Di Maio dalla Polonia: "la nostra bussola è la legalità"

Oggi Luigi Di Maio, vicepremier e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico è a Varsavia in Polonia per un viaggio dal duplice obiettivo, politico per consolidare le alleanze da stringere per le europee e istituzionale per rafforzare le cooperazioni già in atto tra i due Paesi Ue. Il primo incontro, che si sta tenendo ora, è quella al congresso politico del movimento Kukiz’15 alleato per le prossime elezioni, mentre domani è riservato agli incontri istituzionali, come vicepremier e ministro. Infatti incontrerà il ministro della Imprenditorialità e Tecnologia polacco, Jadwiga Emilewicz e poi il ministro delle Infrastrutture Andrzej Adamczyk. Nella giornata è in agenda anche un incontro con gli imprenditori italiani in Polonia. L’Italia è il quinto partner commerciale della Polonia con l’interscambio commerciale che vale circa 23,1 miliardi di euro. Da Varsavia il vicepremier, in una conferenza stampa, non ha mancato di parlare del caso Siri ribadendo la richiesta di dimissioni, almeno fin quando non saranno finite le indagini che lo vedono coinvolto.

Ha dichiarato anche che il “governo europeo negli ultimi anni ha massacrato sia chi votava a destra che a sinistra”, ribadendo che il nuovo gruppo che il M5S sta creando non sarà né di destra né di sinistra e sarà l’ago della bilancia dopo le elezioni. Nel programma è previsto un salario minimo orario europeo, scorporare dal rapporto deficit/Pil sanità e trasporti, fare più democrazia diretta. Ha ribadito inoltre, per quanto riguarda la politica nazionale, la volontà dei Cinque Stelle di fare una legge sul conflitto di interessi contro i “prenditori, tagliare lo stipendio ai parlamentari, avere un salario minimo orario, l’acqua pubblica, la lotta alla mafia e per la legalità e contro la divisione in due Italia, nord e sud. “In ogni caso”, ha continuato il capo politico del M5S, “ci sono ancora tante cose da fare e il governo deve andare avanti”. Per quanto riguarda le province che hanno competenze su strade s scuole ha detto che l’attuale disastro è proprio dovuto alle province le cui competenze devono passare ai sindaci.