Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Genere e violenza
nella cultura
mediale

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

GENERE E VIOLENZA NELLA CULTURA MEDIALE

“Perché sedurla se puoi sedarla?”, oppure “perché sedurla se puoi saldarla?”: solo due esempi del livello di violenza e brutalità quotidianamente veicolate dai social in pagine che mescolano misoginia, omo/transfobia, razzismo, incitamenti alla pedofilia. Al centro di “Relazioni brutali. Generi e violenza nella cultura mediale” (pp. 237), edito da Il Mulino, l’indagine, condotta da Elisa Giomi (docente di  Sociologia della comunicazione e dei media all’Università Roma-Tre) e Sveva Magaraggia, docente di Metodi di Ricerca Qualitativa nell’Università di Milano-Bicocca, sulla violenza contro le donne. Ma non solo. Nel libro anche la violenza che dalle donne è agita, due fenomeni speculari benché di natura e portata assai diverse, che sono analizzati nella loro copertura mediale. Dalle serie Tv a circolazione globale alle cronache nazionali, dalla musica alla pubblicità, muovendosi tra “factual” e “fictional”, ciascuna delle due forme di violenza è esplorata attraverso molteplici raffronti tra il piano della realtà e il piano della rappresentazione, illustrando modelli, attori, dinamiche, radici, così come retoriche, estetiche, politiche. Elisa Giomi insegna Sociologia della comunicazione e dei media e Media and Culture nell’Università Roma-Tre. È autrice di numerosi studi sui linguaggi e pubblici televisivi e sulle rappresentazioni di genere nei media. Tra i suoi ultimi lavori “Gender e Media” (Pigreco Edizioni, 2015) e “Really Good at it’: The viral charge of Nancy Botwin (and popular culture’s anticorps)”, in M. Buonanno (ed.), “Television antiheroines. Women behaving badly in crime and prison drama”, (Intellect, 2016). Sveva Magaraggia insegna Metodi di Ricerca Qualitativa nell’Università di Milano-Bicocca. Tra i suoi libri ricordiamo “Essere giovani e diventare genitori. Esperienze a confronto” (Carocci, 2014), “Genere e partecipazione politica” (con Giovanna Vingelli, Franco Angeli, 2015) e “Uomini contro le donne? Le radici della violenza maschile” (con Daniela Cherubini, Utet, 2013).

 

LA LEGGENDA DELLA JUVE NELLE PAGINE DI TUTTOSPORT    

“Un dipinto come quelli che piacevano tanto all’Avvocato. Pennellate di Juve nei quadri di Tuttosport. Da Pinturicchio Del Piero a Sivori, da Charles a Vialli, da Boniperti a Scirea, a Bettega, a Zoff fino ai più recenti. Tutti nel solco dell’unica grande dinastia del calcio italiano che ancora può competere nel mondo. Quattro Agnelli presidenti: Edoardo, Gianni, Umberto, Andrea. Un oceano di ricordi, di campioni, di imprese, di successi. Tutti da esporre come in una galleria d’arte”. Così Paolo De Paola, direttore Tuttosport, parlando del libro “La leggenda della grande Juventus nelle pagine di TuttoSport” (Mondadori Electa). Le pagine dei giornali prima raccontano, poi si trasformano in documenti storici. La cronaca mantiene alto il livello delle emozioni nelle ore successive all’evento, ma ripresa in mano dopo mesi, anni o anche decenni diventa un coinvolgente strumento di memoria e un generatore di ricordi. Questo libro è una formidabile macchina del tempo, che permetterà di rivivere tutte le emozioni della Juventus attraverso le pagine del giornale che ne è stato, più di tutti gli altri, il fedele diario di bordo. I ritratti dei campioni, il batticuore delle partite più belle, le figure degli allenatori e molto altro: attraverso la freschezza di una prima pagina, è possibile riscoprire stagioni esaltanti e conoscere meglio epoche ormai entrate nel mito.

