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Milano
Rai al Portello? Ennesimo rinvio. Rumors: proroga l'affitto in Mecenate
Gli studi Rai di via Mecenate, Milano

di Fabio Massa

Quel pasticciaccio brutto di via Mecenate. La Rai è sempre in mezzo al guado, e non è una bella posizione, anche se in azienda ormai in tanti ci hanno fatto il callo. Tuttavia, per le ambizioni di una città - Milano - che vorrebbe correre, e che vorrebbe avere la sua rappresentanza anche sul fronte delle produzioni televisive, quello che sta avvenendo sotto la Madonnina non è esattamente quanto ci si aspettava.

Piccolo riassunto degli eventi. Da tempo immemore si parla di un potenziamento del centro di produzione di Milano, e del suo trasferimento da via Mecenate. Affitto oneroso, sede non rispondente alle esigenze della Rai, collocato in una zona non abbastanza collegata con il centro. Insomma: tanti difetti che avrebbero dovuto portare la Rai a spostarsi già anni fa. E in effetti dello spostamento della Rai si parla da sempre. Gli ultimi fuochi, niente affatto fatui, erano arrivati prima di Expo. Si parlava di una nuova sede della Rai da realizzarsi in occasione delle Esposizioni Universali: nulla di fatto. Al punto che avvenne l'incredibile: la sede di Rai Expo era a Roma invece che a Milano. Poi, ancora, nuovo balletto dopo Expo, con la Rai che si sarebbe dovuta trasferire sui terreni lasciati liberi. Anche su questo, non si sa nulla. Prima ancora, per lunghi mesi, si era parlato della sede Rai a City Life. Nulla di fatto. L'iter pare sempre lo stesso: si ventila la notizia, questa viene presa in carico dai vari cda e direttori, e infine si fa la conferenza stampa con i politici che parla di valorizzazione della città e delle esperienza milanesi. Alla fine non si fa niente. Qualche mese fa, però, sembrava esserci stata la svolta: la Rai al Portello, nell'area che doveva essere occupata dal nuovo stadio del Milan. Quell'area è di proprietà di Fondazione Fiera Milano, l'ente di diritto privato i cui vertici li nomina però la Regione Lombardia. Al comando di Fondazione Fiera Milano c'è Giovanni Gorno Tempini, nominato da Roberto Maroni, che tra i suoi atti annovera quello di aver contribuito a far decadere il cda nel quale sedeva, ai tempi, Attilio Fontana. Che poi è diventato presidente di Regione Lombardia, ovvero lo stakeholder di riferimento della Fondazione stessa. Difficile (secondo rumors: impossibile) che Attilio Fontana vada a riconfermare Gorno Tempini in Fondazione Fiera. Ed è Gorno che dovrebbe chiudere la complicata partita con Massimo Vitali, numero uno della Vitali Spa, che è arrivata seconda nella gara per lo sviluppo del Portello, salvo poi non poter muovere una betoniera poiché il progetto non era di gradimento del Comune e della stessa Fondazione. Secondo fonti della Rai, proprio l'attribuzione all'azienda di Stato di parte delle aree, con ipotesi di sviluppo, sarebbe una delle motivazioni addotte per impedire a Vitali l'accesso all'area. Quella partita, comunque, è in mano agli avvocati. Dunque, Gorno Tempini è uno dei grandi sponsor dello spostamento della Rai da Mecenate al Portello. Ma rimarrà abbastanza per vederlo realizzato? 

L'altro "polo" della vicenda spostamento è ovviamente la Rai. E qui si entra nel campo delle cento pertiche, poiché dopo il cambio di governo è cambiato ovviamente il cda, è cambiato ovviamente l'amministratore delegato. Ogni accordo sulla Rai a Milano risale ai tempi di Campo Dall'Orto, renzianissimo, ed è stato riconfermato da Mario Orfeo, comunque sotto il governo Gentiloni. Oggi di quella gestione non c'è più niente. "Non credo che ci saranno marce indietro sul Portello. O almeno speriamo - spiega Andrea Corbella della Rsu, ad Affaritaliani.it Milano - Abbiamo avuto rassicurazioni da parte dell'azienda, poiché il consiglio di amministrazione aveva perfezionato atti che comportavano gravi danni nel caso si fosse effettuato un recesso dal nuovo affitto". Il problema è che quel cda, come si è detto, non è più in carica.

"Ci avevano detto che la Rai era così avanti nel progetto Portello da aver cominciato a istituzionalizzare delle figure di riferimento a Milano, nella fattispecie l'ufficio del personale, per creare una squadra di intervento rapido sulla questione Portello", spiega ancora Andrea Corbella. Tradotto: una persona per tre giorni alla settimana per iniziare a cercare professionalità all'interno dell'azienda da portare al Portello. Ad oggi, al Portello, ci sono solo però i muri (che c'erano anche prima). Di infrastrutture tecnologiche pare non ce ne sia neanche l'ombra. Ma non è finita.

Piero Gaffuri era il direttore del centro di produzione. Scriveva il Corriere della Sera 27 settembre dello scorso anno: "«Vogliamo valorizzare il rapporto della Rai con Milano, tornare al centro della città e aprirci ai milanesi». Così, da corso Sempione, il direttore del Centro di produzione Piero Gaffuri risponde agli interrogativi sul futuro dell’emittente di Stato a Milano rilanciati 24 ore prima dal sindaco Giuseppe Sala e dal presidente della Regione Roberto Maroni. E tratteggia anche un possibile nuovo scenario, tra nuova sede e il «sogno» di produrre qui una nuova soap opera «che racconti questa città internazionale»". Un anno dopo Gaffuri, che era stato nominato da Campo Dall'Orto, se ne è tornato a Roma. Gli interrogativi di Sala sono rimasti inevasi, mentre Maroni non è neanche più governatore. Al suo posto c'è Roberto Cecatto, che dirige tutti i centri di produzione, e che ha preso l'interim di Milano. Da Roma. Sopravviverà ai cambiamenti in Rai? Difficile dirlo, in questo momento l'azienda è in una condizione di grande mutamento.

Intanto l'unica notizia non depone proprio a favore di un trasferimento immediato al Portello. Pare che la Rai voglia prorogare l'affitto in via Mecenate. Alcuni mormorano per sei mesi, altri credono per minimo un anno. Un affitto che andrà a sommarsi a quello del Portello, si suppone. Due affitti sono meglio di uno. Chissà che cosa dirà il membro della Corte dei Conti all'interno del cda della Rai. Chissà che cosa potrebbero dire oggi le istituzioni, tra le quali il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore Attilio Fontana. In fondo, si parla del rilancio della città e della Regione, anche da un punto di vista radiotelevisivo. Il problema è che se ne parla e basta, da troppo tempo.

fabio.massa@affaritaliani.it

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