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Politica
“Caro Silvio (Berlusconi) ti scrivo…”. L’amico Ferramonti batte cassa

 
Un vecchio amico del Cavaliere, l’imprenditore Gianmario Ferramonti, ora che Berlusconi è tornato in pista, chiede conto dei favori passati, batte cassa. Dice anche di avere le prove del suo passato impegno, e che potrebbe usarle.  “Caro Silvio” scrive sulla sua pagina Facebook, “ricordo che...nella tua bella ed edulcorata ricostruzione della tua avventura umana...come spesso accade hai dimenticato 5 protagonisti fondamentali senza i quali oggi non potresti PAVONEGGIARTI”. Gianmario è un tipo teutonico, molto diretto, uno che non le manda a dire. Ex tesoriere della Lega Nord, poi leader del Partito delle aziende, Ferramonti entra nella scena italica quando la prima Repubblica sta scivolando via e tiene con tutto sé stesso per Silvio Berlusconi. Per lui si fa in quattro e non gli va giù che oggi il cavaliere non pensi più agli amici e gli dice in quel post comparso sulla sua pagina FB: <<BETTINO CRAXI. ti ha spianato la strada in tutti i sensi. MARCELLO DELL'UTRI....si sa tutto. ENNIO DORIS...ti ha salvato del Fallimento finanziario. DARIO RIVOLTA ti ha creato le relazioni nel mondo. EZIO CARTOTTO ha costruito Forza Italia (operazione botticelli) e volendo potrei ricordarti che ho sempre una cassetta registrata in cui il tuo segretario Guido Possa dice chiaramente che l'idea primigenia di fondare Forza Italia e' mia...ma...la useremo a tempo debito. buona domenica Silvietto>>. Al telefono Ferramonti è infuriato: “Silvio si dimentica degli amici e questo non va affatto bene. Dell’Utri lo lascia marcire in carcere invece di invocare la grazia, e tutti gli altri? Gli abbiamo spianato la strada, deve a noi quello che è stato. La verità è che lui ha una fifa matta di finire in galera, questa è la sua ossessione e dunque il resto passa in secondo piano!”. Forse Ferramonti chiede la sua parte? “Ma no! Voglio solo fare quattro chiacchiere con lui per sapere cosa ha in animo per l’Italia e dunque come posso aiutarlo!”. Ancora! Che tipo il bresciano Ferramonti! Che intanto tiri fuori quella cassetta, magari….Certo, lui di cose ne sa tante. Negli atti dell’inchiesta Phoney Money – ne uscì pulito, fu tutto archiviato - viene descritto come una “sorta di ‘agente occulto’, ben introdotto in diversi e svariati ambienti politici, militari, finanziari, di servizi di sicurezza, giornalistici e last but not least di logge e personaggi massonici. Si occupava costantemente di seguire l’evoluzione generale del quadro politico italiano, ad alto livello, e di partecipare ad alcuni snodi e passaggi molto particolari, riferendosi anche a persone, ambienti e personaggi dei servizi di informazione, particolarmente al SISDE”. Sempre a stretto contatto con Enzo De Chiara, importante agente di influenza cittadino americano dal 1973, Ferramonti rivendica un ruolo nell’azione di spostamento dell’asse politico della Lega nell’area del centro-destra ed altre iniziative non trascurabili. La più importante, nella primavera del 1994, è stata la nomina del primo leghista in un posto chiave, il ministero dell’Interno – considerando che stava per compiersi la grande infiltrazione delle mafie al Nord. Pare che si rivolgesse al potente capo della Polizia, Vincenzo Parisi, con il ‘tu’. Ma come faceva ad avere una rete così estesa di relazioni? Uno così non si sa a chi risponda, ma ha le idee chiare: <<La politica italiana si fa su due livelli: uno emerso e uno sommerso. Come me, sommerse, lavorano centinaia di persone. In questo modo tutti i salotti romani sono lobby>>, spiegò in una intervista. <<Le mie iniziative le faccio per conto mio, personale, io non rispondo a nessuno, non ho un capo>>. Vanitoso? Forse, di certo non si è mai saputo perché entrasse e uscisse dal SISDE come fosse casa sua. Aveva rapporti molto stretti, tra l’altro, con un personaggio di grandissimo spessore massonico, Iginio Di Mambro - lo chiamava affettuosamente papà. Sempre in movimento, macina relazioni e viaggi, non si ferma mai: recentemente ne abbiamo sentito parlare perché sarebbe stato proprio lui a suggerire il nome di Fabio Arpe come possibile direttore generale di Banca Etruria. Lo avrebbe detto al faccendiere Flavio Carboni e questi all’ex vicepresidente della Popolare aretina Pier Luigi Boschi, il padre dell’ex ministro delle Riforme. E ora non ci sta a guardare da lontano il rinascente astro: “gli abbiamo spianato la strada e lui oggi si chiude dentro una sindrome rancorosa del beneficiato! Roba da pazzi!”.

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