il campione, «ma era anche uno molto pacato nei momenti difficoltà.
 
 
Voleva portare campioni e spettacolo a Treviso, ha lasciato, con amarezza, quando si è reso conto che i tempi stavano cambiando». Il rugby? Adesso seguiva il nipotino al Topolino, oggi Puffi. E come dimenticare la formula Uno, con i trionfi di Schumacher a rovesciare storiche gerarchie consolidate? Il Coni lo avrebbe premiato nel 2013 con la stella d’oro al merito sportivo. 
 
 
Certo lui e i fratelli, con la straordinaria, irripetibile avventura sportiva targata Verdesport hanno segnato la storia sociale e cittadina di Treviso per quasi mezzo secolo: saga ineguagliabile. A rivederla oggi fa impressione la stessa sequenza. Nel 1978 la sponsorizzazione del rugby, nel 1981 il basket, nel 1982 l’inaugurazione della Ghirada, avanguardia assoluta in Europa e nel mondo, nel 1983 la realizzazione del Palaverde, nel 1988 la creazione di Verdesport, affidata all’amico Giorgio Buzzavo. 
 
 
Un modello che è ancor oggi guardato come un riferimento dello sport sociale. Il simbolo di una dimensione lontana dal calcio, polisportiva, molto identitaria, in una dimensione felice. La prima crepa è del 2008, il caso Lorbek. Poi, nel 2011, il giorno più triste nella storia di Verdesport: è lui ad annunciare che dal 2012 Benetton non avrebbe più sostenuto basket e volley, ma solo i vivai, impegno sociale con la città.
 
 
Ma restano la Ghirada, il rugby, il golf, con l’Asolo Golf Club aperto sui colli nel 1997: era un discreto golfista, ma da tempo non giocava più, con l’inseparabile Lorenzo De Negri, imprenditore del tessile. E il Palaverde. 
 
 
Lo piangono tutti, oggi. Campioni leggendari e ragazzi passati dalla Ghirada. «A me ha insegnato moltissimo, e non parlo solo di lavoro ma anche del sociale», dice commosso Giorgio Buzzavo, storico timoniere di Verdesport «in primo luogo a rispettare tutti, per avere il meglio da ognuno. L’ultima volta l’ho incrociato all’ospedale, entrava per i controlli. E insieme avevamo deciso di non vederci più».
 
 
 
 
Dovrebbe essere Sabrina a prendere il posto di Gilberto Benetton, in Edizione. Il vicepresidente della cassaforte di famiglia aveva da tempo impostato, d’accordo con gli altri fratelli, la transizione manageriale della holding che sta in cima all’impero da oltre 12 miliardi di asset della casata di Ponzano Veneto. Un impero che aveva gestito con il fidatissimo Gianni Mion fino a che nel 2016 non chiamò come ad Marco Patuano e presidente Fabio Cerchiai, mettendo fine ad un sodalizio durato trent’anni.
 
 
 
 
Gilberto, l’anima finanziaria della dinasty, era amministratore unico di Regia. La scatola, ce ne sono altre tre relative ai rami degli altri fratelli, sopra ad Edizione. Ogni spa tiene il 20% della holding, il resto è frazionato tra i membri della famiglia. Gilberto aveva previsto il passaggio delle sue quote alle figlie, Barbara e Sabrina, e della moglie Maria Laura Pasquotti. La struttura successoria è stata fatta con atto del 19 aprile del 2018 e depositata il giorno dopo.
 
 
Con questo atto Gilberto, che era amministratore unico di Regia, ha ceduto la nuda proprietà per il 50% di Regia (la quota del capitale versato pari a 28,6 milioni) alla più giovane delle sue figlie, Sabrina, mantenendone l’usufrutto. Praticamente identica quota (il 49,99% del capitale) è stata assegnata in nuda proprietà alla sua primogenita Barbara, con un usufrutto diviso a metà tra lui e la moglie Maria Laura. Resta fuori in proprietà una parte residuale del capitale (pari allo 0,01%) che era rimasto a Gilberto. 
 
