INTERVISTA A TUTTO CAMPO AL GIORNALISTA SENATORE DEL M5S; 'VITALIZI SARANNO TAGLIATI, E CONTRATTO CON LA LEGA REGGERA'

DI NICOLA, ”DESTRUTTURARE CASTA, POTERE AI CITTADINI, E POI SCIOGLIERCI E SPARIRE”

di Filippo Tronca

7 Luglio 2018 08:31

Regione - Politica

PESCARA – “La Casta, o come voi la chiamate, è esattamente come la vedevo prima e come l'ho descritta in articoli e libri. Da parte nostra, continuiamo a dare il nostro contributo per destrutturarla. E proprio con quel semplice, ma ambizioso obiettivo: dare ai cittadini la possibilità di comandare davvero. E poi, magari, come dice Beppe Grillo, scioglierci e sparire”.

È uno dei passaggi della lunga intervista di Abruzzoweb al senatore abruzzese del Movimento 5 stelle Primo Di Nicola, che fino a qualche giorno fa era dato come probabile sottosegretario, carica che invece tra i pentastellati abruzzesi è toccata al veterano di seconda legislatura Gianluca Vacca, con delega ai Beni culturali.

Firma storica dell'Espresso, poi del Fatto Quotidiano, ex-direttore del quotidiano abruzzese Il Centro, per Di Nicola, eletto nel collegio maggioritario di Pescara-Chieti, da qualche mese è cominciata una nuova vita.

In quel Parlamento spesso oggetto delle sue inchieste e denunce, incentrate in particolare sul “privilegio” dei vitalizi agli ex onorevoli, che assicura il neo senatore, “saranno tagliati”, con buona pace delle resistenze anche dentro l’anomala ed inedita maggioranza giallo-verde, costituita intorno ad un contratto, da M5s e Lega.

A proposito di uno dei temi più vicini a Di Nicola, quello dell’editoria: il senatore assicura che non ci sarà nessuna selvaggia lottizzazione della Rai: “Noi non vogliamo camerieri, vogliamo solo liberare risorse intellettuali e professionali perché diano, a cominciare dal giornalismo, un contribuito vero per la rinascita dell'azienda”

Di Nicola torna poi sulla questione dello scontro al calor bianco sugli emendamenti bocciati in commissione parlamentare contro la restituzione richiesta alle imprese abruzzesi delle tasse sospese e ridotte dopo il terremoto del 2009, considerate dall'Ue aiuto di Stato. “Il decreto terremoto approvato in Senato e passato all'esame della Camera dei Deputati – spiega nell'intervista il senatore –  ha innanzitutto prorogato i termini della restituzione da parte delle imprese degli aiuti ricevuti. Una novità che dà ossigeno agli imprenditori messi nei guai dai precedenti esecutivi e lasciati nel limbo dal Partito democratico. Gli attacchi sono scandalosamente strumentali”.

Di Nicola è infine convinto che l'alleanza con Salvini reggerà, senza nessuna fagocitazione della Lega nei confronti del M5s e porterà importanti risultati. Tante insomma le sfide che aspettano il senatore Di Nicola, prima che il suo movimento possa sciogliersi e sparire…

Senatore Primo Di Nicola: il presidente della Camera Roberto Fico ha già avviato l'iter per il taglio dei vitalizi; a palazzo Madama il presidente del Senato Casellati fa invece resistenza. Il taglio dei vitalizi non era scritto nel contratto di governo, e dunque fuori discussione?

Il taglio dei vitalizi è un provvedimento scritto nel dna del M5S. Il Presidente della Camera Roberto Fico ha provveduto a portare all'Ufficio di presidenza il relativo provvedimento. La maggioranza di governo è unita su questo tema. Anche al Senato, dove la Casellati ha qualche tentennamento di troppo, faremo di tutto per cancellare questa vergogna,

Il taglio dei vitalizi è solo una misura “simbolica”, un “pannicello caldo”, come sostengono i detrattori e i diretti interessati?

Non si tratta di una misura simbolica, perché porterà ad un risparmio di decine di milioni di euro l'anno, centinaia nell'arco della legislatura. E questo, in un Paese dove gli ospedali non hanno fondi per comprare una risonanza magnetica, non è poca cosa. Certo, se confrontato alla montagna di miliardi del debito pubblico il taglio dei vitalizi può sembrare poca cosa. Ma chi governa ha l’obbligo di dare per primo l’esempio. E’ un concetto che sosteniamo da sempre, ed è proprio per questo che i portavoce del M5S dal primo giorno in cui sono entrati in parlamento tagliano stipendi ed indennità. Oggi che siamo al governo vogliamo estendere questa logica a tutta la classe politica iniziando proprio da privilegi anacronistici. E’ un’azione che dà voce all'indignazione dei cittadini rispetto ai privilegi dei politici.





