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Palermo: “Sono stato cacciato da un bar perché sono nero”

Il protagonista di questa vicenda è Yacoub Said, un ragazzo di 20 anni, che è stato cacciato da un bar a causa del colore della sua pelle

Palermo: “Sono stato cacciato da un bar perché sono nero”

Della serie “non c’è fine al peggio”.

Qualche giorno fa a Palermo, a due passi dal teatro Massimo, un ragazzo è stato costretto a lasciare un bar.

Il cameriere gli ha intimato di andarsene.

Aveva forse rubato qualcosa?

Aveva dato fastidio a qualcuno?

Nossignore. Aveva un’unica “colpa”: il colore della sua pelle.

Yacoub Said ha 20 anni ed è originario del Camerun ma vive a Palermo da moltissimi anni e ama la sua città.

Ma qualcuno non ama lui e ha pensato bene di cacciarlo dal bar perché di colore.

È lo stesso Yacoub a denunciare l’accaduto sulla sua pagina Facebook:

«Sono stato cacciato fuori da un bar a Palermo perché sono nero e un nero non si può permettere di sedersi perché secondo il Signore tutti i neri sono dei mendicanti che chiedono l'elemosina».

E aggiunge:

«Mi sento sdegnato dopo che ho vissuto in questa città per tanti anni e quello che ho fatto per questa città, grazie».

Yacoub è un ragazzo gentile e discreto e, come specifica, di solito non scrive mai di sé:

«Non mi è mai piaciuto scrivere le mie cose su Facebook ma vorrei approfittare di questo momento per denunciare un atto di discriminazione razziale o il razzismo nei miei confronti e nei confronti di chi subisce e non parla mai è ora di dire basta».

Per fortuna questa volta ha avuto la forza di parlare perché simili azioni non possono essere taciute.

In un’intervista all’Adnkronos ha dichiarato:

«Ho girato tutta l'Italia e Palermo è una delle città più accoglienti e calorose del Paese. Qui tutti sono amici di tutti ed è anche per questo che questa città mi è piaciuta e ho deciso di restarci. Qui mi sento a casa e non ho mai avuto nessun problema. Palermo non è una città razzista, i palermitani sono persone di cuore, ma c'è sempre qualcuno, uno o due persone, che possono avere questi atteggiamenti. E' una questione di ignoranza, di non conoscenza del diverso».

E poi racconta l’accaduto:

«È accaduto qualche giorno fa i miei amici, tutti ragazzi italiani, erano seduti al bar e avevano già consumato. Io li stavo raggiungendo per chiacchierare un po' e prendere un caffè, ma appena sono arrivato ho sentito una voce alle spalle che mi ha detto: 'Esci'. Mi sono girato e ho chiesto: 'Sta parlando con me?', 'Sì, deve uscire' mi è stato risposto. Mi sono avvicinato al cameriere e ho chiesto spiegazioni ed è stato allora che mi è stato detto: 'Perché c'è gente che viene qui a chiedere l'elemosina'". Ho raggiunto i miei amici e ho detto loro: 'I neri non possono entrare in questo bar perché sono tutti mendicanti, quindi se vogliamo continuare a parlare dobbiamo uscire'. A quel punto i titolari del bar mi hanno chiesto scusa e avrebbero voluto offrire la consumazione ai miei amici, ma io mi sono impuntato, ho pagato e sono uscito».

Il gestore del bar si è poi scusato con Yacoub spiegando il malinteso ma ormai il danno era fatto.

Yacoub è iscritto all’Università, lavora per Amnesty International e ha fondato un’Associazione insieme agli amici che si chiama “Arte Migrante” per creare un punto d’incontro tra gente di tutto il mondo.

Lui è aperto al mondo e generoso.

Ama moltissimo Palermo e non ha alcuna intenzione di andarsene. Anzi, vuole restare affinché le cose cambino.

Bravo, Yacoub, noi siamo con te!

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