TERREMOTO: ”MANCA PARCO DELLA MEMORIA MA NON CITTADINANZA A CUCCHI”

di Azzurra Caldi

19 Ottobre 2018 15:03

L'Aquila -

L'AQUILA – “E L'Aquila che non ha tempo, né voglia di ricordare i suoi morti, conferisce la cittadinanza onoraria , senza alcun senso, ad Ilaria Cucchi“.

Maria Grazia Piccinini, madre di Ilaria Rambaldi, studentessa di Ingegneria di Lanciano (Chieti), che ha perso la vita a 25 anni la notte del 6 aprile 2009, denuncia “l'incoerenza di una città che non avverte la necessità di ricordare i suoi morti”, in riferimento ai ritardi per la realizzazione del Parco della Memoria per le vittime del terremoto.

Qualche anno fa, su proposta dell'allora consigliere Enrico Perilli, il Consiglio comunale ha conferito la cittadinanza onoraria a Ilaria Cucchi e Patrizia Aldovrandi, un passo dovuto, come sottolinea il circolo cittadino di Sinistra italiana, in quanto “Ilaria e Patrizia rappresentano la forza di chi, nonostante tutto, nonostante un figlio e un fratello uccisi a calci e pugni da chi doveva garantire ordine e giustizia, hanno continuato a credere nella Stato democratico e repubblicano, quello a cui i carnefici dei loro cari hanno giurato fedeltà per poi in seguito rinnegare il giuramento mentendo nei tribunali e depistando”.





Intanto, Maria Grazia Piccinini che ieri ha partecipato alla seduta della commissione consiliare Gestione del Territorio per discutere del progetto del memoriale, parla di “giustizia di facciata”.

“Si è dimostrata una elevata sensibilità per il caso Cucchi e Aldovrandi, che comprendo – spiega Piccini – ma per le vittime della città non si è stati in grado di trovare la stessa empatia. Mi è stato risposto che sono due cose diverse e allora, aggiungo, se parliamo del senso di giustizia riscoperto con questi due casi così gravi, perché noi parenti non veniamo considerati ulteriori vittime di un'ingiustizia, quella commessa dalla Commissione Grandi Rischi? Perché per casi così lontani si riesce a trovare modo e spazio e per quelli di casa non si avverte questo bisogno di giustizia?”.

“A chi fa un distinguo tra la cittadinanza onoraria alla Cucchi e la mancata realizzazione del Parco della memoria chiedo: vuole L'Aquila con queste attribuzioni, ergersi a paladina della giustizia, come valore alto ed imperituro e contro tutte le forme di giustizia negata? Legittimo – continua Piccinini -. Perché allora, ha attribuito la cittadinanza onoraria alla Cucchi e poi anche alla madre del povero Aldrovandi, perché vittime della malagiustizia e non anche a noi parenti delle vittime, che abbiamo subito un torto indicibile e di cui voi siete testimoni , purtroppo silenti, ma testimoni? Ci dovevamo aspettare dunque anche noi una cittadinanza onoraria, a noi esclusi in modo non definibile se non rischiando imputazioni penali, dai processi della Grandi Rischi, una cittadinanza onoraria? Questa non è una richiesta in tal senso, sia ben chiaro, è solo un modo per sottolineare ancora una volta le incoerenze e le piaggerie”.





Poi torna sul Parco della Memoria, che sorgerà al posto di Piazzale Paoli, accanto alla Villa Comunale. Un luogo non casuale, poiché su piazzale Paoli si affacciava il palazzo di Campo di Fossa, uno dei simboli del sisma del 2009, definito “il palazzo della morte” proprio perché in quell’inferno di polvere e calcinacci persero la vita 29 persone, vicino a un altro luogo emblema della sofferenza di quella notte, la Casa dello studente su via XX settembre.

L’idea iniziale prevedeva tre livelli: quello più alto, sullo stesso piano della Villa Comunale; quello livello intermedio (piazza 6 aprile) con una pavimentazione frammentata e dei ruderi a ricordo; e il livello più basso, dove avrebbero dovute essere realizzate la vasca della fontana monumentale, con i nomi delle vittime, e l’obelisco. Tante le polemiche dei cittadini e diverse le richieste dei familiari delle vittime. Alcuni residenti erano arrivati a promuovere una raccolta firme contro il progetto. Critiche che, in parte, hanno portato a modificare parzialmente l'idea originale che, però, in sostanza resta molto simile.

“Siamo stati convocati due volte mentre prima siamo stati sempre ignorati, e questo è già un passo avanti – commenta Piccinini – Però siamo stati sempre convocati a giochi fatti e abbiamo potuto dire o aggiungere ben poco. L'unica richiesta che ho avanzato è che il nome di mia figlia non venga affossato nel liquame. Già è rimasta 36 ore sotto le macerie e vedere il suo nome in mezzo all'acqua sporca non potrei sopportarlo. Per questo ho chiesto più volte che venga effettuata una adeguata pulizia dell'acqua, se non riceverò le giuste rassicurazioni in merito – conclude Piccinini -, il nome di mia figlia non ci sarà”.

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