Teme che il Movimento 5 stelle si sia messo in trappola da solo, che l’alleanza “tecnica” con la Lega non potrà durare a lungo, e che anzi Salvini scaricherà il M5s per tornare al voto come leader indiscusso e in crescita nei sondaggi del centrodestra?

Forse questa è la visione delle cose che piace ai detrattori del M5S o di questo nuovo governo. Il M5s ha steso con la Lega un contratto di governo che non lascia spazio a dubbi e cattive interpretazioni. In un Paese dove i partiti hanno sempre chiesto una delega in bianco per governare,il programma M5S ed il contratto di governoche ne è seguito rappresentano una grande rivoluzione. Noi abbiamo rispetto dei cittadini e dei loro diritti. E in quanto al contratto sottoscritto, finora non ci sono stati intoppi. Lavoreremo per portarlo a compimento, come promesso. E le misure contro la precarietà del lavoro e le delocalizzazioni aziendali comprese nel “decreto dignità”,varato dal vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, danno una misura del nostro impegno e della nostra concretezza. Noi siamo molto concentrati sulle emergenze e i problemi degli italiani, per niente sui sondaggi. Non ci interessano in campagna elettorale, figuriamoci ora.

La povertà, sia assoluta che relativa, aumenta anche in Abruzzo: una ragione in più per accelerare su misure redistributive come il reddito di cittadinanza, paletti di Bruxelles e ministro dell’Economia permettendo?

Per fare le grandi riforme economico-sociali ci vogliono tempi e risorse. E noi abbiamo sempre indicato come trovarle: recuperando la massa immane degli sprechi pubblici, lavorando sulla tax expenditures e contro l'evasione fiscale. Per ridurre l'Italia a brandelli, la partitocrazia di destra e sinistra ci ha messo decenni. A noi, per ricostruire, dateci almeno qualche mese.

L’emergenza in Italia sono gli immigrati che sbarcano dal continente africano, oppure la disuguaglianza e l'indigenza crescente? E perché anche tanti italiani indigenti sono molto più preoccupati degli immigrati, anche se vivono in territori dove non c’è ombra di essi?

Le politiche di selvaggio neoliberismo e di deregulation sociale praticate anche dal Pd hanno abbandonato i cittadini al loro destino. Privi di garanzie, senza lavoro, alle prese con la malasanità e le altre emergenze. Da qui nascono le paure degli italiani. E anche la loro indignazione.

Alla Rai si assisterà alla lottizzazione politica, questa volta giallo-verde, di posti e potere, come da antica tradizione?

Nessuna lottizzazione. Il M5s vuole che siano premiati il merito e le professionalità. Ma per sanare lo sfascio della Rai, la più grande industria culturale del Paese, non basta neanche un nuovo, virtuoso approccio della politica. E' ora che anche i dipendenti di Viale Mazzini facciano qualcosa, cambino registro. Esercitino pienamente i loro diritti e mettano in campo anche i loro doveri. Innanzitutto quello di non cercarsi per forza un nuovo padrone a cui fare riferimento. Noi non vogliamo camerieri, vogliamo solo liberare risorse intellettuali e professionali perché diano, a cominciare dal giornalismo, un contribuito vero per la rinascita dell'azienda.

Ottenere trasparenza nelle inserzioni pubblicitarie, intervenire sul precariato nel giornalismo, rivedere il meccanismo dei finanziamenti ai giornali e favorire il passaggio al digitale, eliminare l’Ordine dei giornalisti: questi a larghe spanne gli intendimenti del sottosegretario con delega all'editoria Vito Crimi. Cosa ne pensa, da addetto ai lavori?

Il precariato, come per gli altri settori, è una grande piaga del giornalismo. Così come i livelli scandalosamente bassi delle retribuzioni dell'esercito di collaboratori che ormai alimentano per la maggior parte la produzione di notizie in giornali, televisioni e siti internet. Pure questa pietosa situazione è frutto della deregulation favorita nel comparto da una certa politica sindacale e non solo. I giornalisti hanno bisogno di un quadro certo di regole che garantisca loro autonomia e libertà. L'assistenzialismo statale non risolve questi problemi. Piuttosto andrebbe riformato l'intero sistema, dettando regole coraggiose per gli assetti proprietari. E fissando quote massime dei pacchetti azionari delle proprietà delle testate per gli investitori che non hanno nell'editoria il loro esclusivo campo di interessi. E' dalla dipendenza dalla politica di tanti editori o pseudo taliche fanno finanza, assicurazioni, chimica ,costruzioni, sanità, che si scatena la gran parte dei problemi di autonomia e credibilità dell'informazione. E' il cancro letale dei conflitti di interessi: i cittadini devono saperlo. E i giornalisti, con le loro associazioni di categoria, farebbero bene a iniziare a spiegarlo.

