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Cronache
Migranti, 12 morti e 12 dispersi su una barca partita dal Marocco

Migranti, 12 morti e 12 dispersi su una barca partita dal Marocco

Sono almeno 12 i migranti trovati morti dalla Guardia Costiera spagnola a largo delle coste dell'Andalusia. Lo riporta l'agenzia Europa Press, sottolineando che altre 12 persone sono dichiarate disperse, con invece 33 migranti, 29 uomini e 4 donne, che sono state messe in salvo e sono sbarcate questa mattina nel porto di Almeria. La barca era partita il 18 dicembre dal Marocco.

Migranti: MSF assiste in Niger quelli respinti da Algeria e Libia

Medici Senza Frontiere (MSF) offre assistenza medica a Niamey, punto di sosta all'incrocio di varie rotte migranti, alle migliaia di persone espulse dall'Algeria, di ritorno dalla Libia o che viaggiano verso nord per raggiungere l'Europa. Lo rende noto la stessa organizzazione, ricordando come queste persone abbiano si ritrovino in Niger, luogo di interscambio della migrazione in Africa occidentale, dopo aver "affrontato blocchi alle frontiere, espulsioni e abusi, conseguenza del sistema di gestione dei flussi migratori nella regione supportato dall'Unione Europea". "Quando arrivano a Niamey, i migranti hanno difficolta' ad accedere a un'assistenza medica adeguata. Troppo spesso, ci sono delle condizioni cui devono sottostare per riceverla. Prima di ottenere qualsiasi tipo di aiuto infatti, devono rinunciare al loro piano di migrazione - anche quando e' motivato da situazioni di violenza e pericolo - e iscriversi volontariamente al programma dell'OIM per ritornare nei loro paesi di origine", spiega il capo missione in Niger di MSF, Abdoul-Aziz O.Mohamed.   Intorno ai sovraffollati centri di transito dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), stanno spuntando piccoli accampamenti di fortuna. I migranti, riferisce ancora l'organizzazione in una nota, vi trascorrono settimane in attesa che l'Oim li registri come migranti di ritorno volontario, il che consentira' loro di ottenere assistenza medica da parte dell'organizzazione o dai suoi partner. In un momento -prosegue la nota- in cui i Paesi europei stanno facendo di tutto per ridurre il numero di richiedenti asilo, rifugiati e migranti che giungono alle loro frontiere, i programmi di rimpatrio volontario assistito stanno aumentando esponenzialmente: piu' di 10.000 persone hanno lasciato il Niger nella prima meta' del 2018. Anche quando cio' significa ignorare richieste di protezione internazionale a causa degli abusi subiti durante il viaggio il quale, per colpa della chiusura delle frontiere e la criminalizzazione dei migranti, sta diventando sempre piu' lungo e pericoloso.

Ogni giorno, l'e'quipe della clinica mobile di MSF perlustra Wadata, un quartiere di Niamey conosciuto per i molti terminal di autobus e ostelli frequentati dai migranti. A chiunque sia per strada viene offerto un trattamento medico, a prescindere dallo status legale o dal luogo in cui pianificano di andare. "Nella clinica mobile sono condotte delle consultazioni. I pazienti che necessitano di maggiori cure vengono trasferiti nel nostro centro, che ha una stanza di osservazione con diversi letti. Lavoriamo anche con le strutture del Ministero della Salute, dove trasferiamo i casi piu' urgenti e complessi", spiega Haig Nigolian, un medico che lavora da mesi nel progetto.   Tra maggio e novembre 2018, lo staff di MSF ha condotto circa 4.500 consultazioni. La maggior parte dei pazienti proviene dall'Africa occidentale e attraversa il continente per migrare. Quello che le e'quipe diagnosticano piu' di frequente sono patologie causate dalle condizioni del viaggio, come dolore diffuso, disturbi gastrici e infezioni respiratorie. Alcuni pazienti che portano i segni delle torture subite ci raccontano degli abusi di cui sono stati vittime. I problemi di salute degenerano se non curati abbastanza velocemente, e portano a complicazioni serie che possono mettere seriamente a rischio la vita delle persone. E' cio' che e' successo a Marc: dopo un anno trascorso in condizioni infernali in Libia, dove racconta di esser stato rinchiuso in prigione tante volte, il ragazzo di 26 anni e' riuscito ad arrivare ad Agadez. Estremamente malato, ha poi deciso di prendere un autobus per il Senegal. Mentre cambiava autobus a Niamey, la compagnia si e' rifiutata di farlo salire a causa del suo stato di salute, e ha contattato l'equipe mobile di MSF. "La diagnosi era molto grave", ricorda Nigolian, "Epatite B in stadio avanzato con cirrosi al fegato e cancro." Secondo l'OIM, piu' di 60.500 persone sono entrate in Niger nei primi mesi del 2018. Alcune, sono arrivate attraversando la frontiera vicino al villaggio di Assamaka. Abbandonate nel deserto dalle autorita' algerine, sono state costrette ad attraversare il fiume che dista molte miglia. "Assamaka ritorna spesso nel racconto delle persone. La descrivono come un'esperienza straziante e traumatica. Essere abbandonati nel deserto senza cibo o acqua e vedere persone morire per strada lascia segni indelebili," conclude Nigolain.   MSF e' in Niger dal 1985. Insieme alle autorita' sanitarie, MSF tratta le malattie infantili e la malnutrizione e offre servizi per la salute riproduttiva. Dalla fine del 2014, MSF ha anche offerto supporto agli sfollati e alla popolazione locale vittima del conflitto nella regione di Diffa. MSF avvia risposte rapide durante le epidemie e assiste le autorita' sanitarie con la sorveglianza epidemiologica.

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