 
Come già è avvenuto per Massimo Benetton, nipote di Gilberto e figlio del defunto Carlo, è quasi certo che sarà dunque la secondogenita Sabrina ad entrare in Edizione con il ruolo di socio fondatore. La 45enne è infatti già stata nel consiglio della holding che tiene tramite il piano intermedio Sintonia il 30% di Atlantia.
 
 
Il grande operatore infrastrutturale italiano che una volta chiusa l’operazione con Acs Hochtief diverrà azionista di maggioranza di Abertis e quindi player mondiale delle autostrade e degli aeroporti. Atlantia ha l’88,1% di Autostrade per l'Italia, il 99,4% di Aeroporti di Roma, il 15,49% di Getlink la società che gestisce il tunnel della Manica, il 40% degli Aeroporti della Costa Azzurra.
 
 
Ma attraverso Sintonia il braccio finanziario di Ponzano è anche entrato nelle telecomunicazioni, detiene il 60% di ConnecT (il restante 40% lo hanno recentemente ceduto al Fondo di Abu Dhabi e a Gic, fondo di Singapore) che sotto di sé ha il 29,9% di Cellnex.
 
 
E poi c’è il mondo del travel retail con Schema34, al 100% di Edizione, che controlla il 50,1% di Autogrill. E ovviamente il mondo dei maglioni, l’origine di tutto, con il 100% di Benetton Group e Olimpias. C’è l’immobiliare con Edizione Property e poi il settore agricolo con la Maccarese, la più grande aziende agricola italiana. Iinfine il pezzo che investe in strumenti finanziari, Schema33 cheha il 3,05% di Generali e il 2,1% di Mediobanca. 
 
 
Edizione era la creatura di Gilberto. Il suo regno erano i numeri, nella spartizione delle competenze lo aveva sempre ripetuto.
 
 
E senza nulla togliere agli altri tre fratelli, l’imprenditore Gilberto, con la mente del fidato Mion, ha costruito il capolavoro finanziario di Autostrade. In un momento storico in cui i capitali veri li avevano loro. Gli imprenditori nati dal nulla facendo maglioni colorati nella periferia industriale agli albori del suo miracolo: il Nordest, la Locomotiva del Paese. Il riscatto dei danari dell’industria sulla finanza. 
 
 
Ora in un copione che si è già visto per il più giovane fratello Carlo in Edizione entrerà la seconda generazione. Con un percorso stabilito dallo statuto di Edizione e costruito per blindare in maniera assoluta il ruolo della famiglia Benetton dentro alla cassaforte. 
 
 
Nello statuto di Edizione, rivisto il 26 giugno del 2016, è stabilito (art.6) che lo status di socio fondatore spetta ai soci Luciano, Gilberto, Giuliana e Carlo. In caso di trasferimento inter vivos o mortis causa i soci fondatori, durante la vita della società, devono sempre restare in numero di quattro.
 
 
Lo status di socio fondatore, e i connessi diritti particolari, spetta soltanto ad un discendente in linea diretta dei Benetton senior. Ma non è l’unico elemento che blinda la società. La dinastia di Ponzano ha incardinato la prelazione in modo che l’impero resti saldamente sotto l’egida Benetton.
 
 
In caso di successione mortis causa, le partecipazioni pervenute in proprietà per successione legittima o testamentaria a soggetti che non appartengano al nucleo familiare del socio, «dovranno essere offerte agli altri soci, i quali pertanto avranno un corrispondente diritto di riscatto». 
 
 
Gilberto aveva fatto modificare il 5 maggio di quest’anno l’atto costitutivo della “sua” Regia, in particolar modo la parte relativa alla Modifica dei poteri degli organi amministrativi. Era l’unico comandante di quella nave. E forse già sapeva.
 
