Alessandro Di Battista apre a sinistra. L’asse M5S-LeU fa tremare la politica
L’asse M5S - LeU taglierebbe fuori quello M5S-CentroDestra provocando un terremoto politico
Alessandro Di Battista ha chiamato ieri al telefono Arturo Scotto già capogruppo Sel alla Camera e dopo aver salutato Nicola Fratoianni si è complimentato sulla proposta di Liberi ed Uguali per la abolizione delle tasse universitarie, tema caro alla sinistra da sempre e non del tutto peregrino.
L’occasione è stata anche propizia per preparare un gustoso trabocchetto al governo sulla missione militare in Niger, con l’idea di impedire la discussione in commissione, ma direttamente in Aula, dove rischierebbe la bocciatura.
Di Battista è un grillino sui generis e questo gli va riconosciuto. L’unico capace di non esacerbare i toni e di mantenere una certa coerenza con quanto predicava prima da semplice militante dei Cinque Stelle e quanto razzola attualmente come Deputato di spicco del Movimento.
Di Battista ha detto che non vuole ricandidarsi in Parlamento e questo di per sé è già una notizia molto positiva in un mondo politico dove tali moti d’animo sono non rari ma rarissimi anche se è vero che tale decisione è stata presa dopo un suo ridimensionamento politico ad opera di Lugi Di Maio, più scaltro e assolutamente meno attento alla coerenza (si veda -ad esempio- l’ultimo ripensamento sull’uscita dall’euro che lo vede ora contrario).
Di Battista è l’unico grillino che si è mantenuto coerente sulle posizioni di “sinistra” che aveva sempre professato anche prima di entrare a Montecitorio e questo lo fa brillare di luce propria nello spento firmamento dei Cinque Stelle.
Ma al di là del fatto di cronaca politica di ieri l’importante è il segnale che Di Battista ha mandato al partito di D’Alema e cioè la disposizione a dialogare con loro in caso di formazione di un governo. L’asse M5S - LeU taglierebbe fuori quello M5S-CentroDestra provocando un terremoto politico con l’esclusione, se ci fossero i numeri, del Pd, di Forza Italia e della Lega dal governo.
Infatti l’attuale legge elettorale, il rosatellum, difficilmente partorirà una maggioranza stabile, occorrendo il 40% dei voti e quindi sarà necessario mediare tra i tre “poli”.
D’altro canto, Di Maio ha affermato, con una sincerità che rasenta la dabbenaggine per l’immagine pubblica che restituisce, che pur di governare farebbe alleanze con chiunque, sia destra che sinistra.
Dunque la partita è delicatissima proprio per il piatto che si gioca.
Massimo D’Alema è contrario all’unione con i grillini come lo è Laura Boldrini, che però non conta nulla nel partito.
Certo che in alcuni ambienti di LeU la mossa non è passata inosservata ed anzi è stata accolta positivamente, ma c’è anche da dire che prima di costruire su un arcobaleno di sogni occorre verificare la reale rappresentatività politica attuale di Di Battista all’interno del Movimento Cinque Stelle e che non si tratti magari di una iniziativa estemporanea e personale del Deputato romano che non goda dell’appoggio del Capo