Usa, sui mercati la paura dei dazi. La guerra dell'acciaio non tocca Tenaris
Scattano le vendite in Borsa dopo l'annuncio di Trump sui dazi sulle importazioni Usa di acciaio e alluminio che potrebbero scatenare una guerra commerciale
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Timori in Borsa, dollaro in calo e tensioni nelle relazioni internazionali. La decisione del presidente americano Donald Trump di varare la prossima settimana nuovi pesanti dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio (rispettivamente del 25 e del 10%), i due materiali fondamentali per la produzione manifatturiera americana, ha scatenato la rabbia dei principali partner commerciali di Washington. L'Unione Europea, il Canada, l'Australia, Brasile e il Messico hanno reagito con durezza minacciando ritorsioni. Anche la Cina ha invitato gli Stati Uniti a usare "moderazione nell'uso degli strumenti di difesa commerciale. Se tutti i Paesi seguissero l'esempio degli Stati Uniti, questo avrebbe senza dubbio un grave impatto sul commercio internazionale", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, nel corso del consueto briefing settimanale con la stampa.
"Qualsiasi tariffa o quota imposta all'industria canadese dell'acciaio e dell'alluminio sarebbe inaccettabile", ha affermato il ministro canadese del Commercio, Francois-Philippe Champagne. Il ministro del Commercio australiano, Steve Ciobo, s'è detto preoccupato soprattutto "delle misure di ritorsione" dei Paesi colpiti, le quali "non sono nell'interesse di nessuno".
I mercati finanziari hanno subito reagito in maniera negativa. A Wall Street il Dow Jones, ieri sera, ha perso il 2,3%; e stamane il Nikkei, indice guida del mercato nipponico, ha lasciato sul terreno il 2,5%. In Asia, prima della chiusura Hong Kong perde l'1,4% e Shanghai lo 0,47%.
L'annuncio protezionista di Trump oggi pesa anche sull'Europa in avvio di seduta. Al suono della campanella Parigi cde l'1,10%, Londra lo 0,6% e Francoforte l'1,4%. A Piazza Affari, il Ftse Mib lascia sul terreno lo 0,9% con Fca (-3,7%) fortemente penalizzata e Tenaris in luce (+0,77%). Quest'ultima ha guadagnato anche ieri a Wall Street, con gli analisti che sottolineano come uno scenario di maggior protezionismo verso aziende che hanno impianti negli Usa come Tenaris sarebbe positivo.
"I dettagli concreti dell'azione commerciale restano da definire, anche perchè ci sarebbero discussioni in corso su applicazione concreta ed eventuali esenzioni dai dazi", nota Equita Sim, che ricorda come "il Dipartimento del Commercio Usa, nelle raccomandazioni consegnate al presidente Trump" prevedesse "tre ipotesi: una tariffa generalizzata pari ad almeno il 24%; un dazio minimo del 53% rivolto a 12 Paesi (tra i quali Cina, Corea del Sud, Russia, Turchia) affiancato da blocchi all'import da questo stesso gruppo ai livelli del 2017; una quota dell`import per tutti pari al 63% del valore dell`anno precedente. In linea generale, uno scenario di maggior protezionismo verso aziende che hanno impianti in Usa come Tenaris (rating buy, con prezzo obiettivo a 15,7 euro) sarebbe positivo per il titolo", commentano gli esperti spiegando il motivo del rialzo odierno del gruppo controllato dalla famiglia Rocca.
Gli Stati Uniti, ricordano gli analisti di Equita, "rappresentano il 30% del fatturato di Tenaris e la società ha appena inaugurato un nuovo impianto da 600.000 tonnellate negli Usa (su un mercato che vale 4,5-5 milioni di tonnellate). Tuttavia, per esprimere un giudizio definitivo sulla reale efficacia è necessario valutare i dettagli del provvedimento. A nostro avviso, l`eventuale applicazione di dazi flat al 25% su tutti i prodotti legati all'acciaio, senza esenzioni, al margine avrebbe un impatto molto limitato per Tenaris, dato che verrebbe colpita anche la materia prima (barre d'acciaio) che Tenaris importa da altri Paesi (come Messico, Argentina, Romania)".