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Politica
Elezioni 2018, al via la farsa delle candidature... e l'Italia muore

Dopo la vergognosa e ridicola kermesse di “Walzer” dell’ultima legislatura, ove è andato in scena il balletto dei 300 poltronisti di Montecitorio e Madama (mai accaduto nella storia) è il momento delle nuove candidature, un’altra farsa alla Nanni Loy. Ecco quel che si prospetta dinanzi agli occhi attoniti degli elettori, basiti, sconvolti e – a tratti – “incaz….i” come una bestia.

Come direbbe Nenni, (riferito al Piano Solo), a sinistra così come a destra “s’ode un inquietante tintinnar di sciabole”. Il Partito Democratico del potentissimo e indiscusso Leader fa i conti con una minoranza interna (orlandiani ed emiliani) che non tollera più questa imposizione dittatoriale dei seggi impartita con pugno duro e a suon di nomine inconcepibili. Eppure non si erano già separati con i bersaniani e i d’alemiani? Sembra che ci godano a spezzettare in mille anime questo già flebile partito. Masochismo? Autolesionismo? Può darsi!

Il “serial killer” della politica nostrana (cosi definito da Crocetta e Sposetti) si è blindato al Senato come fece “Adolfo” con il Vallo Atlantico. Dalla Toscana la sua prediletta vacanziera si sposta inspiegabilmente in quel di Bolzano (che c’azzecca!!! chioserebbe Di Pietro), dalla Capitale invece, l’ex presidente della commissione banche, irriducibile democristiano da tutta una vita, va a concorrere nella rossissima Bologna, laddove tutto c’è tranne che un passato da scudo crociato. Il “giglio magico” ha colpito ancora e si stringe a corte a discapito di una minoranza imbufalita alla quale rimangono poco più (o poco meno) che le briciole. E quindi gli esclusi, gli eliminati, i raggirati e i non considerati, cosa sussurreranno ai propri seguaci? C’è da chiederselo.
Tutti con il Capo? E’ lecito dubitare.

I Liberi e Uguali schierano Bersani, D’Alema, Epifani e gli altri, persone nuove, di “primo pelo”, e già è bagarre per le eventuali alleanze post voto. Grasso dice SI alle larghe intese con il M5S ma Boldrini dice NO! Comando io, vocifera il primo. SI ad un accordo con gli ex odiatissimi pentastellati che hanno letteralmente preso a “pomodorate” la “Presidenta” della Camera e categoricamente NO ai “cuginelli” democratici. Qualcosa stona. Ma costoro son di sinistra oppure no? Com’è questa storia che con Zingaretti si va e con Gori si lascia? Liberi forse si (di andare dove vogliono)…ma tanto uguali nelle idee poi non sembrano.

A destra casi stile De Girolamo o, peggio ancora, “Parisi-Pirozzi” hanno letteralmente devastato la base, “incacchiata” come pochi. Ma la lezione di Roma Capitale non è servita? La divisione con Giorgia e company ci sembra che abbia portato alla totale debacle. Anche per la Regione Lazio si vuol sadicamente perdere? Vogliono bissare? Mistero!

Guardando i candidati alle camere nelle varie circoscrizioni si nota l’esclusione dei big “locali” con immense esperienze alle spalle per dar spazio a nuove leve che appaiono tutto cravatte e poco cervello. Nel caso del Cavaliere è alquanto evidente una resa dei conti spietatissima tra “feudi” regionali e provinciali, che nel corso degli ultimi anni si è talmente consolidata da ridurre il partito in fazioni pronte a scannarsi alla prima occasione. Vien da chiederci. Se mai, come sussurrano i sondaggi, dov’esse vincere il centro destra unito cosa capiterà con l’Europa? Perché il fotogramma di Silvio, Juncker e Tajani in braccetto non sembra tanto collimare con le idee oltranziste di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Europa Si o Europa No? Eppure il 1994 dovrebbe insegnare. Il condottiero Bossi distrusse un governo in pochi attimi, perché al nord “ce l’han duro”!        
E i Radicali? Loro vanno a destra, poi al centro…ora a sinistra. Saranno forse l’ago della bilancia? Le prospettive non sono lusinghiere. Ci manca Pannella!    
E il movimento di Luigi Di Maio? Il primo partito d’Italia. E’ si ricco di laureati, scienziati, professori, dottori, ingegneri, letterati, “buonisti”, ben pensanti e marinai ma, per governare un Paese, ci vuol ben altro. Occorre la stoffa, i “cojones”, il saper fare politica ad ampio raggio e, per la buona governabilità, anche gli accordi! Vi ricorda niente il CAF? Eppure Bettino governò benissimo il più longevo esecutivo della Prima Repubblica.

I “patti” in politica non vanno mai esclusi, pena il “pantano” del 2013, quello che fece imbestialire Giorgio Napolitano. E la storia dei due soli mandati? Ma se uno è bravo e capace perché non può rimanere a donare il suo contributo al popolo? Quale arcano segreto si nasconde dietro a co tanta decisione? E poi, pro Europa o anti Europa, pro immigrazione o anti immigrazione, pro tax o anti tax? Chi li capisce è bravo!           
Poi ci lamentiamo se la gente è stanca, disinnamorata, scocciata e delusa. Poi ci sorprendiamo se il popolo non si dirige più alle urne, si butta sull’estrema destra, o rievoca nostalgicamente Craxi, Andreotti, Cossiga e quella gloriosa classe politica messa alla berlina nel peggiore dei modi. Prima si nasceva socialisti, si viveva 50 anni da socialisti e si moriva socialisti. Stessa sorte per i democristiani, i repubblicani, i liberali o i comunisti. La lealtà al partito ma, soprattutto, cosa ben più importante, all’elettorato, era un “comandamento” morale inalienabile.          
Oggi vi risulta sia così?

Forse gli italiani non si sentono più italiani, forse bisognerà che qualcuno dica a questi nostri “rappresentanti” di oggi che, mentre loro litigano miserevolmente per un seggio o per le loro diaspore interne… l’ITALIA MUORE!!!

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