 

“OGNI VOLTA CHE SI RACCONTA UNA STORIA” DI M. BALIANI

“Ogni volta che si racconta una storia, la memoria delle cose narrate si allaccia a sostanze invisibili che abitano in posti molto lontani nel tempo. Ogni volta che si racconta una storia, rivive un’antica esperienza e trova spazio dentro di noi. Torniamo nelle grotte delle origini, quando qualcuno cominciò a danzare una storia davanti al fuoco, dando così all’effimero esistere della specie umana il senso della durata in grado di sfidare il tempo del puro vivere animale. Col tempo ho capito che le storie sono proprio come la vita, non è mai come t’aspetti che sia. Anche le storie prendono scorciatoie imprevedibili, sfuggono, si slabbrano, proprio come la voce che le dice e che subito si perde nell’aria”. Questi i temi affrontati in “Ogni volta che si racconta una storia” (Laterza) di Marco Baliani. Attore, autore e regista, Baliani nel 1989 ha dato vita al teatro di narrazione con lo spettacolo Kohlhaas. Figura eclettica e complessa del teatro italiano contemporaneo, ha sperimentato drammaturgie corali, creando spettacoli-evento per molti attori, tra cui Come gocce di una fiumana, premio IDI per la regia, e Antigone delle città, spettacolo di impegno civile sulla strage di Bologna. Ha diretto il progetto I Porti del Mediterraneo con attori provenienti da diversi paesi dell’area mediterranea e ha dato vita con Amref al progetto di recupero dei ragazzi di strada di Nairobi, realizzando gli spettacoli Pinocchio Nero e L’amore buono. Ha firmato, come autore librettista e regista, le opere liriche contemporanee Il sogno di una cosa eCorpi eretici. Nel 2015 è tornato in scena con lo spettacolo Trincea, vincendo il Premio Enriquez come migliore interpretazione. Tra le sue pubblicazioni, per Rizzoli: Corpo di stato. Il delitto Moro (2003), Nel regno di Acilia (2004), La metà di Sophia (2008) e L’occasione (2013).

 

“IL RASOIO DI ASIMOV” DI NICOLA FANTINI E LAURA PARIANI

La scuola è il teatro ideale cui attingere per una narrazione all’insegna del realismo. È tra banchi e lavagne, prima ancora che altrove, che si riflettono il disagio giovanile, le offese del bigottismo e dell’ipocrisia, i cambiamenti e le trasformazioni che investono la società moderna. È soprattutto un terreno fertile per storie gialle, di crimini ed enigmi. Come nel racconto “Il rasoio di Asimov”, tratto dall’antologia “La scuola in giallo (Sellerio)”, in cui Nicola Fantini e Laura Pariani svelano il mistero che nelle aule si nasconde. La professoressa sessantenne Mirella Cossatti è preoccupata per i suoi alunni: ragazzi sempre più distratti, poco interessati alle lezioni, incapaci di costruire frasi corrette. Ma un vero e proprio campanello d’allarme scatta nella professoressa quando inizia a correggere il tema “Una persona antipatica”: “A me non piacciono due di Quarta B, il Leo e il William che fanno i prepotenti con noi primini». Questo e altri accenni ai ‘bulli di Quarta’, ad episodi di razzismo e a strani cd nascosti negli armadietti degli alunni, spingono Mirella ad indossare i panni del detective. Con l’aiuto del marito inizia a indagare e a decriptare i misteriosi riferimenti, sparsi nei temi, a personaggi di cartoni animati o a canzoni di gruppi a lei sconosciuti. E pezzo dopo pezzo, tra un appostamento e un approfondimento letterario, insieme, ricostruiscono il terribile puzzle stanando una setta cyberfantasy di bulli che nasconde un tragico segreto.

 

LA FATTORIA DEI GELSOMINI DI ELIZABETH VON ARNIM

È un torrido pomeriggio estivo nella casa di campagna di lady Daisy e della figlia Terry. La tavolata di illustri ospiti è allo stremo, il calore insostenibile, le vivande non all’altezza della dimora. Per sconfiggere la noia, il vecchio Mr Topham e l’amico Andrew si immergono in una lunga partita a scacchi che durerà ben oltre il momento in cui l’ultimo ospite va a dormire. Ma allora come fa Terry, la mattina dopo, a sapere chi ha vinto? Il sospetto, anzi la certezza, dell’adulterio del marito Andrew si insinua nella mente di Rosie, e quando quest’ultima racconta ogni cosa alla madre, la scaltra e avida Belle non trova soluzione migliore che pianificare una ritorsione ai danni di lady Daisy per garantirsi una rendita a vita. Per sfuggire al ricatto, e alla delusione di fronte al comportamento di Terry, all’irreprensibile lady Daisy non resterà che intraprendere una repentina quanto rocambolesca fuga in Provenza nella speranza di riuscire a nascondersi da chi le ha procurato ferite tanto cocenti. Nelle pagine di “La fattoria dei gelsomini” (traduzione di Garavelli Simona, Bollati Boringhieri) Elizabeth von Arnim raggiunge la sua perfetta maturità e, nel descrivere personaggi, ipocrisie e retaggi vittoriani, sfodera il suo artiglio affilato con la magistrale precisione dei grandi narratori. (Red)

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