 
 
 
 
«Ero in vacanza, come credo la maggior parte degli italiani. Ad un tratto il dramma e tutto è cambiato: anche per noi sono iniziati giorni di sofferenza e cordoglio». Era stato proprio Gilberto Benetton a spezzare il silenzio dietro cui per giorni si era trincerata la famiglia di Ponzano, azionista di controllo di Autostrade, dopo la tragedia del Ponte Morandi a Genova del 14 agosto scorso.
 
 
Quelle 43 vittime rimaste sotto le macerie e le violente polemiche politiche dei giorni successivi al disastro non hanno solo cambiato per sempre l’immagine del marchio Benetton ma hanno inferto anche un duro colpo allo stesso Gilberto, che da tempo stava combattendo anche una battaglia contro la malattia.
 
 
Mai prima di quel 14 agosto il nome della famiglia di Ponzano era entrato in rotta di collisione con un governo. Anzi, una delle principali abilità di Gilberto Benetton era stata quella di mantenere sempre buoni rapporti, in nome del business, sia con Silvio Berlusconi che con i diversi leader del centrosinistra, da Romano Prodi a Massimo D’Alema fino a Matteo Renzi.
 
 
Questo aveva permesso alla famiglia di poter ampliare con grande discrezione i propri affari, fino a diventare uno dei più grandi player nel settore delle infrastrutture tanto da tentare, con l’operazione Abertis, anche la conquista della Spagna.
 
 
Tutto questo è però finito il 14 agosto scorso poco dopo mezzogiorno. Il primo a mettere nel mirino i Benetton, volendo dare un volto in pasto ad un’opinione pubblica attonita e sconvolta, fu il giorno di Ferragosto Luigi Di Maio, vicepresidente del Consiglio e leader del Movimento 5 Stelle: «Per la prima volta c'è un governo che non ha preso soldi da Benetton».
 
 
Da questo momento non passerà giorno senza che la famiglia di Ponzano venga accusata di qualsiasi cosa: dal non aver fatto la manutenzione del ponte all’accusa di pagare le tasse in Lussemburgo. Accuse cui nessun membro della famiglia risponde direttamente lasciando che a farlo fossero gli uffici stampa delle società. «Dalle nostre parti il silenzio è considerato segno di rispetto», spiegherà proprio Gilberto Benetton, «la discrezione fa parte della nostra cultura».
 
 
Ma tale è la tensione nei confronti della famiglia di Ponzano che in quei giorni viene violata anche la proverbiale riservatezza dei Benetton. E sui giornali compaiono le cronache di una festa con decine di invitati organizzata a Ferragosto, il giorno seguente il crollo del ponte, nella villa di Giuliana a Cortina. A nulla sono valse le precisazioni (“era un incontro di famiglia, una riunione prevista da tempo per commemorare Carlo Benetton, uno dei quattro fratelli fondatori dell'azienda, scomparso il 10 luglio scorso”).
 
 
E in quei giorni anche il governatore Luca Zaia, solitamente attento a non entrare in rotta di collisione con Ponzano, critica la maniera in cui è stata gestita a Ponzano la tragedia: «Credo che, nelle prime ore dopo il disastro, la situazione sia stata gestita male dalla famiglia Benetton, perché occorreva subito una presa di posizione».
 
 
Gilberto Benetton, a nome di tutta la famiglia, ha quindi deciso di rompere il muro del silenzio il 6 settembre scorso con una lunga intervista al Corriere della Sera.
 
 
«Il disastro di Genova», ha spiegato, «deve essere per noi un monito perenne, anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori, a non abbassare mai la guardia e continuare a spingere il management, che ha la responsabilità della gestione, a fare sempre di più e di meglio, nell’interesse di tutti, e ripeto tutti».
 
 
Per poi aggiungere: «Avremmo potuto fermarci molto tempo fa e goderci la vita. Ma la natura dell’imprenditore è costruire il futuro con umiltà e tenacia»
 
 

 

I commenti dei lettori