A Milano non hanno parlato d'altro per mesi: arrivano i cinesi, siamo salvi!

Niente di più illusorio, falso e aleatorio perchè le regole si devono rispettare e nessun club può spendere più di quanto incassa. Possibile che in Cina non lo sapessero? In casa Milan hanno messo le mani avanti e hanno scommesso sulla qualificazione Champions indebitandosi oltre misura. Ad oggi il Milan non solo non giocherà la Champions, ma rischia di restare fuori dall'Europa. E ciò significa violare le regole del Fair Play finanziario. Se aggiungiamo le incertezze sul rifinanziamento del debito, arriviamo alla conclusione che il Milan è finito dalla padella nella Brace.

Di certo la dirigenza rossonera (Mirabelli nella fattispecie) non è riuscita neppure a spendere bene. Allo stato attuale Biglia è un fantasma, Silva (costato 40 milioni!) è un flop, Kalinic non la vede mai. E' già aria di rifondazione, che peraltro dovrà avvenire partendo dalle cessioni, a causa appunto del Fair Play finanziario. Insomma, in casa rossonera non se la passano bene, ed è difficile accettare l'idea che un club così glorioso non riesca a risorgere dopo l'ultimo scudetto, guarda caso targato Allegri.

Non se la passa meglio l'Inter. L'arrivo di Thohir aveva illuso tutti: soldi non ne ha portati e ancora a Milano si chiedono cosa ci sia venuto a fare questo Filippino ad Appiano Gentile, visto che, nell'arco di 6 mesi, ha rimesso in vendita il club. Ma la cosa che sconcerta di più in casa Inter è lo scarsissimo attaccamento alla maglia da parte dei suoi giocatori. Giocano come dei soldatini, in attesa della paga al termine della gara. Anche ieri contro l'Atalanta non si è visto nessun orgoglio, neppure quel furore agonistico (che a volte sopperisce alle carenze tecniche) necessario per centrare un obittivo (la Champions) che almeno in casa nerazzurra è ancora raggiungibile. E mi fa sorridere il condottiero, Spalletti, di certo un allenatore sopravvalutato, che pur di difendere la squadra ma soprattutto il suo operato, riesce a negare anche l'evidenza: ieri sera l'Inter non ha fatto nulla per vincere la partita!

Il rischio per Milan e Inter è perdere la propria identità. Berlusconi e Moratti rappresentavano la certezza della tradizione, il collante di giocatori e dirigenze, l'amore e la passione per una maglia che a Milano è vista come una seconda pelle. I Cinesi, così come gli sceicchi arabi (PSG e Manchester City non se la passano meglio), avranno di certo i loro interessi, ovviamente economici, ma non potranno mai sostituirsi alle grandi famiglie che fino a ieri potevano garantire il senso di appartenenza e l'attaccamento alla maglia, la tradizione.

La Juventus (dopo calciopoli) è risorta solo grazie alla famiglia Agnelli. Non c'è giocatore che a Torino non senta la responsabilità di vestire una maglia pesantissima. Quanti giocatori sono arrivati a Torino sul finire della loro carriera, giocatori rifiutati dalle rispettive squadre? Pirlo, Barzagli, Dani Alves, Khedira, Cuadrado, De Sciglio, e altri, rigenerati dall'ambiente e dalla mentalità bianconera, di cui appunto la società è garante.

Di Milan e Inter il calcio italiano e internazionale non può fare a meno, ma la luce in fondo al tunnel è ancora troppo fioca.