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Milano
A Milano non ci sono più renziani: Renzi unisce tutti (contro). Inside
Matteo Renzi

di Fabio Massa

Grande è il caos ingenerato da Matteo Renzi nel Partito Democratico. Specialmente a Milano. Nella Milano che tanto ha amato l'ex segretario dem, al punto da premiarlo con un 44 per cento ai tempi delle Europee, livello più alto di tutta Italia. Ma che tanto pure ha odiato il fiorentino Renzi, che non ha portato alcun rappresentante milanese nella segreteria e nel governo solo il bergamasco Maurizio Martina, con il quale peraltro adesso ha ingaggiato una lotta durissima. Inoltre, il sindaco di Milano Beppe Sala che si disse essere uomo di Matteo Renzi, è uno dei suoi più acerrimi nemici. Beppe Sala si sta muovendo a tutto campo, avendo come interlocutore in giunta da parte dei dem più Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare ed esponente della sinistra Pd, che la vicesindaco Anna Scavuzzo, una degli ultimi renziani puri sullo scenario di Milano e dintorni, anche se non acritica. Ma non c'è solo questo.

L'attacco di Matteo Renzi a Maurizio Martina ha prodotto su Milano, dove i martiniani sono particolarmente forti (anzi, in Provincia, perché sotto la Madonnina fanno più fatica) per merito di Matteo Mauri, ex uomo forte della Provincia e parlamentare al secondo giro, un avvicinamento netto con i franceschiniani, ovvero l'ex Area Dem che pur essendosi sciolta, non si è in effetti mai sciolta. Certo, hanno fatto scalpore proprio tra gli Area Dem i post di Lele Fiano, di estremo supporto a Renzi. Tanto che c'è chi vocifera, come può riferire Affari, che Fiano è ormai diventato un renziano di complemento.

Per un nuovo renziano di là, ce ne sono ex renziani di qui, che fanno riflessioni non certo positive sul segretario. A impressionare è Lia Quartapelle, che su Facebook ha scritto: "Ho visto Renzi ieri sera da Fazio, come molte altre persone. Nelle sue parole ho trovato molto del nostro orgoglio per quanto fatto in questi 5 anni di governo, molta della delusione per non essere riusciti il 4 di dicembre a convincere la maggioranza degli italiani e evitare lo stallo in cui ci troviamo". E ancora: "Renzi ha deciso di archiviare in modo irrituale prima della direzione la discussione sul dialogo M5S e PD. Un dialogo che secondo me avrebbe dovuto svolgersi per far emergere le differenze tra la nostra proposta e il loro opportunismo, anche in vista di una possibile campagna elettorale". Del resto, proprio la Quartapelle venne in un primo tempo lasciata fuori dalle liste elettorali (di fatto condannata a non tornare in Parlamento), con conseguente sollevazione dei renziani e non solo milanesi e candidatura nel suo collegio così come da copione iniziale. E - ragionano i dem - se la Quartapelle prende una posizione così netta, allora vuol dire che anche Pierfrancesco Maran e Pietro Bussolati stanno riflettendo.

Equazioni forse non scontate, ma probabili. Insomma, sotto la Madonnina, a partire dal sindaco, di renziani ce ne sono pochini. Al punto che sulla prossima segreteria provinciale, e su quella regionale, si potrebbe addirittura trovare un nome condiviso, ma non di marca Renzi. Il post Renzi, sotto la Madonnina, è cominciato. E le prossime tappe sono due. La prima è la direzione nella quale verrà richiesta la fiducia per Maurizio Martina. La seconda, più dolorosa, sarà con le amministrative, tra un mese e mezzo. Amministrative per le quali i ballottaggi, laddove ci saranno, saranno tra centrodestra e centrosinistra. Ed oggi, andare a chiedere il voto al Movimento 5 Stelle, pare impresa ardua dopo le parole dell'ex segretario.

fabio.massa@affaritaliani.it

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