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La Treviso antirazzista riempie Piazza Borsa

C’erano più di 500 persone tra sindacati, partiti e associazioni. «Lo facciamo per dare speranza ai giovani»

A.F.
2 minuti di lettura

Mezzo migliaio. La notizia è questa. Circa 500 persone si sono mosse da casa, in un sabato da castagne e tombola, per riversarsi in piazza Borsa a manifestare contro il razzismo e in favore della tolleranza e dei migranti. Questo in una città a maggioranza leghista, o almeno in una città in cui la maggioranza dei votanti ha puntato sulla Lega.

C’erano i sindacati, Cgil, Cisl e Uil uniti, c’erano i partiti di opposizione, a partire dal Pd con l’ex sindaco Manildo, a Coalizione Civica con Gigi Calesso e, via via, Potere al Popolo, Rifondazione, Sinistra Italiana e Sanca Veneta. E c’erano le associazioni: da Articolo Uno e la sua raccolta di firme per candidare al Nobel per la pace il sindaco di Riace, ad Anpi, Arci, Binario Uno, Legambiente, Mediterranea.

A fare da collante a questa partecipatissima manifestazione - i polli si contano sempre in base alle faine in circolazione - è stata una bella lettera dell’attrice Ottavia Piccolo, impegnata in teatro ma di cui è stata data pubblica lettura: «Sono in giro per l’Italia con un lavoro che dice proprio quello che questa piazza vuole dire», ha scritto la Piccolo, «no al razzismo, all’intolleranza, alle chiusure, ai muri, al filo spinato. Siamo in tanti, molti più di quelli che pensiamo, a non accettare le parole di odio che sempre più spesso aggrediscono i più deboli. Dobbiamo farci sentire. Qualcuno ha detto: “perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”. Ecco, non rinunciamo, non smettiamo di esserci, di parlare, di agire. Grazie a tutti».

Ad aprire il plumbeo pomeriggio in piazza Borsa, nel quale ognuno è arrivato attrezzato con le proprie bandiere e i propri stendardi, è stato, per l’Anpi, Giuliano Varnier , che dopo aver rievocato i taciuti lager di Libia e Turchia in cui, prima di caricare i barconi, si perpetrano stupri e violenze di ogni genere contro i migranti, ha ricordato che la manifestazione era ispirata dalla civiltà dell’uomo contro e barbarie che si oppongono ai criteri di giustizia e solidarietà che dovrebbero sovrintendere l’accoglienza dei migranti.

Subito dopo, Luca De Marco di Articolo Uno ha perorato la causa della richiesta del premio Nobel per la pace da conferire a Mimmo Lucano, sindaco di Riace e ha suggerito che «un diritto diversificato è solo un’anticipazione delle leggi razziali».

Molto applaudito l’intervento del professor Antonio Calò, premio Cittadino Europeo 2018, che ospita nella sua casa un consistente gruppo di migranti: «Non abbiate paura, sperare si può», ha esordito ricalcando le parole di Giovanni Paolo II ai giovani, esortandoli all’accoglienza «verso un mondo in cammino» e ricordando che la manifestazione di piazza non era «contro qualcuno ma per qualcuno e qualcosa». Giacomo Vendrame, segretario Cgil, ha ricordato che la battaglia per il lavoro è la vera battaglia per l’integrazione. Il rispetto per le speranze del singolo è stato la chiave dell’appello di Cinzia Bonan (Cisl), potente la testimonianza di Abdulaye Ndiaye, da 23 anni in Italia, accompagnata da quella di Marco Paoletti di Diem25 (Varoufakis) e di Berto Zandigiacomi (Legambiente) e del Progetto Mediterranea per la nave Ionio. —



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