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Economia
Consob, la "rivincita" di Renzi. Sulla Commissione patto Pd-Fi. Rumors

Con la riconferma di Ignazio Visco alla Banca d'Italia, il bilancino della partita della nomina nell'altra grande authority dell'architrave regolatoria economica del Paese, la Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob), finisce nelle mani di Matteo Renzi. Secondo le indiscrezioni che arrivano in queste ore dai palazzi romani - mentre è atteso il decreto formale di nomina di Visco da parte del Quirinale - il segretario Dem è determinato ad ottenere l'invocata "discontinuità" almeno nell'organo che vigila sul mercato azionario e a cui spetta anche la delicata radiografia degli strumenti d'investimento destinati ai piccoli risparmiatori. Spettro in cui rientrano anche le famigerate obbligazioni bancarie subordinate che nei casi di Mps, di Banca Etruria e delle Popolari venete hanno terremotato il gestito italiano nell'era del bail-in.    

Directa intermedia oltre 21 miliardi di euro nel 2016

 

Il mandato di Giuseppe Vegas scade il 15 dicembre e, dopo sette anni, non è rinnovabile. A Palazzo Chigi si mostrano concilianti: senza ridurre la vicenda ad una dinamica di scambio si darà peso al Parlamento e dunque anche al giudizio del Pd. Ed è qui che invece, secondo quanto si vocifera, si consumeranno gli scambi politici. Sull'onda dell'accordo sulla legge elettorale e visto che si tratta di un tema su cui Silvio Berlusconi alle prese con le grane francesi della scalata Vivendi a Mediaset (per il momento congelata, ma il Biscione è pur sempre un'ambita preda di mercato) è particolarmente sensibile, pare che i Dem di Matteo Renzi e Forza Italia vogliano escludere il rinvio della nomina al prossimo governo, non designando il nuovo presidente e riproponendo quanto successe per Cardia sette anni fa. Situazione in cui dopo le sua uscita, le deleghe andarono ad interim al commissario più anziano Vittorio Conti.

Stando a quanto riferito da chi sta seguendo da vicino questa partita, prima dello scontro intestino Gentiloni-Renzi sulla Banca d'Italia determinato dalla fuga in avanti del Movimento 5 Stelle a cui il numero uno del Pd si è dovuto adeguare, il candidato alla successione di Vegas con più chances era Giuseppe Maria Berruti, uno dei tre commissari interni (assieme agli espertissimi Carmine Di Noia, Anna Genovese e allo stesso Vegas) e magistrato all’apice della carriera (già presidente di sezione della Corte di Cassazione), scelto per entrare nel consiglio Consob nel febbraio del 2016 dallo stesso Renzi. Secondo alcune ricostruzioni, l'ex premier lo avrebbe convinto ad accettare il ruolo proprio ventilandogli la possibilità di un rapido trasferimento negli uffici di presidenza non appena questi si fossero liberati.

Ma la vicenda Visco e lo zampino di Silvio Berlusconi alle prese con il cruccio Mediaset suggeriscono il prevalere dell'opzione esterna per la successione in Consob. E qui la rosa dei nomi su cui convergere, secondo le fonti, è ampia. Scartato Roberto Garofoli, attuale capo di gabinetto al ministero dell’Economia, presidente di sezione del Consiglio di Stato, con lunghi trascorsi nei palazzi di governo e formatosi all'Ufficio Legislativo del ministero degli affari esteri con Massimo D’Alema, giudicato troppo a sinistra dal capo degli azzurri, i nomi in corsa sono quelli di Angelo Provasoli, ex rettore della Bocconi, di Giovanni Legnini, attuale vicepresidente del Csm e di Marco Fortis, consigliere economico di Renzi ma apprezzato da ambienti bipartisan. La partita della Consob, riferiscono gli osservatori della vicenda, si giocherà fra questi tre. 

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