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DOMODOSSOLA - 22-09-2019 - "Giacomo Leopardi non solo è stato un grande poeta

Italiano del primo ottocento, ma secondo me fu anche un buon scienziato, un appassionato cultore di astronomia e della mente umana. Si può tranquillamente definirlo un ultrafilosofo". Questa è la tesi sostenuta ed esposta dal professor Giulio Giorello, docente universitario di filosofia, in una piacevole ed istruttiva conferenza tenuta sul palcoscenico di piazza Rovereto nella serata del 21 settembre, all'interrno del festival delle idee e dei saperi "Domosofia", qui alla sua seconda edizione e che affronta in un vasto ciclo di incontri, conferenze e spettacoli teatrali il non facile tema del "sogno". "L'opera di Leopardi, che come credo sappiate tutti si incomincia a studiare fin dalla scuola elementare con le sue poesie di più facile accesso e si approfondisce pian piano nelle medie inferiori e superiori, proprio in questi ultimi anni è stata oggetto di una forte riscoperta- ha affermato Giulio Giorello- soprattutto nel mondo anglosassone, che per troppo tempo lo ha un pochino sottovalutato. Hanno potuto così venire tradotte in belle edizioni le riflessioni, scritte dal Leopardi durante tutta la sua vita nel famoso Zibaldone. Tutta l'opera che Giacomo leopardi ci ha lasciato ne hanno fatto nei secoli uno dei più importanti intellettuali Europei. E' ovviamente lecito domandarsi se il Poeta sia più filosofo nelle poesie o nello Zibaldone, ma a mio parere in uno dei suoi canti che ammiro di più, dal titolo "Bruto minore", in cui il protagonista morente si rivolge, in un tentativo di estremo aiuto, alla Luna che splende nel cielo. Ma essa ovviamente rimane immobile e non gli risponde. Sappiamo più o meno tutti che anche Leopardi amava guardare la Luna, nel tentativo di cercare comprensione alle tristezze della sua vita. Ma la ragione del mutismo dell'astro notturno Leopardi la sapeva benissimo, perchè ancora molto giovane aveva scritto una storia dell'astronomia ed era conscio del fatto che gli astri non sono degli dei, delle personalità ma corpi simili alla nostra terra. Ed è proprio col pensiero scientifico nato nel Seicento che la stessa Luna viene considerata un'altra terra e per quanto la si guardi non risponderà mai. Tutto ciò - ha proseguito il professor Giorello- non significa che le domande del famoso pastore errante dell'Asia alla Luna in cielo siano prive di alcun senso, anzi hanno buoni fondamenti e ci spingono a classificare Giacomo Leopardi come un'interprete perfetto dell'Illuminismo, la corrente filosofica più all'avanguardia nel periodo della sua breve vita. Si è parlato molto del "pessimismo Leopardiano" ed indubbiamente il nostro Poeta un pò pessimista lo era, ma a mio giudizio era un tipo di pessimismo che alberga più o meno in tutti noi e non completamente negativo.A chi mi domanda se un uomo della sua intelligenza si troverebbe meglio o peggio nella società odierna, rispondo che avrebbe vita grama in ogni epoca, compresa la nostra dominata da una beceraggine spaventosa sia a livello civile che religioso e ne approfitto per dirvi che Leopardi era molto laico però credente, con una concezione del Cristianesimo assai più vicino ai protestanti elvetici, con cui aveva avuto dei contatti che a quello cattolico. Uno come lui, pur magari apprezzandola dal punto di vista artistico, non entrerebbe mai a sentire messa in una chiesa cattolica". Giulio Giorello, parlando successivamente del Leopardi delle operette morali, ha divertito molto la platea facendo una sintesi ironica dell'operetta su Copernico e il Sole, in cui il povero scienziato che ribaltò le concezioni astronomiche Tolemaiche fornendo la teoria esatta della terra e dei satelliti, durante una notte viene "letteralmente rapito dal Sole e sottoposto ad un duro interrogatorio da parte del Sole stesso, che per orgoglio gli chiede come abbia osato sbugiardare il grande Tolomeo : lì per lì Niccolò Copernico rimane decisamente perplesso, si difende come meglio crede e per farvela breve alla fine il sole gli consiglia di scrivere e affermare ciò che vuole nei suoi libri ma per non finire sul rogo come era successo a qualcuno in quei tempi, raccomanda allo scienziato :"Ti consiglierei, come inizio della tua opera, di fare una bella dedica al Papa. Vedrai che non ti brucerà nessuno". Con questa spiritosa operetta morale, il nostro caro poeta-filosofo ci sorprende sfoderando una sottile e arguta ironia, da pessimista che però a volte sapeva anche far sorridere".

Alessandro  Velli