Spunta l'ipotesi di un'alleanza alle Regionali abruzzesi tra Lega e M5s. Solo voci e annunci tattici del suo collega al Parlamento Giuseppe Bellachioma, segretario della Lega abruzzese?

Adesso pensiamo ai problemi dei cittadini e a governare bene il Paese. Con tanta povertà in giro non credo che gli abruzzesi siano così interessati al tema delle alleanze.





Sarà risolto e come il problema della richiesta di restituzione delle tasse sospese e ridotte nel post sisma 2009?

C’è l'impegno della maggioranza e del Governo. Il decreto terremoto approvato in Senato e passato all'esame della Camera dei Deputati ha innanzitutto prorogato i termini della restituzione da parte delle imprese degli aiuti ricevuti. Una novità che dà ossigeno agli imprenditori messi nei guai dai precedenti esecutivi e lasciati nel limbo dal Partito democratico. Nel frattempo, il Governo si è impegnato a riaprire l'intero dossier con l'Europa, l'unica titolata a ridisegnare lo spirito del provvedimento, ad annullare gli effetti della Decisione che ha ordinato all'Italia la riscossione degli sgravi elargiti alle imprese e a sgombrare il campo dall'equivoco degli aiuti di Stato.

Gli attacchi alla maggioranza dell'opposizione su questa vicenda sono davvero “strumentali”, come avete sostenuto?

Scandalosamente strumentali. Anzitutto perché il Pd e i suoi esponenti non raccontano la verità agli aquilani. E cioè che il pasticcio degli aiuti di Stato è anche una loro responsabilità, visto che il governo Gentiloni non ha mosso un dito per rimediare all'errore della mancata notifica del provvedimento a favore delle nostre imprese. E poi perché mentono rivendendosi i loro emendamenti come un toccasana. La verità è che questi emendamenti sono semplicemente improponibili perché pur di salvare loro la faccia, con l'idea di alzare il “de minimis” da 200 mila euro a 500 mila, i dem, ma non solo loro, spingevano il Parlamento a fare una cosa che non poteva fare. Il “de minimis”, infatti, è di esclusiva competenza di Bruxelles. Se noi avessimo acconsentito ad alzarlo avremmo creato le premesse per una ulteriore procedura di infrazione, che avrebbe danneggiato l'Italia ma soprattutto gli imprenditori abruzzesi, inguaiandoli ancora di più.

Si pone un problema più generale di normativa europea, sugli aiuti di Stato a seguito di una catastrofe?

Il problema è sul tappeto, soprattutto per noi abruzzesi che con i drammi dei terremoti dovremo continuare a misurarci. Ma il miglioramento della normativa non può essere il pretesto per non riconoscere l'incapacità mostrata dai passati governi e dalle autonomie locali nell'utilizzare tutti gli strumenti di aiuti e finanziamenti già disponibili. Mi domando dov'erano coloro che oggi pontificano e si lamentano quando, al governo di comuni, province e regione, avevano tutte le possibilità per tutelare gli interessi dell'Abruzzo.

Qual è il suo giudizio sul processo di ricostruzione 2009?

Lo dico in tutta sincerità: negativo. Perché le cose fatte non cancellano gli sperperi e i ritardi. Vedere il centro dell'Aquila ancora nelle condizioni che tutti possono andare a verificare stringe il cuore. Così come la condizione delle frazioni e dei comuni del cratere, ancora circondati da macerie e ben lontani dal ritorno alla normalità. E' il modello di ricostruzione adottato che è sbagliato ed è la classe dirigente che, a tutti i livelli, ha governato questo processo che ne porta la responsabilità. Il miliardo di euro speso nelle inutili new towns, che adesso cadono a pezzi e che si vogliono addirittura abbattere, grida vendetta. Per non parlare degli altri sprechi e storture che si sono consumati e che hanno in pratica desertificato, da un punto di vista socio-economico- il capoluogo e dintorni. Di questa valanga di mala-amministrazione dovremo pure fare un bilancio. E l'istituzione della commissione parlamentare di inchiesta sulla sicurezza sismica dell'Italia potrebbe essere la sede giusta. E lì vedremo come riusciranno a giustificarsi i propagandisti abruzzesi del Pd.

Com’è la Casta (con o senza K) vista da vicino? Chi comanda davvero e tira i fili del potere in Italia?

La Casta, o come voi la chiamate, è esattamente come la vedevo prima e come l'ho descritta in articoli e libri. Da parte nostra, continuiamo a dare il nostro contributo per destrutturarla. E proprio con quel semplice, ma ambizioso obiettivo: dare ai cittadini la possibilità di comandare davvero. E poi, magari, come dice Grillo, scioglierci e sparire.

 

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